Lunedì, 18 Aprile 2016 VastoUn cammino a ritroso per dire SI a un mare pulitoA Vasto la campagna No-Triv è partita con ritardo ma sono state decisive le forze in campo per il referendum con il 43.07% dei partecipanti, ben al di sopra della media nazionaleMi sono ritrovata quasi per caso a combattere, qui in Abruzzo, contro le trivelle in difesa del mare e di questa splendida costa, puntellata di olivi, vigneti e trabocchi, sulla quale vivo da oltre trent’anni. Le occasioni, nel passato, non erano mancate: nel 2009 l’incontro con la prof.ssa Maria Rita D’Orsogna, antesignana No -Triv in Abruzzo, era stato decisivo, ma solo quest’anno ho acquisito la piena consapevolezza di avere un dovere da compiere nei confronti di una natura benigna, di un popolo che mi aveva accolto e di me stessa che non può tradire la fonte di un benessere quotidiano che le viene dal mare, “la voce del mio cuore” come recita una canzone napoletana che mia madre mi cantava da bambina. Ed è stata proprio la visione dell’infanzia, di un futuro da difendere per le nuove generazioni, a far scattare la molla che mi ha portato più volte nelle piazze, a confondermi nell’amalgama di una folla fluttuante di cui ho condiviso il pathos alzando il vessillo di associazioni ambientaliste, seminando foto sul web e scrivendo frasi, articoli, per sedurre gli animi con l’immagine di un mondo migliore. Conservo ancora negli occhi i flash della prima manifestazione alla quale ho partecipato, il 23 maggio a Lanciano, sotto una pioggia scrosciante insieme a migliaia di persone per dire “ No a Ombrina “, del “ Sit-in ” del 14 ottobre a Roma davanti al Ministero dello Sviluppo Economico, quando siamo riusciti a far retrocedere il governo su una legge che sembrava inoppugnabile, e ancora la “ Marcia per il Clima “ del 29 novembre a Roma, in una città blindata sotto shock per la strage di Parigi. Solo recentemente, il 19 Marzo, sono approdata a Vasto, in occasione dell’Earth hour promossa dal WWF, a difendere il clima e l’ambiente e della campagna referendaria per il 17 aprile. Un cammino all’inverso, dunque, che mi sta immettendo in un circuito di diversi gruppi di attivisti locali: Legambiente, ARCI, FAI, Amici di Punta Aderci, comitati giovanili, tutti insieme per dire a gran voce “ SI a un mare pulito ”. E i risultati non si sono fatti attendere: i cittadini di Vasto hanno risposto con una partecipazione al voto del 43,07%, ben al di sopra della media nazionale che si attesta attorno al 30%, un risultato che, comunque, fa ben sperare se si considera che si tratta di un referendum richiesto da solo nove regioni, monco di una parte importante, appellandosi ad uno solo di sei quesiti posti e cioè l’ invito a non concedere proroghe per le concessioni situate entro le 12 miglia. Tra queste “ Rospo Mare “ completamente a petrolio, posta proprio di fronte a Vasto, fa la parte del gigante e,purtroppo, dato i risultati, continuerà ad operare anche oltre la data di scadenza della concessione, prevista per il 2018. Volutamente poco chiaro, forse, per invogliare all’astensionismo, questo referendum, al di là del risultato, apre un dibattito che porta alla luce interessi sommersi e pone i politici di fronte a scelte impegnative, soprattutto in Abruzzo , dov’è radicata una tradizione ambientalista tra le migliori al mondo , che conserva il culto di antichi sapori, di colture incontaminate e della biodiversità, che riesce a strappare alla furia dei venti e dell’acqua lembi di terra da coltivare con amore, che sa ancora scandagliare i fondali bassi di un mare chiuso alla ricerca di piccoli tesori da portare in tavola ogni giorno
Concetta Russo Santoro
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