Martedì, 23 Giugno 2009 Folklore contemporaneo

Perché ci credo?

Le superstizioni degli abruzzesi

di Lia Giancristofaro

Per malocchio s’intende la capacità di procurare danni di varia entità attraverso una sorta di energia negativa, la quale viene letteralmente gettata (il termine jettatura deriva dal dialetto jettare) attraverso lo sguardo, da cui la parola malocchio. Si tratta, ovviamente, di una superstizione, la cui origine sembra perdersi nell’antichità; già nell’Antico Testamento se ne fa menzione, così come nella cultura romana, in cui il tema del fascinum (malocchio) era diffuso presso tutte le classi sociali. E nonostante l’alfabetizzazione, tuttora si crede al malocchio, il quale ha una radice unica e molti nomi (the evil eye in inglese; der böse blick in tedesco; ayin horeh in ebraico; droch shuil in scozzese; mauvais oeil in francese; ayin harsha in arabo). Alla base della permanenza di questa superstizione, vi è il ragionamento, estremamente riduttivo, per il quale ciò che accade ora è stato causato da ciò che è accaduto prima, anche se tra i due eventi non esiste alcun rapporto ragionevole. Dunque il malocchio, come la jettatura (sua parente stretta), si fonda su una correlazione sbagliata dei fatti. Secondo studiosi americani, questi comportamenti sarebbero frutto di lievi attività anomale dei neuroni, le quali rendono alcune persone particolarmente propense all’eccesso di credenza nell’irrazionale. Tuttavia, la medicina non spiega la larghissima diffusione di questa ed altre superstizioni, poiché il problema è originato dalla cultura dominante, dunque riguarda la psicologia sociale: un ambiente in cui tutto è permeato dalla magia crea il terreno ideale per lo sviluppo di questi fenomeni, che abbondano presso le popolazioni a tecnologia semplice. Ad esempio, per gli Azande, una popolazione dell’Africa Centrale, qualsiasi evento negativo è ritenuto essere causato da comportamenti umani colpevoli: per esempio, se una persona annega, ciò sarà stato causato da una parola inadeguata pronunziata anni prima da un suo congiunto. Ma come è possibile che questa falsa credenza coinvolga anche società apparentemente razionali come quella occidentale? La spiegazione risiede nel fatto che questa credenza, ancora tanto diffusa, può creare una suggestione così intensa da indurre, chi vi crede, a divenire vittima involontaria delle disgrazie. Così diceva l’antropologo Alfonso M. di Nola: è la fede nella iettatura a rendere… iettati, perché essa determina un indebolimento delle proprie capacità di presenza e di autocontrollo. Per esempio, dopo aver incontrato un presunto jettatore o un gatto nero, il superstizioso si avvita nei propri pensieri negativi al punto da commettere davvero gli errori che possono causargli un danno: per esempio, inciampa camminando, o passa col rosso, oppure lascia un fornello acceso. In conclusione, chi crede nel malocchio, finisce per… farselo da solo, e purtroppo va propagandando agli altri la sua granitica fiducia nella superstizione.