Martedì, 18 Novembre 2025 AbruzzoIN ABRUZZO DRAMMA RINUNCIA ALLE CUREAPPELLO PROVINCIA TERAMO, “REGIONE INVERTA TENDENZA”“Noi sui territori non abbiamo alcuno strumento, finanziario o amministrativo, per contrastare quanto sta accadendo: la sanità è completamente in mano al Governo e alle Regioni. Mi appello alla Regione Abruzzo, quindi, affinché ci mostri le azioni che intente intraprendere per ridurre questa drammatica forbice almeno con la media nazionale, una media già preoccupante. La sanità pubblica i cittadini la pagano, il nostro livello di tassazione è fra i più alti anche per questo”. I dati che si desumono dalle rilevazioni Istat e dalle sottolineature del Cnel sulle tendenze negative in materia di spesa e assistenza sanitaria in Italia nel triennio 2026-2028, e che in Abruzzo disegnano un quadro più grave rispetto alle medie nazionali, preoccupano il presidente della Provincia di Teramo, Camillo D’Angelo, che lancia un appello alla Regione Abruzzo. D’Angelo fa riferimento ai numeri espressi nel corso dell’audizione del 6 novembre scorso per la valutazione sul Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2026 e bilancio pluriennale per il triennio 2026-2028: nel 2024, il 9,9% degli italiani ha dichiarato di aver rinunciato a curarsi per problemi legati alle liste di attesa, alle difficoltà economiche o alla scomodità delle strutture sanitarie. Nel 2023 erano il 7,5%. Dati registrati in una regione, l’Abruzzo, alle prese con il pesante deficit sanitario che nel 2025 potrebbe arrivare a 120 milioni, seconda per percentuale di cittadini che rinuncia alle cure, la percentuale è del 12,6% nel 2024, con un aumento del 3,7% rispetto al 2023. “In numeri assoluti si tratta di circa 160.000 abruzzesi che vengono lasciati soli, con la Regione Abruzzo in evidente difficoltà su questo tema con scelte e provvedimenti molto poco incisivi – insiste il presidente D’Angelo -. Se il diritto costituzionale alla Salute era già minacciato, la crescita esplosiva di questo dato deve preoccupare tutti perché è il pilastro centrale del Welfare ad essersi incrinato, minacciando di far traballare i fondamenti della democrazia italiana”. Sempre l’Istat rileva che lo Stato riduce sempre più la percentuale dei propri investimenti sanitari rispetto alla spesa totale che ammonta a 185,1 miliardi di euro, di cui quella pubblica copre solo 137,5 miliardi (ovvero il 74,3% del totale), mentre la spesa sanitaria privata delle famiglie cresce a 41,3 miliardi (cioè il 22,3% del totale) e quella a carico delle Assicurazioni private è pari a 6,4 miliardi (3,46% del totale). Il Cnel evidenzia che “la spesa sanitaria resta al 6,3% del PIL nel 2024, per scendere al 6% nel 2028, sebbene in termini assoluti salga di circa 8 miliardi l’anno. Il rapporto rispetto al PIL segnala un definanziamento”. “Si tratta di una tendenza grave e preoccupante che incrina il principio della Sanità pubblica, gratuita e universale – conclude Camillo D’Angelo – La carenza di personale medico e infermieristico è oramai cronica, questa accelerazione delle difficoltà dei cittadini a potersi curare debba indurre le Istituzioni nazionali e regionali a predisporre un piano di investimenti e di razionalizzazione”. |
