Martedì, 18 Marzo 2025 AbruzzoPrime ipotesi sull'aumento dell'addizionale IRPEFSalasso per gli abruzzesi fino a 1.100 euroIn Abruzzo, partorito dalla voragine dei conti della sanità, si aggira sempre più lo spettro dell’aumento dell’addizionale Irpef a carico di tutti i cittadini, con redditi superiori ai 28.000, con un salato conto che andrebbe dai 60 euro ai 1.152 euro l”anno, a seconda degli scaglioni e delle ipotesi allo studio. In che farebbe dell’Abruzzo con una aliquota portata dall’1,73% attuale al 3,33%, il massimo consentito, la seconda regione con l’imposta più alta in Italia, raggiungendo Lazio, Campania e Toscana, alle spalle della “capolista” Molise. Eppure evitare l’aumento delle tasse, ed anzi il ridurle, per il centrodestra al governo della Regione con Marco Marsilio dal 2019 è un tabù, un principio fondativo, ma potrebbe questa iattura toccare in sorte, come ultima ratio, e unica via, per ottenere l’azzeramento del deficit della sanità, calcolato in base alle ultime stime di massima in 67 milioni di euro, ed entro l’11 aprile, quando toccherà andare a Roma al Tavolo di monitoraggio del Ministero della Sanità, con coperture certe e delibere di giunta approvate con i numeri definitivi. Non ne ha dubbi il capogruppo del Pd Silvio Paolucci, che in una nota di ieri dà come oramai certo l’aumento e “ritiene indispensabile e urgente che l’esecutivo venga in Consiglio Regionale, non può passare come se fosse normale una mazzata che colpisce chi più paga i tagli denunciati anche nei report ministeriali, dell’Agenzia sanitaria regionale e nei dati della Fondazione Gimbe sui LEA, numeri che ci vedono inadempienti su prevenzione e sanità territoriale e che riguardano le persone”. E parla di “una stangata in piena regola che si abbatte sulla pelle e sul diritto alla salute delle persone per coprire l’ennesimo fallimento della destra. Un giro di vite ingiusto e improponibile, a cui ci opporremo con tutte le nostre forze”. Va ricordato che l’addizionale Irpef, che si applica al reddito complessivo, al netto degli oneri deducibili di tutti i cittadini residenti, era stata aumentata dall’1,4% all’1,73% nel 2011, con il centrodestra del forzista Gianni Chiodi dopo che era già scattato nel 2007 il commissariamento della sanità, ma quando si è usciti dopo nove anni dal tunnel, nel settembre del 2016, con il centrosinistra di Luciano D’Alfonso, ora deputato del Pd, con Paolucci assessore alla Sanità, nessuno l’ha più riporta alla precedente soglia, come era stato promesso e invocato dalle varie forze politiche a ruoli alterni. Ora il salasso potrebbe essere ben maggiore, tenuto pure conto che la sanità abruzzese non è commissariata, e non rischia di tornare ad essere tale, visto che si è ben sotto la soglia critica dei 120 milioni, ovvero di un deficit pari al 5% dell’intero importo del fondo sanitario. Circolava così tra i consiglieri regionali, sia in maggioranza che dell’opposizione, a margine della seduta che ha approvato la norma sulle aree idonee per installare pale eoliche e parchi fotovoltaici, un calcolo di dettaglio dell’eventuale salasso a cui già lavorerebbero gli uffici preposti. In una prima ipotesi sotto il reddito di 28.000 euro l’aliquota resta a 1,73%, oltre i 28.000 euro sale al 3,33%. Questo significa che per i redditi di fino a 30.000 l’aggravio sarà di 30 euro l’anno, fino a 40.000 di 192 euro, fino a 50.000 di 360 euro, fino a 60.000 516 euro, fino a 70.000 672 euro, fino a 80.000 di 840 euro, fino a 90.000 di 996 euro, e fino a 100.000 di 1.152 euro l’anno. C’è poi un altro prospetto che prevede tre scaglioni differenziati sotto il reddito di 28.000 euro l’aliquota resta a 1,73%, mentre l’aliquota viene abbassata al 2,6% fino a 50.00o euro, e resta al 3,33% sopra tale soglia. In questo caso chi ha redditi fino 30.000 euro dovrà pagare 18 euro l’anno, fino a 40.000 108 euro, fino a 50.ooo 192 euro. Invariati gli importi superiori. Non si può invece aumentare l’imposta regionale sulle attività produttive, l’Irap che in Abruzzo è già al massimo consentito, dal 3,9% all’8,5% della produzione netta, a seconda delle tipologie di di attività di impresa. Se già circolano queste ipotesi di aumento delle tasse significa che tutta in salita è l’impresa del risanamento del deficit. I dg della Asl, Ferdinando Romano all’Aquila, Mauro Palmieri a Chieti, che da inizio marzo ha preso il posto di Thomas Schael, Maurizio Di Giosia a Teramo e Vero Michitelli a Pescara, sono impegnati a portare a termini i piani di rientro approvati a settembre, e che dovrebbero garantire risparmi per 79 milioni di euro di risparmi, rispetto al tendenziale mostre per il 2024 di 200 milioni. Ad oggi ancora non c’è nulla di consolidato e definitivo, e si procede a vari aggiustamenti dei conti durante i febbrili incontri tra i referenti delle Asl e i tecnici regionali, negli uffici del servizio Bilancio dell’assessorato al bilancio, di cui è dirigente Ebron D’Aristotile. Ad abbattere il debito saranno poi le risorse della Gestione sanitaria accentrata, la cassa comune della sanità e le maggiori entrate del payback sanitario e il 20 milioni che ci dovrà mettere la regione, che per questa fine ha già ridotto del 30% il budget di tutti i dipartimenti. Ma il pareggio di bilancio, questo è certo, non potrà essere raggiunto, e sembra essere difficile, normative alla mano attingere alle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione, gli Fsc, nè taglieggiare ulteriormente il bilancio regionale, visto che già l’aver ridotto del 30% il budget di tutti i dipartimenti, ha determinato un clima tesissimo tra gli assessori e i rispettivi partiti, che avranno ancor più difficoltà a portare avanti, per mancanza di fondi, l’azione politica nei vari ambiti di competenza. Ultima ratio è pertanto l’aumento delle tasse già del resto indicata perentoriamente dagli alti dirigenti del del Ministero della Sanità nel Tavolo di monitoraggio di luglio, l’ultimo di cui si posseggono i verbali, che hanno detto chiaro e tondo: è necessario far scattare “gli automatismi fiscali previsti dalla legislazione vigente in caso di presenza di disavanzi non coperti”. Con un aumento al 3,33% dell’addizionale Irpef relativamente ai redditi da 28.000 euro a 100.000 euro l’Abruzzo salirebbe seconda il classifica – dove troneggia il piccolo Molise con il 3,63% – assieme al Lazio, la Campania e la Toscana. Superando la Liguria (3,1%-3,2%), il Piemonte (2.7%-3.33%) e l’Emilia Romagna (2%-2,2%) L’addizionale Irpef è invece sotto l’1,7%, anche fino all’1,2% in Veneto, Basilicata, Sardegna, Sicilia e Val D’Aosta. |