Martedì, 9 Giugno 2020 Abruzzo

Sanità: Marsilio e la sua Giunta fanno marcia indietro

Per evitare l'impugnazione si rimangiano quanto deliberato

di Filippo Tronca

 

È stato un repentino dietrofront e una resa su tutta la linea, ad evitare l'impugnazione della controversa norma della “pace legale”, da parte del Consiglio dei Ministri.

La Regione Abruzzo si è impegnata infatti ad approvare una modifica, al primo consiglio utile, del controverso articolo 7 della legge Cura Abruzzo del primo aprile, che prevedeva la possibilità di accordo bonario, e con forti sconti, a beneficio delle imprese che hanno debiti con la Regione.

L’impegno è in primis quello di escludere dalle transazioni il grosso del contenzioso, quello in essere con gli operatori della sanità privata.

E’ quanto emerge dalle carte ottenute con un accesso agli atti del capogruppo del Pd Silvio Paolucci, che da mesi lancia bordate contro il provvedimento: una lettera di Marco Marsilio, Fratelli d'Italia, alla Presidenza del Consiglio, del 5 giugno, il giorno stesso in cui si è tenuta la riunione del Consiglio dei Ministri, e in allegato il testo di una nuova legge, che la Regione si impegna ad approvare al primo consiglio utile. Dove la vera novità è che non potranno accedere a transazioni le cliniche private, che già in massa avevano inviato la loro richiesta per un importo superiore complessivo a 100 milioni di euro, su 160 milioni totali.

Dietrofront che non potrà che avere come conseguenza un rinfocolarsi della conflittualità tra Regione e operatori privati della Sanità, che era già divampata nella fase acuta dell’emergenza covid per il tardivo coinvolgimento e per il mancato sostegno ad un settore anch’esso in crisi. 

Il Cmd ha invece impugnato, per incostituzionalità, su proposta del ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Francesco Boccia, del Partito democratico, la legge sui pascoli, difesa a spada tratta dalla Lega, e che dispone per le imprese zootecniche che operano e risiedono sul territorio da almeno dieci anni, nell’accesso prioritario ai terreni di uso civico, al fine di contrastare il fenomeno della “mafia dei pascoli”, ovvero dell’invasione di imprese di fuori interessate solo a mettere le mani sui ricchi contributi europei, senza però fare davvero allevamento e produzione di latte, carne e formaggi. 

Contestate poi per assenza di coperture economiche le misure che prevedono il potenziamento del microcredito per le aziende, il “Compra Abruzzo”, per favorire la commercializzazione di prodotti locali, i fondi straordinari ai comuni per far fronte alle spese sostenute nella fase dell’emergenza covid-19, per aiutare i cittadini bisognosi.

A poche ore dalla comunicato stampa ufficiale del Ministero, dal tenore e contenuti delle note di replica e commento di Marco Marsilio, del presidente del consiglio regionale, Lorenzo Sospiri, Forza Italia, dei sindacati e dello stesso Paolucci, si era diffuso il convincimento che anche la “pace legale” fosse stata impugnata. Nulla di tutto questo, come poi è emerso dalla lettura della delibera pubblicata sul sito del Ministero degli affari regionali.

Nessuno del resto tra gli esponenti del governo regionale ha dato notizia in modo chiaro e comprensibile che c’era stato l’impegno a modificare, per non dire stravolgere, la norma della pace legale, con un nuovo provvedimento. 

La verità dunque è che il Cdm non ha dato seguito alle durissime critiche contenute nel report del 1 giugno del Ministero dell’economia, ma solo perché la Regione ha fatto un repentino dietrofront, deponendo le armi. 

Commenta oggi dunque Paolucci: "Un dietrofront, l’ennesimo da parte di questa maggioranza. Speriamo, di cuore, che sia l’ultimo tentativo da parte di questa maggioranza di consolidare consenso e potere attraverso canali diversi dal quelli del buon governo. L’Abruzzo tutto ha bisogno di ripartire, specie quello più provato dalla pandemia e dalla crisi economica e sociale conseguente”.

