Sabato, 16 Aprile 2016 Vasto

Letto il messaggio della madre di Lorenzo Claris Appiani, ucciso nel tribunale di Milano

Inviata agli avvocati vastesi in occasione dell'odierna cerimonia

L'avvocato Rosario Di Giacomo presidente Aiga Vasto questa mattina durante la cerimonia di intitolazione dell'Aula Magna del Tribunale di Vasto e per la targa che sarà scoperta fuori dall'aula, intitolata agli avvocati  Croce e Claris Appiani, che recita l'impegno solenne  degli avvocati, ha avuto il compito di leggere un messaggio di Alberta Brambilla Pisoni, madre di Lorenzo Claris Appiani, giovane avvocato, ucciso nel tribunale di Milano il 9 aprile 2015.     
"Il Vostro Presidente, Avv. Vittorio Melone, mi ha comunicato -si legge nel messaggio di Alberta Brambilla- che il Foro di Vasto ha deciso di apporre una targa contenente le parole del nostro Giuramento nell'aula  del vostro Tribunale in cui i neoavvocati ripetono l'impegno solenne di investitura alla toga  e ciò in ricordo  dell'Avvocato Fulvio Croce e di quello di Lorenzo.
I miei familiari ed io siamo onorati e commossi per la grande considerazione che avete voluto dimostrare a Lorenzo, il cui nome verrà, nel vostro Tribunale accomunato ad una grande persona qual è stata l'Avvocato Fulvio Croce. Il Collega, Presidente del Foro di Torino, fu infatti ucciso, nel 1977, dalle Brigate Rosse, per il sol fatto di aver enunciato di voler rispettare un provvedimento del Tribunale. Con detto provvedimento, rigettata la questione di illegittimità  costituzionale sollevata dallo stesso Croce ,  gli veniva ordinato di presentarsi in aula quale difensore di quegli imputati, che, non riconoscendo nessuna legittimazione dello Stato e non ritenendo, conseguentemente, applicabili nei loro confronti le leggi in vigore,  rifiutavano ogni difesa.
Anche Lorenzo, sebbene in una situazione apparentemente non così pericolosa, proprio per il rispetto che nutriva nelle istituzioni giudiziarie, non ha mai pensato, pur ipotizzando di dover affrontare un'esperienza spiacevole, di non presentarsi avanti ai Giudici, chiamato come testimone da quello che sarebbe diventato, proprio in quell'occasione, il suo assassino.
Lorenzo si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere , anche perchè la sua testimonianza non avrebbe potuto giovare al suo ex cliente. Come Fulvio Croce era consapevole, fedele al suo giuramento, dell'alta dignità della professione forense a cui non si addice il sottrarsi ai propri doveri. L'immagine dell'avvocato pusillanime e vigliacco non apparteneva a loro come non vogliamo che ci appartenga.
Lorenzo è stato ucciso mentre ripeteva l'impegno del testimone e prima che potesse dichiarare la volontà  di astensione. Era disarmato ma aveva il coraggio di un ideale, la passione per il suo lavoro.
Mio figlio era orgoglioso e fiero di essere un Avvocato e di tanto in tanto quando si trovava a dover affrontare una delle innumerevoli difficoltà  della professione, traeva forza nel ripetere il "suo giuramento" (ora impegno solenne). Mi diceva: "Vedi, inizia con la parola "consapevole". Vuol dire che la dignità  del nostro lavoro è uno stato mentale ed emotivo che è già dentro di noi. E' un impegno che abbiamo assunto prima di tutto con noi stessi, ancor prima della cerimonia di investitura. E non si può rinnegare se stessi"
Credo che queste parole siano il vero lascito di Lorenzo ai suoi colleghi, così come lo è stato il comportamento dell'avvocato Croce, grande esempio di forza d'animo, rigore ed obbedienza alle istituzioni. La statura morale di Croce ha trovato particolare apprezzamento nel foro milanese. Il Consiglio dell'Ordine durante la cerimonia del Giuramento per alcuni anni ha provveduto a regalare ad ogni neo- avvocato il film-documentario sulla vita di Croce affinchè quei giovani comprendessero a pieno cosa vuol dire essere un Avvocato.
L'aver deciso di riportare su una targa le parole del nostro impegno solenne, ricordando due Colleghi che ne avevano pienamente compreso il significato, è decisamente encomiabile e dimostra che siete un Foro fantastico, pieno di fermento e passione. In questo periodo storico, in cui l'impegno sembra essere un disvalore, abbiamo bisogno di simboli per poter trarre la forza di contrastare l'arido scetticismo che ci circonda.
Con ciò non voglio dimenticare tutti i Magistrati caduti onorando la loro funzione, sia che si trovassero a dover affrontare processi così  detti a "rischio", sia che svolgessero come il Giudice Fernando Ciampi un lavoro meno alla "ribalta".
 
Il 9 aprile del 2015 per la prima volta sono caduti insieme, nel loro luogo di lavoro,un Giudice "anziano" e un"giovane" avvocato, due persone molto diverse ma entrambe al servizio del diritto.
Avvocati e Giudici si abbracciavano e piangevano insieme, condividendo lo stesso lutto. Più di ogni parola, più di ogni proposito quelle salme ci hanno voluto dire che se si può morire insieme a maggior ragione si può lavorare bene insieme per il fine superiore della Giustizia.
I miei due figli ,Lorenzo, Avvocato,e Francesca, Magistrato, pur avendo scelto di servire il diritto in posizioni del tutto diverse, avevano una profonda stima reciproca , perchè entrambi constatavano giornalmente c quanto impegno e dedizione ci fosse nel lavoro dell'altro.
    Avrei voluto riferirvi questi mie pensieri personalmente e festeggiare con Voi i quarant'anni del vostro Tribunale, purtroppo mi è stato impossibile organizzare. Mi riprometto però, nel prossimo autunno,  di venirvi a trovare per assistere ad una cerimonia in cui i Vostri giovani giureranno".