Domenica, 28 Agosto 2022 AbruzzoPapa Francesco ha aperto la Porta Santa di Collemaggio"L'Aquila sia ogni giorno capitale del perdono"Con tre colpi bastone, con il bastone d’ulivo del Getsemani, consegnatogli dal sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi, Papa Francesco ha aperto la Porta Santa di Collemaggio a L’Aquila. “Apritemi le porte della giustizia” , ha detto il Pontefice prima dell’apertura secondo la preghiera rituale a cui viene risposto: “Voglio entrarvi e rendere grazie al Signore”. “È questa la porta del Signore” ha detto ancora il Papa per sentirsi rispondere: “Per essa entrano i giusti”. Dunque, le parole finali: “Entrerò nella tua casa, Signore” a cui è stato replicato: “Mi prostrerò in adorazione del tuo santo tempio”. Il Papa è tornato poi a sedersi sulla sedia a rotelle, e si è raccolto il preghiera davanti le spoglie di Celestino V. Francesco è il primo pontefice nella storia che ha aperto la porta Santa della basilica di Collemaggio, nel momento più alto e solenne della Perdonanza celestiniana. Prima di lui sono venuti a l’Aquila, Papa Giovanni Paolo II, nel 1980, e Papa Benedetto XVI, nel 2009, dopo il devastante terremoto, ma non per la Perdonanza istituita dal santo eremita Pietro da Morrone che è diventato Papa nell’agosto del 1294 per poi dimettersi dopo solo sei mesi. Un giorno storico, epocale, per L’Aquila e la Perdonanza, in cui il Papa ha abbracciato, nella prima tappa della visita pastorale, a piazza Duomo, anche i terremotati dell’Aquila a tredici anni da quel tragico sisma in cui persero la vita 309 persone “invitando a fare tesoro del dolore”, e a pensare ad un impegno per la ricostruzione “lungimirante” e che veda la collaborazione di “tutti, tutti insieme”. Nell’omelia della Messa di Collemaggio, è arrivata dal Pontefice l’epocale consacrazione della Perdonanza. “L’Aquila sia un tempio del perdono, non solo una volta all’anno, ma sempre, tutti i giorni. È così, infatti, che si costruisce la pace, attraverso il perdono ricevuto e donato”, ha detto papa Francesco. “L’Aquila, da secoli, mantiene vivo il dono che proprio Papa Celestino V le ha lasciato. È il privilegio di ricordare a tutti che con la misericordia, e solo con essa, la vita di ogni uomo e di ogni donna può essere vissuta con gioia”. “L’Aquila sia davvero capitale di perdono”, ha aggiunto il Papa. Sottolineando poi, tornando a Celestino V: “Erroneamente ricordiamo la figura di Celestino V come ‘colui che fece il gran rifiutò, secondo l’espressione di Dante nella Divina Commedia; ma Celestino V non è stato l’uomo del ‘no’, è stato l’uomo del ‘sì’. Infatti, non esiste altro modo di realizzare la volontà di Dio che assumendo la forza degli umili. Proprio perché sono tali, gli umili appaiono agli occhi degli uomini deboli e perdenti, ma in realtà sono i veri vincitori, perché sono gli unici che confidano completamente nel Signore e conoscono la sua volontà”. Il Papa ha chiesto, con un pensiero all’Ucraina e alle guerre che rinsanguinano il mondo, di abbracciare la “rivoluzione” del Vangelo e la libertà che ne deriva. “Troppe volte si pensa di valere in base al posto che si occupa in questo mondo. L’uomo non è il posto che detiene, ma è la libertà di cui è capace e che manifesta pienamente quando occupa l’ultimo posto, o quando gli è riservato un posto sulla Croce. Il cristiano sa che la sua vita non è una carriera alla maniera di questo mondo, ma una carriera alla maniera di Cristo, che dirà di sé stesso di essere venuto per servire e non per essere servito”. “Finché non comprenderemo che la rivoluzione del Vangelo sta tutta in questo tipo di libertà – ha avvertito Papa Francesco -, continueremo ad assistere a guerre, violenze e ingiustizie, che altro