Sabato, 28 Ottobre 2006 NotizieScandalo FIRA: per il caso Delverde: spunta un complotto per il pastificioUna parte importante dello scandalo passa per Vasto città nella quale sono stati consumati i reati più importantidi MARINA RECINELLI
Un'altra inchiesta, questa volta coordinata dalla Procura di Vasto, vede in primo piano Giancarlo Masciarelli, Marco Picciotti e la Fira. Si tratta della complessa indagine sul presunto complotto ordito per condurre al fallimento il pastificio Delverde di Fara San Martino. Un disegno che avrebbe avuto quale obiettivo quello di giungere ad impossessarsi non dell'industria ma del suo marchio, vero gioiello dell'azienda alimentare abruzzese. Un marchio dal valore incalcolabile a livello internazionale, che avrebbe fatto gola ad un gruppo industriale argentino disposto, pare, a sborsare qualsiasi cifra pur di impossessarsi di un nome che gli avrebbe spalancato tutti i mercati. Questa indagine era partita nel 2005 a seguito della denuncia presentata a Vasto, nell'ottobre 2004, da Francesco Tamma, titolare delle omonime industrie alimentari pugliesi, il quale, nel 1991, era diventato azionista della Delverde. Tamma era stato il primo ad ipotizzare un preciso disegno dietro al fallimento del pastificio, focalizzando l'attenzione su di una trattativa intercorsa, tra il 2003 ed il 2004, tra l'allora presidente della Fira, Masciarelli, e la Delverde. L'obiettivo degli azionisti era quello di ottenere un finanziamento di 15 milioni di euro che la Fira avrebbe dovuto concedere alla Delverde, con un mutuo a 15 anni al tasso dell1%, destinato a risanare la società. Ma, a posteriori, Tamma, aveva letto proprio in quella trattativa (che aveva condotto alla cessione delle azioni Delverde in possesso di Francesco Tamma, Maria Civita Di Cecco, Carmela Alimonti e altri alla lussemburghese Gesav attraverso la Starco srl, di Palombaro, facente capo all'imprenditore Marco Picciotti), qualcosa di poco chiaro. Secondo l'imprenditore pugliese, infatti, i soci, convinti di agire per il bene dell'azienda, sarebbero stati, invece, raggirati. Per condurre in porto l'operazione, la Fira, nel febbraio 2004, aveva anche fatto ingresso nel CdA della Delverde attraverso un proprio delegato, Francesco Corazzini, al fine di accertare lo stato di salute della società in vista del finanziamento. In quello stesso periodo il CdA aveva approvato importanti documenti contabili relativi all'attivo patrimoniale della società, come la situazione contabile al 30 novembre 2003, stilata nel febbraio 2004; il bilancio 2003, approvato dagli amministratori nel marzo 2004 e dai soci nel giugno 2004. Ma poi la finanziaria regionale, anche sulla base di questi documenti, avrebbe giudicato troppo rischioso finanziare la Delverde decidendo di non erogare il finanziamento. Un epilogo non previsto dai soci e che avrebbe avuto effetti devastanti per il futuro della Delverde spa che, nel frattempo, aveva visto la propria situazione deteriorarsi ulteriormente sino ad arrivare al fallimento. Un quadro che per magistrati, investigatori e consulenti della Procura vastese, non è stato facile ricostruire e che, adesso, potrebbe portare agli importati sviluppi da tempo attesi.
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