Domenica, 27 Gennaio 2013 Vasto

Vasto, uccise la convivente: sconto di pena per l'omicida

A Matteo Pepe 15 anni di carcere contro i 16 del processo di primo grado e ridata la patria potestà

Ha riottenuto la patria potestà sui tre figli ma la condanna resta comunque pesante. Matteo Pepe, 49 anni, l’imprenditore di origine pugliese che il 15 ottobre 2011 dopo una lunga notte di discussioni uccise con otto coltellate la compagna, Neila Bureikate, di 25 anni più giovane, lituana, è stato condannato ieri dai giudici della Corte d’assise d’appello a 15 anni di reclusione e a 180 mila euro di risarcimento alla famiglia della vittima.

In primo grado il giudice Stefania Izzi aveva condannato Pepe a 16 anni di reclusione (grazie al rito abbreviato l’imputato ottenne la riduzione di un terzo della pena) e 200 mila euro di risarcimento alla parte civile oltre al decadimento della patria potestà.

In appello i due giudici togati e i sei componenti della giuria popolare sono stati più clementi ma hanno sostanzialmente accolto la richiesta del Pm: 14 anni e 8 mesi).

I difensori dell’imputato, gli avvocati Pasquale Morelli e Giampaolo Di Marco, hanno ottenuto l’eliminazione dell’aggravante della convivenza (articolo 577 del codice penale) che avrebbe allungato la pena di almeno altri 6 anni. I due legali non escludono tuttavia il ricorso in Cassazione dopo aver letto le motivazioni della sentenza.

L’omicidio di Neila Bureikate fu il primo di una lunga serie di atti cruenti avvenuti in città negli ultimi due anni. La mattina del 15 ottobre 2011 a chiamare la polizia fu lo stesso imprenditore. Distrutto moralmente e psicologicamente ammise di avere accoltellato la compagna con tre coltellate e si lasciò portare via senza aggiungere altre parole. La notizia dell’omicidio arrivò anche in Puglia cogliendo tutti di sorpresa. «Pepe è sempre stata una persona a modo, mai violenta», continuano a ripetere ancora oggi i conoscenti.

Quella mattina l’esasperazione e la gelosia lo accecarono. Gli esperti parlarono di «reazione a corto circuito». L’amore che provoca un black out della razionalità. L’esplosione di quello stato di rabbia si tradusse nei tre fendenti che Pepe vibrò contro la donna amata e con la quale viveva dal 2007. Da quel giorno la sua vita cambiò. L’imprenditore sta scontando la pena nel carcere di Torre Sinello.

La sentenza d’appello non soddisfa la famiglia della Bureikate. La parte civile, rappresentata dall’avvocato Antonio Ottaviano, aveva chiesto 500 mila euro di risarcimento. (p.c.)

Fonte "Il Centro"