Domenica, 11 Maggio 2025 Vasto

Sorprendente scoperta dell’opera “Festa dell’Incoronata” di Nicola Palizzi

L'accurata ricerca di un appassionato d'arte ha dato risultati inaspettati

“Da tempo ero alla ricerca di una veduta di Vasto o di uno scorcio riconducibile ai nostri amati pittori. Un’impresa non proprio semplice perché i fratelli Palizzi lasciarono la città natia in giovane età per andare prima a Napoli e poi, a fasi alterne, in Francia dove in particolare Giuseppe, il primo fratello trasferitosi lì permanentemente, morì nel 1888. Sperare di trovare qualcosa che potesse essere riconducibile a Vasto si prospettava, quindi, piuttosto difficile”.

A raccontarlo è Paolo “appassionato d’arte e ricercatore di chicche che appartengono al tessuto sociale e storico dell’hinterland vastese”, così come abbiamo imparato a conoscerlo nei nostri precedenti articoli (Leggi).

Dopo una tenace ricerca, però, Paolo è riuscito a scovare qualcosa di veramente prezioso e che generosamente ha voluto condividere con noi ancora una volta.

Ma procediamo per gradi attraverso il suo stesso racconto:

“I fratelli – continua – dipingevano per vendere e, certamente, non avrebbero trovato mercato fertile con tele che non narrassero di Napoli o del paesaggio partenopeo. Considerando poi che l’unico paesaggista fra i quattro era Nicola, il campo d’azione già risicato per i motivi citati si restringeva ancora di più. La speranza nel corso degli anni era trovare quindi un Nicola Palizzi in buone condizioni che raffigurasse il suolo natio. Una bella veduta di Vasto di Nicola Palizzi fu acquistata una dozzina di anni fa presso una nota galleria di Milano e fu esposta in città per un breve periodo.

Sperare ora di trovare un’altra veduta o scorcio della città abruzzese in un lasso temporale così risicato era come sognare di beccare il 6 al superenalotto. I dubbi erano tanti: chissà se esisteva ancora qualcosa nelle collezioni e se mai sarebbe tornata in vendita o ancora, se mai fosse esistita, se non fosse andata perduta nel corso dei decenni. Invece con mia grandissima sorpresa (e una buona dose di fortuna) i miei sforzi sono stati ripagati.

Ecco spuntare improvvisamente in un’asta di una nota casa d’aste partenopea questo stupendo olio su carta, riportato su tela, della misura di 24 cm x 36 cm in ottimo stato di conservazione e raffigurante la festa della Madonna dell’Incoronata proprio a Vasto! Finalmente avevo trovato ciò che avevo sperato di scovare da tanti, tantissimi anni. Evidentemente l’artista, durante uno dei suoi pochi ritorni nella città natia, aveva deciso di dipingere questa chiesa così ricca di devozione e storia per il popolo vastese.

Due parole scritte in basso al centro, ‘Santuario’ e ‘Vasto’ e una firma in basso a sinistra che, sono sincero, inizialmente però mi ha lasciato un po’ perplesso. Il dipartimento del XIX secolo della casa d’aste in questione, senza ombra di dubbio, ha attribuito l’opera alla mano del maestro a prescindere dalle iniziali puntate. Ho consultato anche amici collezionisti napoletani dotati di grande esperienza nell’ arte partenopea ottocentesca e il responso è stato identico: ‘a prescindere dalla firma la paternità è assolutamente riconducibile a Nicola Palizzi!’. Non contento però mi sono quindi messo alla ricerca di opere che potessero mostrare lo stesso modo di siglare così da sciogliere ogni ragionevole dubbio.

In pinacoteca a Vasto ho controllato tutte le tele della sala Nicola Palizzi accorgendomi con grande stupore come circa l’80% della sua produzione lì presente non fosse neanche firmata. C’è da sottintendere ulteriormente come le tele parlino da sé e la tecnica ha la priorità su tutto, a prescindere da una firma, però per me era diventata quasi una sfida il cercare qualcosa di simile che potesse avallare al 100% la paternità dell’opera.

Continuando la mia ricerca in pinacoteca ho notato che le firme quando presenti sono firme per esteso (tranne il nome ‘Nicola’ che viene rappresentato quasi sempre con una ‘N’ o, al più, il suo classico monogramma che vede la fusione delle lettere ‘N’ e ‘P’. Cercando meglio ho visto l’opera ‘Alberi a cava dei tirreni’, sempre in pinacoteca, che reca le inziali ‘N’ e ‘P’ questa volta staccate. Un ottimo indizio perché ciò si traduce nella possibilità che anche il monogramma abbia potuto subire nel corso del tempo delle modifiche.

La ricerca su internet mi ha portato a trovare ancora un’altra versione del monogramma questa volta un po’ più leziosa in un olio raffigurante Atrani. La svolta però è arrivata nel momento in cui ho individuato una tela battuta da Sotheby’s a New York nel 1995 e ad una quotazione considerevole, presentata come un Nicola Palizzi (Sotheby’s è una tra le tre principali case d’asta mondiali). La mano inconfutabilmente era la sua e le iniziali erano finalmente le stesse! Nessun dubbio di attribuzione anzi, dalla foto dell’opera sembrerebbe che l’artista abbia dapprima firmato per esteso su di una roccia in un colore verde chiaro per poi, a seguito probabilmente di un ripensamento, aver sovraimpresso le sue iniziali in nero proprio così come le vediamo nell’opera ‘Festa dell’Incoronata’.

In definitiva la perplessità che fosse riconducibile a lui questo splendido olio tutto vastese in fondo non c’era, ma non potevo esimermi dal porre in essere una ricerca che potesse fugare ogni ragionevole dubbio e fortunatamente così è stato. Adesso credo gioverebbe una leggera pulitura dell’opera così da poter essere ammirata in tutto il suo splendore”.