non sono che il sintomo esterno di una mancanza di libertà interiore. Lì dove non c’è libertà interiore, si fanno strada l’egoismo, l’individualismo, l’interesse, la sopraffazione”. “Senza di voi non sarei riuscito ad entrare”. È il complimento rivolto da papa Francesco ad otto operai del comune dell’Aquila che in qualche secondo hanno montato la passerella per evitare che il pontefice oltrepassasse la Porta Santa della Basilica di Collemaggio, aperta per la prima volta nella storia dal Capo della Chiesa, scendendo a piedi le scale. La passerella è stata montata con le telecamere che hanno alzato per un attimo la inquadratura. Quindi l’azione è stata fulminea. Francesco una volta oltrepassata a piedi la Porta Santa è stato svestito degli abiti indossati per la occasione e poi fatto risedere nella sedia a rotelle. Successivamente, ha pregato davanti le spoglie di Celestino V prima di uscire a salutare di nuovo con il pollice alzato e con uno sguardo riconoscente il gruppo di operai rimasti all’interno della basilica di Collemaggio. Papa Francesco è dunque ripartito dall’Aquila in elicottero da Piazza d’Armi per fare ritorno a Roma. Grande emozione anche per la prima tappa della visita pastorale a piazza Duomo, dove Francesco ha salutato le vittime del sisma del 2009 e ha visitato il duomo di San Massimo, ancora terremotato. Per la ricostruzione post-terremoto all’Aquila il Papa ha auspicato “collaborazione”, “sinergia” e “un impegno lungimirante”. “La rinascita personale e collettiva è dono della Grazia ed è anche frutto dell’impegno di ciascuno e di tutti. È fondamentale attivare e rafforzare la collaborazione organica, in sinergia, delle istituzioni e degli organismi associativi: una concordia laboriosa, un impegno lungimirante perché stiamo lavorando per i figli, per i nipoti, per il futuro. Serve l’impegno di “tutti, tutti insieme, sottolineare questo, tutti insieme”. “A tutti rinnovo il mio saluto e benedico di cuore voi, le vostre famiglie e l’intera cittadinanza. Jemonnanzi!”, ha così salutato poi Papa Francesco gli aquilani, in dialetto aquilano, citando lo slogan post sismico di incoraggiamento, tra l’ovazione dei fedeli. E ancora, “Le parole non bastano a lenire il dolore: il dolore c’è le belle parole aiutano ma il dolore rimane. Con le parole non se ne va il dolore. Soltanto la vicinanza, l’amicizia, l’affetto, camminare insieme, aiutarci come fratelli e andare avanti. O siamo un popolo di Dio o non si risolve i problemi e i dolori come questo”. Rivolto ancora ai familiari delle vittime ha detto: “Anzitutto vi ringrazio per la vostra testimonianza di fede: pur nel dolore e nello smarrimento, che appartengono alla nostra fede di pellegrini, avete fissato lo sguardo in Cristo, crocifisso e risorto, che con il suo amore ha riscattato dal non-senso il dolore e la morte. E Gesù vi ha rimessi tra le braccia del Padre, che non lascia cadere invano nemmeno una lacrima, nemmeno una, ma tutte le raccoglie nel suo cuore misericordioso”. Il Papa ha poi salutato i detenuti presenti alla sua visita all’Aquila. “Voglio salutare e ringraziare la delegazione del mondo carcerario abruzzese, qui presente. Anche in voi saluto un segno di speranza, perché anche nelle carceri ci sono tante, troppe vittime – ha sottolineato il Pontefice -. Oggi qui siete segno di speranza nella ricostruzione umana e sociale”. Al termine del suo intervento a piazza Duomo prima di salire sulla sedia a rotelle è stato salutato con una calorosa stretta di mano dall’arcivescovo emerito Giuseppe Molinari che invece si è alzato dalla sua sedia. Significativo il gesto dei due che hanno la stessa età. Poi il Papa è sceso dal grande palco e tra gli applausi si è diretto verso il duomo, ancora