Giovedì, 5 Agosto 2010 Abruzzo

In Abruzzo coinvolti l'ex vice presidente del Pescara Calcio

Sequestrato l'hotel Carlton di Pescara di proprietà di Olivieri

Cinque persone ai domiciliari, una serie di aziende dal valore di 700 milioni di euro e 85 milioni di euro indebitamente percepiti attraverso la legge 488 del 1992. Sono i numeri della maxioperazione, denominata "Aristeo" portata a termine questa mattina dal nucleo tributario della Guardia di finanza di Catanzaro, coordinata dalla procura della Repubblica di Palmi.

Nell'inchiesta sono coinvolti sono Vincenzo Oliveri, 56 anni, residente a Gioia Tauro; Antonio Oliveri, 45 anni, ex amministratore delegato del Pescara calcio, residente a Giulianova, provincia di Teramo; Vincenzo Borgia, 59, di Villa San Giovanni; Erminio Salvatore Surdo, 62enne di Gioia Tauro; Giuseppe Surdo, 29 anni residente a Giulianova. Risultano indagate altre 19 persone e sette soggetti giuridici.

Antonio Oliveri, vice presidente del Pescara Calcio quando alla presidenza c'era il suocero Pietro Scibilia, 45 anni, è imprenditore fra i più attivi nel campo dell'esportazione di olio nei Paesi del Mediterraneo ed è proprietario dell'hotel Carlton di Pescara, una delle due strutture ricettive poste sotto sequestro dalla Finanza. L'albergo, situato sul lungomare in pieno centro cittadino, ha tra l'altro ospitato, nel 2009, come molti altri della costa, gli sfollati del terremoto dell'Aquila, in base a una convenzione siglata fra Regione Abruzzo, Protezione Civile e associazioni di categoria.

Gli arrestati rispondono a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche dello Stato e dell'Unione europea, nonchè alla commissione dei reati di malversazione ai danni dello Stato, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e falso ideologico in atto pubblico.

Tra i beni sequestrati dalla Guardia di finanza, che in totale hanno bloccato beni per un valore di 700 milioni di euro, ci sono anche l'hotel Carlton di Pescara e il Feudo degli Ulivi, a Borgia (Catanzaro). Nel patrimonio aziendale sequestrato sono compresi circa 400 appezzamenti di terreni, per un'estensione complessiva di 3.000 ettari. Sequestrati anche 65 appartamenti e 15 automobili. Inquirenti e investigatori hanno anche riferito che alcuni degli imprenditori arrestati, pur essendo stati denunciati in passato per la percezione indebita di contributi comunitari, erano riusciti a ottenere altre erogazioni. Dall'indagine e' emerso, inoltre, che le persone coinvolte nell'inchiesta avevano costituito, grazie ai contributi percepiti, un vero e proprio ''impero economico'', con la gestione di molteplici attivita' in varie settori economici. L'inchiesta ha portato anche al sequestro di 500 conti correnti bancari che sarebbero stati utilizzati per effettuare passaggi di capitale tra le varie societa'.

Complessivamente, sono 19 le persone indagate e sette le societa' coinvolte nell'inchiesta. E' stata anche accertata l'emissione di fatture false per operazioni inesistenti, ai fini della liquidazione di finanziamenti attraverso la legge 488, per un totale di 35 milioni di euro. Il Procuratore della Repubblica di Palmi, Giuseppe Creazzo, incontrando i giornalisti, insieme al comandante del Nucleo di polizia tributaria di Catanzaro, Fabio Canziani, ha parlato di "operazione estremamente importante, frutto di un lavoro investigativo meticoloso che la Guardia di finanza ha condotto per oltre due anni.

La sua complessita' e' dimostrata dai numeri e dalla vastita' del patrimonio sequestrato, che potrebbe aumentare col prosieguo delle indagini". L'indagine, avviata nell'ottobre 2007, nasce da una attività di intelligence svolta dalla sezione frodi comunitarie del Nucleo della polizia tributaria di Catanzaro nei confronti della SIM SRL e della ICO SRL e mirava a verificare la legittima percezione di milionari contributi pubblici per la realizzazione di specifici programmi di investimento in Calabria. Le indagini, coordinate dal procuratore della Repubblica di Palmi Creazzo e dal sostituto procuratore Stefano Musolino, sono state poi estese ad altri soggetti economici direttamente riconducibili all'organizzazione, atteso che l'attività avrebbe permesso di riscontrare come la stessa, nel corso degli anni aveva creato un vero e proprio impero economico, - attraverso l'avvio e la gestione di numerose attività in Calabria, Abruzzo, Puglia e Sicilia - grazie alla concessione di ingenti contributi pubblici (legge 488/92) che si aggirerebbero intorno agli 85 milioni di euro, 42 dei quali già percepiti. I principali strumenti illeciti utilizzati sono stati la sovrafatturazione dei costi ed il fittizio apporto di mezzi propri da parte dei soci. Lo sviluppo degli accertaenti ha consentito di fare emergere un vera consorteria criminale particolarmente specializzata nell'organizzare truffe finalizzata all'indebito conseguimento dei aiuti comunitari.