Venerdì, 15 Marzo 2024 Abruzzo

Morto suicida a soli 20 anni nel carcere di teramo

"E' il fallimento di un sistema che noin risponde a nulla"

Dentro e fuori dal carcere, cresciuto tra le strade di una città di provincia in un contesto sociale difficile. Un ragazzo fragile, è sordomuto, ma nonostante un passato complicato, sembra anche allegro. Invece lo trovano senza vita nel giorno del suo compleanno, in cella.

Un dramma che lascia senza parole il caso del ragazzo di 20 anni, Patrick Guarnieri, che nei giorni scorsi è stato trovato impiccato nel carcere di Castrogno a Teramo. I familiari non riescono a credere che possa essersi tolto la vita, tanto che l’Associazione “Sbarre di Zucchero” si unisce al loro grido di dolore chiedendo che venga fatta piena luce sul caso. Secondo le prime informazioni fornite, il giovane si sarebbe ucciso in bagno. La scoperta alle 5.40, a dare l’allarme la polizia penitenziaria.

“Ogni morte, ogni suicidio in carcere è un fallimento, il frutto di una condizione che non risponde più a nulla. È frutto dell’incapacità dei servizi sociali di prendersi cura delle persone che vivono in situazioni di disagio. Da chi è stato seguito? Ha studiato? In che contesto è cresciuto? A queste domande qualcuno sa rispondere?”, dice ad AbruzzoWeb Francesco Lo Piccolo, presidente dell’Associazione “Voci di dentro”.

Non un caso isolato, con numeri in drastico e costante aumento. Gli ultimi tre suicidi sono avvenuti a distanza di poche ore nel carcere di Pavia, in quello di Teramo e in quello di Secondigliano. Il primo – su cui si attendono conferme – riguarda il trapper Jordan Jeffrey Baby ed è avvenuto nel carcere di Pavia. Il secondo, poche ore dopo, nel carcere di Teramo, mentre giorni fa si era tolto la vita nel carcere di Secondigliano un 33enne. “Il totale nel 2024 è di 23 suicidi, uno ogni 3 giorni”, ricorda l’Associazione Antigone.

Numeri che ancora una volta impongono una riflessione sul sistema carcerario, tema cu sui da troppo si riflette senza tuttavia arrivare a una soluzione che consenta di superare almeno quelle che sono le questioni più urgenti, a partire dal sovraffollamento. E poi ci sarebbe anche quella funzione rieducativa del carcere, spesso dimenticata.

“In particolare, nel carcere di Castrogno ci sono 409 detenuti, che però dovrebbero essere solo 250 circa – sottolinea Lo Piccolo – L’acqua calda non c’è sempre. Gli psicologi coprono 40 ore a settimana, considerando che qui i detenuti psichiatrici sono circa 160, va da sé che ognuno di loro ha a disposizione una manciata di minuti a settimana. Gli educatori sono 4, uno ogni 100. La biblioteca è sempre chiusa. Non ci sono abbastanza stanze per attivare aule scolastiche, spesso le lezioni si fanno tra i corridoi. I lavori non ci sono, possono lavorare a turno solo 120 detenuti, che principalmente si occupano delle pulizie, della cucina, di distribuire la spesa”.

Senza tralasciare che “gli agenti in pianta organica sono circa 220, al lavoro 150 circa. Significa che se uno di loro si ammala diventano 149, se un altro va in ferie diventanto 148 e via dicendo. Sono talmente pochi che arrivano a fare anche 18 ore di lavoro su tre turni. Aggiungiamo che in molti casi si è ritardo con il pagamento degli straordinari dell’anno scorso, è facile capire quale sia la situazione”.

Per Antigone: “Tre detenuti che si suicidano in un giorno segnano il fallimento delle istituzioni. Una tragedia che ci dovrebbe far fermare tutti e programmare azioni e politiche di segno opposto a quelle in discussione. Fermatevi con il ddl sicurezza – chiede Antigone – e approvate norme di umanità. Ogni suicidio è un atto a sé ma, quando sono così tanti, evidenziano un problema sistemico. Il sovraffollamento trasforma le persone in numeri di matricola, opachi agli operatori. Vanno prese misure dirette a ridurre drasticamente i numeri della popolazione detenuta. Il ddl sulla sicurezza in discussione va nella direzione opposta e potrebbe costituire una esplosione di numeri e sofferenze”.

“Chiediamo ancora una volta che Governo e Parlamento aprano una discussione pubblica sul tema carceri. Chiediamo a tutti i parlamentari di visitare le sezioni più affollate degli istituti di pena e quelle dove si vive peggio, come il settimo reparto di Regina Coeli. Lanciamo anche un allarme sul nuovo reato di rivolta penitenziaria, previsto nel ddl sicurezza che andrà a punire persino la resistenza passiva dei detenuti con tanti anni di carcere. La disobbedienza nonviolenta gandhiana è trattata come un crimine. Il rischio è che aumentino ancora atti di autolesionismo, tentativi di suicidio e suicidi”.

Per quanto riguarda il contesto delle carceri di Pavia, Teramo e Secondigliano, si segnala che “il carcere di Pavia, a fine febbraio, aveva un tasso di affollamento del 126%, con 650 persone detenute a fronte di 515 posti disponibili. Il carcere di Teramo ha un tasso, a fine febbraio, del 147%. Anche il carcere di Secondigliano lamenta un forte sovraffollamento, con un tasso del 127% e 1.368 persone detenute per 1.077 posti”, segnala Antigone.