Lunedì, 3 Novembre 2025 Vastese

"L'Abruzzo è stato tradito da Stellantis"

Granato (PAP), “La politica complice del declino"

 “In Italia e in Europa manca una vera politica industriale: il risultato è che i lavoratori pagano il prezzo delle scelte dei grandi gruppi. E anche in Abruzzo stanno pagando, con tagli, cassa integrazione e delocalizzazioni”.

A dirlo è Giuliano Granato, co-portavoce nazionale di Potere al Popolo (PAP) e candidato alla presidenza della Regione Campania con la lista Campania Popolare, che ad AbruzzoWeb commenta la situazione di Stellantis, gruppo in piena crisi strutturale che sta riducendo la produzione e il personale in diversi stabilimenti italiani.

È lo stabilimento abruzzese di Atessa, in provincia di Chieti, uno dei simboli di questa crisi, trovandosi nel cuore della Val di Sangro, uno dei poli industriali più importanti del Centro-Sud.

“Da decenni lo Stato italiano sostiene Fiat, FCA e oggi Stellantis con risorse pubbliche gigantesche – afferma Granato -. Tra contributi, incentivi, cassa integrazione e garanzie statali, la cifra complessiva ricevuta negli ultimi venticinque anni supera i diciotto miliardi di euro”.

“Eppure i posti di lavoro diminuiscono e gli impianti si riducono. È una contraddizione che dovrebbe indignare chiunque”, 

Per il dirigente di Potere al Popolo, quanto accade in Abruzzo è solo un riflesso di una crisi nazionale: “La situazione di Atessa non è un caso isolato – osserva -. Riguarda Mirafiori, Pomigliano, Cassino, Termoli. Tutti gli stabilimenti italiani di Stellantis stanno pagando la stessa logica di riduzione e spostamento all’estero”.

Del resto, lo stabilimento Stellantis di Atessa sta attraversando una delle crisi più profonde dalla sua fondazione: nei primi nove mesi dell’anno, infatti, la produzione è scesa del 23,9 per cento, con poco più di 114 mila veicoli commerciali usciti dalle linee.

Dopo l’estate sono partite uscite incentivate, circa seicento lavoratori in meno, mentre i contratti di solidarietà sono stati prorogati e centinaia di addetti restano in cassa integrazione.

Secondo le stime sindacali, entro fine anno l’organico potrebbe scendere sotto le 4.500 unità, con oltre milleseicento posti persi dal 2021.

La Regione Abruzzo ha chiesto al gruppo nuove garanzie industriali e investimenti, ma Stellantis continua a ridimensionare la presenza produttiva in Italia, mentre rafforza i poli esteri in Nord Africa e in Europa.

“In Val di Sangro – fa quindi notare Granato – nei primi nove mesi del 2025 sono stati prodotti 114.060 veicoli commerciali, il 23,9 per cento in meno rispetto all’anno precedente. Dopo l’estate sono partite uscite incentivate, circa seicento lavoratori in meno, e sono stati prorogati i contratti di solidarietà fino alla fine dell’anno. Gli addetti in cassa integrazione restano centinaia, e secondo le stime sindacali l’occupazione complessiva potrebbe scendere sotto le 4.500 unità entro la fine del 2025. Dal 2021 a oggi si stimano milleseicento posti persi. E quando cade Atessa, cade tutta la filiera”.

“Quando Stellantis ha iniziato a spingere le imprese dell’indotto a spostarsi in Tunisia e in Marocco, molti politici sono rimasti in silenzio”, denuncia quindi l’esponente di Papà, secondo cui “nessuno ha avuto il coraggio di dire che si stavano compromettendo migliaia di posti di lavoro. È il segno di un Paese che si comporta da maggiordomo nei confronti delle grandi multinazionali”.

Con sede legale nei Paesi Bassi, Stellantis è oggi un gruppo multinazionale sempre meno legato all’Italia.

Dallo scorso maggio il ruolo di amministratore delegato è passato ad Antonio Filosa, subentrato a Carlos Tavares, che nel 2024 ha percepito un compenso complessivo di circa 23,1 milioni di euro, a cui si è aggiunta una buonuscita da 12 milioni.

Al vertice resta John Elkann, presidente e principale azionista attraverso la holding Exor, che prosegue una riorganizzazione globale con una progressiva riduzione della presenza produttiva nel Paese.

“Gli Stati Uniti hanno una politica industriale, la Cina ne ha una, e infatti Stellantis lì ha investito un miliardo e mezzo di euro nell’elettrico – continua nell’analisi il giovane politico -. Qui invece navighiamo a vista, senza una strategia né nazionale né europea. Così la transizione ecologica diventa solo sinonimo di tagli e precarietà”.

Il co-portavoce di Potere al Popolo conclude con tre proposte per evitare che l’Abruzzo e l’Italia perdano un settore strategico. “Servono tre mosse immediate: condizionare ogni euro pubblico a garanzie occupazionali e produttive; creare un fondo regionale per sostenere l’indotto e favorire la reindustrializzazione; e pretendere da Stellantis un piano trasparente con modelli, investimenti e occupazione certi”, sottolinea.

“Se la politica torna a fare la politica, Atessa resta un asset. Se continua il ‘maggiordomato’ verso i grandi gruppi, l’Abruzzo perderà il suo cuore industriale e regalerà ai suoi abitanti un solo futuro possibile: un biglietto aereo low cost e l’emigrazione”, conclude Granato. (r.s.)