inagibile dal terremoto dell’Aquila del 2009, dove ha effettuando un sopralluogo. Per visitare in sicurezza il Duomo dell’Aquila, retto da ponteggi e non ancora agibile dopo il terremoto, Papa Francesco ha indossato un caschetto di sicurezza che gli è stato dato dai vigili del fuoco. Procedendo quasi a passo d’uomo, la Papamobile ha raggiunto il viale di Collemaggio per fare il suo ingresso nel piazzale tra due ali di folla. In città 12 mila persone, e di esse munite di biglietto gratuito distribuito dalle parrocchie, 4.700 sedute a Collemaggio, 1.700 piazza Duomo. Un evento in mondovisione, con centinaia di testate giornalistiche in città. La giornata è iniziata con un imprevisto: le condizioni meteo sulla città con una leggera nebbia hanno fatto spostare l’atterraggio dallo stadio a piazza d’Armi. E ha detto poi nell’omelia il Papa, a questo proposito: “Non potevamo atterrare, c’era nebbia fitta, tutto scuro, non si poteva, il pilota dell’elicottero girava, girava, e alla fine ha visto un piccolo buco ed è entrato lì, è risuscito, un maestro”. “Con la nostra miseria succede lo stesso”, ha spiegato il Pontefice. “Giriamo, giriamo, e alle volte il Signore fa un piccolo buco: mettiti lì dentro, sono le piaghe del Signore”, è “la misericordia che viene nella mia, nella tua, nella nostra A piazza Duomo il Papa è stato accolto dal Cardinale Giuseppe Petrocchi, Arcivescovo di L’Aquila, da Marco Marsilio, Presidente della Regione Abruzzo da Cinzia Teresa Torraco, Prefetto di L’Aquila e da Pierluigi Biondi, Sindaco di L’Aquila. “L’Aquila accoglie con gioia immensa il Papa, ci commuove la sua presenza, e abbiamo certezza che l’Aquila ha un posto speciale nel cuore del Papa”. E’ un passaggio del discorso del Cardinal Petrocchi. “Davanti a lei – ha proseguito – una delegazione di familiari delle vittime delle tragico terremoto, di detenuti, tante associazioni tra cui Agesci e Salus popolo aquilano. A nome della Chiesa aquilana le rivolgiamo un grazie, alto come le nostre montagne mi è sembrato poco, vorrei arrivasse al cielo. Grazie alla sua presenza speriamo che la Perdonanza sia fermento di riconciliazione per tutto il mondo”. La liturgia a Collemaggio è stata animata dal Coro Città dell’Aquila e dall’orchestra del conservatorio Casella, diretti dal maestro Leonardo De Amicis. Il Coro è composto da ben otto corali della città: coro della Diocesi, corale Gran Sasso, corale 99, Schola cantorum San Sisto, coro della Portella, corale L’Aquila e coro Cai, coro del conservatorio Casella “E’ stato un vero privilegio per me accogliere e salutare oggi il Santo Padre. Vedere così da vicino l’apertura della Porta Santa è stato un momento molto commovente, un ricordo che resterà indelebile, una delle emozioni più grandi e uno dei momenti più intensi della mia carriera. Non solo per me. Credo di condividere il pensiero di tutti gli abruzzesi”, “, ha dichiarato il presidente della Regione, Abruzzo Marco Marsilio. “Abbiamo atteso sette secoli per avere qui la presenza del Santo Pad.re ma oggi abbiamo visto il Papa vincere le sue difficoltà, superare la fragilità del suo fisico pur di esserci. Ha voluto varcare con le sue gambe la Porta Santa per rinnovare la profondità del messaggio di Celestino V”, ha aggiunto. Ha detto il sindaco Biondi: “Papa Francesco ha eletto L’Aquila capitale del Perdono e della Pace: non poteva esserci investitura più potente di quella che ci ha regalato oggi il Santo Padre. Ma Francesco ci ha consegnato anche una lettura storica e di spessore morale e spirituale: Celestino non è stato l’uomo del no, ma del sì. Quindi, non il Papa del gran rifiuto, ma il Papa che ha saputo interpretare il Vangelo attraverso la forza degli umili che lui tanto amava”. |