Giovedì, 9 Ottobre 2025 Abruzzo

Domani propcesso di appello bis davani alla Corte di Appello di Perugia

Valanga spazzò via un albergo lasciando sotto le macerie 29 morti

Parte domani il processo di Appello bis del disastro di Rigopiano (Pescara) del 18 gennaio 2017, quando una valanga spazzò via un albergo lasciando sotto le macerie 29 morti e nella disperazione le famiglie che ora tornano a sperare di ottenere giustizia.

Il processo, ricorda Il Centro, si tiene davanti alla Corte d’Appello di Perugia. Lì i giudici della Cassazione hanno spedito tutti gli atti dopo che lo scorso dicembre hanno annullato la decisione di secondo grado della Corte d’Appello dell’Aquila, riesumando la posizione di sei regionali che negli anni ebbero a che fare con la Protezione civile regionale.

Assolti nei primi due gradi di giudizio, ora sono chiamati a rispondere di disastro colposo, unico reato che ancora sopravvive. Sono Carlo Giovani, Carlo Visca, Emidio Primavera (tutti funzionari regionali), e dei dirigenti della Regione Abruzzo Vincenzo Antenucci, Sabatino Belmaggio e Pierluigi Caputi.

La Cassazione ha poi annullato le sentenze di condanna per l’ex sindaco di Farindola (pescara)  Ilario Lacchetta, per il tecnico dello stesso Comune, Enrico Colangeli, dell’allora dirigente della Provincia Paolo D’Incecco e dell’ex responsabile viabilità dello stesso Ente, Mauro Di Blasio. Ma per tutti e quattro il processo di Perugia è praticamente già finito prima di cominciare, in quanto il reato di omicidio colposo del quale devono rispondere è ormai prescritto da qualche mese: il processo potrebbe andare avanti solo per chi di loro dovesse decidere di rinunciare alla prescrizione.

Il tema centrale di questo appello bis è lo stesso che invece è stato assente in questi otto anni di battaglia giudiziaria: la mancata realizzazione della carta pericolo valanghe. Un punto sul quale la procura di Pescara si è sempre spesa per mettere in primo piano quello strumento che avrebbe potuto evitare il disastro. Un aspetto non tenuto in conto nel primo e nel secondo grado di giudizio, tanto che i sei regionali sono stati sempre assolti. Ma poi è arrivata la Cassazione a puntare il dito su quella Carta prevista da una legge regionale del 1992, ma mai nata. Se ci fosse stata, questo ha sentenziato la Cassazione con la sua decisione, l’hotel non sarebbe mai stato ampliato, oppure sarebbe stato chiuso d’inverno o la montagna sarebbe dovuta essere messa in sicurezza con le adeguate paratie. E quel 18 gennaio 2017 l’hotel o non sarebbe stato in funzione in quei giorni di neve e di scosse di terremoto, oppure sarebbe stato evacuato e la strada, l’unica che portava all’hotel e dunque l’unica via di fuga, sgomberata.

Ma quella mattina la strada non era percorribile, mentre in Abruzzo era in corso una vera e propria emergenza maltempo con interi paesi isolati dove, tra blackout e riscaldamenti bloccati per la mancanza di elettricità, avevano fatto già tre morti e quindi i mezzi (quello di Farindola era rotto dal 6 gennaio) vennero indirizzati altrove. Questioni ampiamente affrontate nei vari gradi di giudizio in relazione a quel reato di omicidio colposo plurimo ormai svanito con la prescrizione.

Resta invece di attualità quel disastro colposo mandato in “archivio” da tutti, meno che dai giudici romani. E quindi ora si torna a quella Carta delle valanghe che la Regione era chiamata a fare da una legge di 25 anni prima.