Martedì, 7 Ottobre 2025 Vastese

Negli stabilimenti Stellantis crollo delle produzioni

La produzione dei primi nove mesi del 2025 si attesta a 265mila veicoli, -31.5%. I furgoni, prodotti ad Atessa, sono 114mila, -24%.

Crollano di un terzo le produzioni Stellantis. Le previsioni sono nere per la chiusura dell'anno, come emerge dal report trimestrale della Fim-Cisl illustrato oggi, 7 ottobre, in una conferenza stampa a Roma.

Prosegue il peggioramento dei dati produttivi di Stellantis Italia rispetto al già difficile 2024. Nei primi nove mesi del 2025 sono state realizzate complessivamente 265.490 unità tra autovetture e veicoli commerciali, con un calo del -31,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Più pesante il calo delle autovetture, -36,3% (151.430 unità).

I veicoli commerciali, prodotti ad Atessa, si attestano a 114.060 unità, -23,9%. La contrazione degli ordini, prima sui cabinati e poi anche sui Van, è la causa principale. Dall’inizio dell’anno la media giornaliera dei lavoratori in Cig, nello stabilimento di Val di Sangro, è stata di circa 700 unità. Sul fronte degli investimenti industriali, Stellantis ha rafforzato il piano originario, prevedendo l’elettrificazione della piattaforma “Gamma Large” e l’introduzione di una nuova versione a partire dal 2027. “Lo stabilimento di Atessa deve restare centrale nella strategia produttiva di Stellantis – afferma la Fim Cisl - e mantenere la leadership europea nei veicoli commerciali, per questo motivo la produzione italiana va tutelata, consolidata e rafforzata, anche con l’introduzione di nuove tecnologie innovative e nuovi investimenti, per dare continuità e prospettiva allo stabilimento e al suo indotto. La stabilizzazione dei 114 lavoratori dopo anni di somministrazione è stato un primo segnale concreto di ricambio generazionale”.

“Tutti gli stabilimenti registrano dati in flessione rispetto al 2024, con perdite comprese tra il -17% e il -65% - spiega il segretario generale Fim Cisl, Ferdinando Uliano - Anche il 2025, come il 2024, chiuderà con una riduzione complessiva di circa un terzo dei volumi produttivi, un risultato ben peggiore di quanto previsto a inizio anno. Le previsioni per la chiusura dell’anno restano fortemente negative: poco più di 310.000 unità complessive, con le autovetture che scenderanno sotto le 200.000. Attualmente, quasi la metà della forza lavoro del gruppo è interessata da ammortizzatori sociali. Le nuove produzioni - la 500 ibrida (in partenza a novembre) e i modelli di Melfi (DS8 già in produzione e Jeep Compass da ottobre) - potranno dare risultati significativi solo nel corso del 2026”.

Il 20 ottobre 2025 a Torino si terrà il primo incontro tra le organizzazioni sindacali italiane e il nuovo ceo di Stellantis, Antonio Filosa. “Si tratta di un appuntamento cruciale – sottolinea Uliano - è indispensabile costruire relazioni sindacali solide e costruttive per affrontare le gravi difficoltà del gruppo e del settore. L’obiettivo della Fim-Cisl resta quello di garantire a ogni sito produttivo una prospettiva industriale e occupazionale certa, contrastando qualsiasi atto unilaterale, chiusura o licenziamento, e orientando la transizione tecnologica verso soluzioni concrete, condivise e socialmente sostenibili. Un obiettivo tutt’altro che scontato, alla luce dei livelli produttivi registrati nel 2024 e nel 2025. È necessario rafforzare e migliorare il piano di investimenti ottenuto dopo lo sciopero del settore auto del 18 ottobre 2024 e la successiva uscita di Tavares”.

Quel piano prevede anche per l’Italia la nuova piattaforma Small con due nuovi modelli compatti a Pomigliano dal 2028. La nuova 500e a Mirafiori accanto alla 500 ibrida in produzione da novembre 2025. L’introduzione di versioni ibride per le auto previste nelle versioni elettriche tra il 2025 e 2026 a Melfi, la nuova gamma large sui veicoli commerciali, lo sviluppo anche delle versioni ibride delle full electric previste su Stelvio e Giulia e in aggiunta un nuovo modello top di gamma sempre su piattaforma large. Su Modena è previsto il lancio del progetto alto di gamma con il trasferimento di Maserati GT e GC. Rimangono invece preoccupazioni sul futuro di Termoli dopo lo stop alla gigafactory.

“Serve un cambio di passo da parte dell’Unione Europea e del Governo italiano – conclude il segretario generale Fim Cisl - È necessario un piano industriale europeo espansivo, sostenuto da debito comune e da un nuovo Fondo europeo con dotazioni paragonabili al Next Generation EU, per accompagnare la transizione garantendo sostenibilità non solo ambientale, ma anche sociale. Anche il Governo italiano deve fare la propria parte, individuando risorse adeguate per sostenere e rilanciare il settore automotive e l’intera filiera dell’indotto. La rimodulazione delle sanzioni sulle emissioni di CO₂ previste per il 2025 non è sufficiente ad arginare le ricadute industriali e occupazionali che le case automobilistiche stanno subendo. È indispensabile ridefinire tempi e modalità di attuazione della decarbonizzazione, rendendo il processo sostenibile sul piano industriale, economico e sociale”.