Martedì, 8 Aprile 2008 NotizieTestimoni pesantemente condizionati. Il Gip è convinto: Basile è stato aiutato dai colleghiLa tragedia del "Santo Spirito". Oggi l'interrogatorio del chirurgo accusato di omicidio colposo e falso. E adesso rischiano anche altriPubblicato su "Il Messaggero" di oggi 8 aprile
di MAURIZIO CIRILLO
Il pasticcio del Santo Spirito, ovvero il caso del chirurgo Marco Basile arrestato per falso e omicidio colposo per tre interventi eseguiti su di una paziente di 74 anni, ma mai regolarmente registrati, rischia di coinvolgere gran parte di medici e paramedici di chirurgia 1, almeno di quelli che hanno fatto parte di quelle tre equipe mediche.
«Al momento non c'è nessun altro indagato»: con questa frase il Pm Gennaro Varone taglia corto, ma lascia intendere che è soltanto una questione di giorni. Non è possibile che nessuno dei componenti delle tre equipe che ha coadiuvato il dottor Basile nei suoi interventi su Costanza Vieste ricordi niente di quanto accaduto, neppure di quel rene sinistro sparito senza lasciare traccia sui verbali dell'intervento: verbali che il Pm ritiene tutti falsificati dallo stesso medico arrestato. Un quadro indiziario che deve essere valutato sulla base di un «compendio investigativo - scrive il gip De Ninis - necessariamente parziale, anche a causa della reticenza degli altri sanitari informati sui fatti: si consideri che l'intervento del 6 dicembre del 2006 risulta effettuato da ben quattro chirurghi e che, ritenuta ampiamente probabile la nefrectomia, è del tutto assurdo che nessuno di loro abbia ricordato il caso». Ma il giudice aggiunge anche, senza mezzi termini, che «è chiaro che della vicenda sono certamente a conoscenza tutte le persone che hanno assistito Basile, dal che, alla luce delle sommarie ed inconcludenti dichiarazioni rese alla polizia, si deve ritenere che gli stessi si sentano o siano stati pesantemente condizionati». E forse è tutta in questo passaggio la spiegazione di questo caso di malasanità. Nella sua condotta Basile sarebbe stato «coadiuvato dalla solidarietà dell'ambiente di lavoro in cui opera». Fatto inqualificabile se fosse provato perchè, come scrive sempre il gip, «ricorre un gravissimo caso di negligenza professionale e di dolosa alterazione di documenti pubblici. Gravissimo perchè risponde ad una assoluta esigenza, individuale e collettiva, umana prima che giuridica, che si conoscano le reali cause di una morte». Nei giorni scorsi sono stati ascoltati medici e paramedici che hanno partecipato a quegli interventi: ma non sarebbe emerso nulla di significativo per far chiarezza su questo caso che getta un'ombra su tutta la classe medica di una importante struttura pubblica. Se è vero che i verbali sono stati tutti falsificati, esistono però anche quelli che gli anestesisti devono stilare per loro conto e dove vengono riportati tutti i passaggi fondamentali di un intervento. Da quelli dovrebbe uscire la verità o altrimenti dovrebbero finire sotto inchiesta anche loro. Perchè a questo punto c'è una sola certezza: gli anatomopatologi incaricati dell'autopsia hanno subito notato l'assenza del rene e fotografato quello stato dei fatti prima di procedere. Il rene ritrovato in formalina nove mesi dopo l'intervento e soltanto tre giorni dopo l'intervento della polizia lascia molte perplessità. Se sia quello della vittima lo deciderà l'esame del Dna anche se gli inquirenti sono scettici e convinti che anche questo episodio sia stato artatamente confezionato. Intanto questa mattina è in programma l'interrogatorio di Marco Basile, sempre che non decida di preferire il silenzio.
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