Venerdì, 9 Maggio 2025 Abruzzo

"La nuova Pescara si farà nei tempi previsti"

D'Alfonso: "Patto sociale per grandi innovazioni"

di Luciano D’Alfonso

La Nuova Pescara si farà nei tempi previsti! Io ne sono convinto. Dobbiamo ricordare che siamo l’unico caso in Europa in cui un referendum ha anticipato una legge. Solitamente è la legge che viene concepita e poi validata da un referendum, in questo caso sollecitato da persone intelligenti capitanate da Carlo Costantini.

Si tratta di un ribaltamento interessante e sfidante, purché non si perda di vista la linea obbligata: non è l’ingrandimento demografico che determina il successo di un’operazione come questa, ma il riconoscimento relazionale e la sua capacità di reciprocità.

Pensiamo ad Ancona, che ha meno abitanti di Pescara ma prende più risorse perché ha più funzioni, più reti e più servizi.

A volte spuntano personalismi ed egoismi che non tengono conto della dimensione sovracomunale dell’ente, una certa vocazione metropolitana che nascerà per mettersi in cammino.

Piuttosto, dobbiamo capire qual è il progetto di fusione ambiziosa che vogliamo realizzare per raggiungere obiettivi coerenti nei prossimi 50 anni perché, quando nasce, una città deve generare non solo ridenominazione ma soprattutto nuovi diritti e doveri in più.

Una domanda dobbiamo porci per la Nuova Pescara e non può che riguardare il suo nuovo contratto sociale, nel senso dei diritti e i doveri in più che dovrà portare con sé. Su questo fronte, vedo per ora solo impiegati generosi, di sicuro volenterosi che riempiono cartelle, ma non è lì l’anima di questa città futura che ricerchiamo.

La stella cometa di questa nuova comunità deve essere un nuovo Patto sociale fatto di diritti e di doveri aggiuntivi, generativi, di convenienze e di facilità anche istantanee.

Personalmente mi sento soprattutto un falegname suggeritore a disposizione del mio partito e della coalizione di cui fa parte, consapevole che il nostro cantiere vince se ci sono idee, consapevolezza, sorrisi e generosità a 360 gradi da parte di tutti.

Nessuno potrà staccare il telefono per non farsi carico del proprio irrinunciabile dovere. Nel frattempo cerco di creare infrastrutture di riflessione per fertilizzare un pensiero metropolitano all’altezza.

A tal fine nel novembre scorso abbiamo organizzato un incontro intitolato “Cantiere delle idee – Pescara 2027: come si scrive un programma che si capisce”.

Lo scopo era mettere in campo idee e giudizi per prefabbricare una agenda per Pescara 2027, che sia davvero Città di valore: una discussione libera su problemi, emergenze e opportunità che Pescara deve affrontare e valorizzare. Manca un pensiero strategico militante, creativo, a questa città che sa essere sia Barcellona che ‘Venafro con l’acqua’. Impiantiamo un girotondo di pensieri ad alta voce, libero in quanto libera giudizi e proposte.

Non serve la residenza delle timbrature per occuparsi di Pescara: parliamo e proponiamo idee innovative capaci di moltiplicare comodità e opportunità, per la città che ci sta a cuore e che utilizziamo nel nostro progetto di vita.

C’è un’intera agenda delle opere fondamentali che aiuteranno la Nuova Pescara a diventare una stella polare adriatica. Va ingrandito l’aeroporto civile, recuperando tutto lo spazio sottoutilizzato collocato nelle sue adiacenze.

Bisogna realizzare un nuovo carcere nelle terre piane della provincia, così da liberare l’area attualmente occupata dal penitenziario di San Donato. Occorre una nuova caserma per i vigili del fuoco, lasciando spazio all’università per studiare l’intelligenza artificiale.

E’ necessario costruire una nuova sede per la Rai, liberandola dalle ristrettezze logistiche in cui è confinata oggi e dandole la possibilità di diventare cittadella di produzione culturale. Va edificata la nuova sede della Regione, da collocare non in centro ma in uno dei tanti snodi del capiente ex quartiere 3, una struttura che deve riqualificare il luogo in cui sarà posizionata senza farsi odiare.

A questo discorso, aggiuntivamente, si collega quello relativo al complesso La City: non possiamo abbandonare quel relitto nella nuova conurbazione. Per quanto riguarda il verde, nelle aree di risulta va creato un parco memorabile, gemello della pineta D’Avalos.

E’ necessario riconfigurare e riapparentare Pescara Nuova con gli spazi morbidi delle sue campagne, finalmente ingrandite. Assumiamo tutti insieme come priorità assoluta i fiumi Pescara e Saline perché sono da risanare per far nascere un doppio asse fluviale formidabile; ci sono le risorse sia del PNRR che del Fondo di sviluppo e coesione 2021-2027, e sottolineo che questi ultimi sono ancora in frigorifero quasi nella loro interezza.

Poi c’è il nuovo Prg portuale cui dare piena attuazione, attivando tutte le convenienze amministrative, fiscali e doganali possibili. Infine, c’è l’asse attrezzato da completare: abbiamo fatto ciò che serve per arrivare al porto, all’ospedale, all’università e alle aree di risulta, adesso va progettato e cantierato il nuovo svincolo di Colle Caprino per consentire alla Nuova Pescara di dotarsi di un semiraccordo anulare.

La città nuova può riconcepire da zero la propria decisione amministrativa, arrivando a prefigurare anche le pre-autorizzazioni, insediando forme di amministrazione predittiva. In questo contesto, la Fondazione Pescarabruzzo potrebbe rivestire un ruolo importante davvero liberale che faciliti le libertà espressive delle arti e dell’identità culturale, ma finora ha fatto come la pantera rosa. Non è questo l’atteggiamento che ci si attende da chi pensa di potere avvicinarsi ed emulare il grande Giuseppe Guzzetti, che nei suoi anni alla guida della Fondazione Cariplo ha fatto fiorire libertà della cultura, formazione e assistenza ai soggetti segnati da debolezze risalenti e nuovi dolori in Lombardia.

Tenendo questa condotta, Nicola Mattoscio potrà anche doppiare Guzzetti nella durata dei trienni che si ripetono del governo della fondazione, ma non può neppure immaginare di affiancarlo nella sembianza nei frutti. La questione della Nuova Pescara va oltre le sue mura, come hanno preteso oltre centomila autoconvocati nel maggio del 2014.

Non sono mai stato un entusiasta dell’ingrandimento demografico, perché è un inganno. Ho spiegato a più riprese (anche a chi ci voleva ingannare) che l’ingrandimento demografico non porta soldi in più, tant’è che – fatto il referendum, fatta la legge regionale, fatti i sussulti emendativi successivi e fatta la legge dello Stato – l’unico provvedimento che ha portato 105 milioni di euro è quello che ho messo in cantiere io nel 2022 senza alcun automatismo collegato con la gonfiezza demografica.

Ciò che porta alla grandezza di una città, come dicemmo il 28 ottobre 2011 durante un incontro con Giuseppe De Rita, sono le funzioni, le reti, le infrastrutture, i servizi di qualità offerti e una capacità di protagonismo che una comunità deve porsi come tema in ogni stagione della sua vita.

La soluzione non è nell’ulteriore dotazione di soluzionismo normativo delle pluripartenze: deve esserci un progetto politico-amministrativo risorgente ma su questo io vedo – con responsabilità di tutti – una carenza di pensiero politico ideativo.

Luciano D’Alfonso è deputato del Partito democratico, senatore nella precedente legislatura, ex presidente della Regione Abruzzo, ex sindaco di Pescara ed ex presidente della Provincia di Pescara.