Sabato, 21 Giugno 2025 VastoIl solstizio d’estate tra astronomia, religione e folcloreQuesta mattina all'alba in tanti sul promontorio di Punta Pennahe cos’è il solstizio? Il termine “solstizio” deriva dal latino solstitium, termine composto da sol-sistere (“sole” e “fermarsi”). Si tratta del momento in cui il Sole sembra fermarsi e la durata del dì, cioè delle ore di luce, resta costante per qualche giorno. In termini astronomici, nei giorni del solstizio il Sole raggiunge, nel suo moto apparente lungo l’eclittica, l’altezza sull’orizzonte massima a giugno e minima a dicembre. La conseguenza è che a giugno abbiamo la durata del dì più lunga dell’anno e a dicembre la più corta. Quando cade il solstizio? 21 In realtà si deve parlare di solstizi, perché appunto sono due: quello d’estate e quello d’inverno. Il solstizio d’estate non cade sempre il 21 giugno perché la terra compie un giro completo intorno al Sole non in 365 giorni esatti ma in 365 giorni e 6 ore circa. Motivo per cui in molti anni bisestili il solstizio cade il 20 giugno e, alle volte, il 22 giugno. Non solo. Oltre a non cadere lo stesso giorno a maggior ragione cambia continuamente l’orario, così quest’anno il solstizio estivo è avvenuto stamattina alle ore 04.41. Invece il solstizio d’inverno, che a seconda degli anni può cadere il 21, 22 o 23 dicembre, nel 2025 cadrà il 21 dicembre alle ore 16,03. Questo è ciò che accade nel nostro emisfero, in quello australe avviene invece il contrario, vale a dire che qui il 21 giugno è inverno mentre il 21 dicembre è estate. Leggende e credenze legate al solstizio Fin dall’antichità si credeva che, nei giorni del solstizio d’estate, quando il sole raggiunge il suo apice nel cielo, le erbe assorbissero tutta la sua energia. Raccolte prima dell’alba, avvolte ancora nella rugiada, queste piante si diceva potessero curare il corpo, proteggere l’anima e donare poteri magici alle guaritrici. Per molti popoli del Nord Europa, il solstizio segnava la metà dell’estate — il celebre Midsummer — e rappresentava un momento cruciale nel calendario agricolo. Il solstizio d’estate è da sempre accompagnato da culti e riti. In tutte le civiltà infatti c’erano sacerdoti incaricati di ricordare, in questo giorno, il legame tra Cielo e Terra, tra vivi e morti, tra luce ed ombra. Luoghi di celebrazione erano i “templi orientati”, cioè costruiti in modo che il Sole, nei quattro passaggi fondamentali sul piano dell’eclittica, vale a dire nei due equinozi e solstizi, illuminasse un punto importante all’interno del tempio. In altre parole il sacro veniva esaltato e adorato attraverso la luce (ierofanie). Tra questi luoghi speciali vi sono per esempio Stonehenge in Inghilterra, Externsteine nella foresta tedesca di Teutoburgo, Giza in Egitto, Chaco Canyon nel New Messico e, in Italia, Val Camonica e Argimusco. Templi o luoghi di culto all’aperto con funzione calendariale indispensabili riferimenti per organizzare la semina in agricoltura o scandire le feste religiose. Un’antica leggenda narra che la rugiada del solstizio sia il “pianto del sole”, versato per lo sforzo di salire così in alto nel cielo. Si pensava che solo le erbe bagnate da quella rugiada avessero poteri davvero efficaci. Per raccoglierla, si stendevano panni di lino sui prati, oppure ci si rotolava nell’erba all’alba, per assorbirne il più possibile. Con questa rugiada si preparava l’ Acqua di San Giovanni, lasciando una bacinella d’acqua piena di erbe e fiori all’aperto per tutta la notte. Al mattino, con questo intruglio ci si lavava il viso, in un gesto rituale di purificazione e buon augurio. Nel Medioevo iniziarono a circolare erbari che raccomandavano esplicitamente di raccogliere le erbe proprio nella notte del solstizio, a testimonianza della persistenza di queste antiche credenze. Il solstizio era anche visto come una soglia simbolica: dopo aver raggiunto il punto più alto, il sole comincia la sua lenta discesa. In ambito cristiano, questa idea fu associata alle parole del Vangelo riferite a San Giovanni Battista: “Egli deve crescere, e io invece diminuire” — un parallelo tra la luce che decresce e l’arrivo di un Tempo Nuovo. Il solstizio a Vasto tra canti e balli E’ dal 2013 che il Coro polifonico Stella Maris di Vasto, condotto dal maestro Paola Stivaletta, saluta il solstizio d’estate presso la chiesetta di Santa Maria di Pennaluce a Punta Penna diventata lo scenario abituale della manifestazione la quale si è spesso avvalsa del contributo artistico di altri gruppi come quello delle Danze e Strumenti Medievali e delle giovani danzatrici dell‘Histonium Ballet Center coordinate da Angiola Saraceni e dalla coreografa Eleonora Galante. Infatti, su questa antichissima tradizione di origine pagana, la Chiesa cattolica si è inserita per ricordare San Giovanni Battista, cugino di Gesù, nato sei mesi prima del Salvatore, secondo l’episodio evangelico della Visitazione di Maria a Elisabetta. Dunque come la nascita del Cristo, 24 dicembre, si è inserita nella festa pagana del “Sole bambino” o “Sol invictus” (Sole mai sconfitto), giorno in cui il Sole “rinasce” a nuova vita e comincia a “crescere” di giorno in giorno allungando la durata del dì, la festa di San Giovanni si colloca esattamente sei mesi prima, nel giorno in cui ci sono più ore di luce. Come si può facilmente dedurre, la luce, nell’immaginario cristiano, diventa simbolo di purificazione e riscatto dalle tenebre del peccato. Laura Del Casale
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