Ha scritto Marsilio nella lettera del 5 giugno ai dirigenti Carla Faina ed Elisa Grande del Dipartimento Affari Regionali e Autonomie e Presidenza del Consiglio dei Ministri.

“Con la presente, si formalizza l’impegno della Regione Abruzzo a modificare le disposizioni della legge regionale 9 del 2020 in conformità a quanto segnalato dagli uffici del Mef. Detta modifica sarà presentata con il progetto di legge che si allega, che sarà discusso ed approvato nella prima seduta consiliare utile. La Regione si impegna, altresì, a riformulare le disposizioni della legge censurate dal Ministero delle Finanze per carenza di copertura finanziaria”.

Due i passaggi chiave relativi alla pace legale nel nuovo pdl: la norma non si applica “ai contenziosi e ai giudizi pendenti con le imprese in materia sanitaria o che coinvolgono gli enti del Servizio Sanitario Regionale o la Gestione sanitaria accentrata presso la Regione". 

Si fa fuori insomma il grosso del potenziale contenzioso. E non solo: viene cancellata la possibilità di far ricorso alla legge anche a chi ha già fatto domanda di transazione. Ecco il nuovo articolo che sarà approvato: “Sono fatte salve le proposte transattive, con eccezione di quelle relative al Servizio Sanitario regionale, pervenute ai sensi dell’articolo 7 della legge regionale 9 del 2020”.

Infine si stabilisce che “i pagamenti derivanti da sentenze esecutive o atti giudiziari sono sospesi fino al 30 novembre 2020, compresi gli interessi legali". Nella legge approvata il termine era fino al 30 novembre, si riducono insomma i termini dell’agevolazione. 

Ci sono poi modifiche per garantire le coperture di altri provvedimenti. 

E si modifica anche l’articolo 1, quello introduttivo, in cui si scrive a chiare lettere che “Dalla riprogrammazione dei fondi statali e dei Fondi Strutturali e di Investimento europei (SIE) disposta ai sensi dei commi 1 e 3 sono escluse le somme destinate a qualsiasi titolo al finanziamento del Servizio Sanitario regionale”.

La Regione insomma, senza nemmeno tentare di difendere la norma davanti la Corte costituzionale si è adeguata alle durissime critiche del ministero, nel dossier inviato il 1 giugno al governo, e alla stessa Regione.

La pace legale, avevano scritto, "potrebbe comportare oneri non quantificati e non coperti, oltre che non dovuti, per gli enti del Servizio sanitario della regione Abruzzo che, peraltro, è una regione sottoposta a Piano di rientro e ancora oggi fa registrare un disavanzo di gestione. Si rileva che la maggior parte dei contenziosi sono riferibili a richieste di erogatori privati accreditati per il pagamento di prestazioni extra-budget e pertanto non dovute dalla Regione". 

Si ricorda che "la ricognizione ed il monitoraggio del contenzioso sono stati oggetto di specifica misura di contenimento del Programma operativo 2016-2018 di prosecuzione del Piano di rientro. Pertanto, la risoluzione bonaria determinerebbe possibili ulteriori oneri sui bilanci degli enti del settore sanitario non quantificati e non coperti, oltre che privi di qualsiasi valutazione in merito ad una possibile soccombenza in giudizio da parte della competente avvocatura regionale.

Contestato anche il termine del 30 novembre 2020, per la sospensione dei pagamenti derivanti da sentenze esecutive o atti giudiziari: "si rappresenta che tale norma appare indebitamente favorevole alle imprese, a scapito degli enti del Servizio sanitario regionale".

Complessivamente la pace legale determinerà a detta dei tecnici del ministero "pesanti ricadute economiche. Pertanto, si chiede l'impugnativa per indeterminatezza della norma nella quantificazione degli oneri conseguenti”.

Pubblicato su AbruzzoWeb