Giovedì, 20 Giugno 2019 NazionaliPreraffaelliti, i segreti delle donne dei quadri: sogni, droghe, amori contesi. La mostra a Palazzo Reale a MilanoL’esposizione «Preraffaelliti. Amore e desiderio» porta alla ribalta le storie di ragazze di umili origini e di grande bellezza, come Elisabeth Siddal e Alexa Wilding, trasformate dagli artisti in icone del fascino femminiledi Francesca Bonazzoli
Ragazze che vissero storie speciali La confraternita dei giovani ribelli della Londra vittoriana è arrivata a Palazzo Reale di Milano. Fino al 6 ottobre la mostra «Preraffaelliti. Amore e desiderio» raccoglie circa 80 opere del movimento inglese che, a partire dal 1848, contestò le convenzioni sociali e la rivoluzione industriale. Il gruppo di artisti trovava i propri modelli nell’arte prima di Raffaello, ritenuta meno artificiosa, più spontanea e aderente alla natura di quella praticata nelle Accademie. L’esposizione, promossa e prodotta da Comune di Milano, Palazzo Reale e 24 Ore Cultura, è organizzata in collaborazione con la Tate Britain di Londra che ha prestato capolavori come «L’Ofelia» di John Everett Millais, «Amore d’aprile» di Arthur Hughes o la «Lady of Shalott» di John William Waterhouse. La donna gioca un ruolo di primo piano nella pittura preraffaellita che inventò un modello femminile di tale successo da venire subito trasformato in un look alla moda. Non solo. Lo stile di vita bohémien dei «confratelli» suscitò intorno alle donne che li frequentavano curiosità, a volte riprovazione, ma soprattutto ammirazione per il loro desiderio di indipendenza ed emancipazione sociale. Dietro i volti delle modelle che abbiamo imparato ad ammirare nei quadri c’erano ragazze che vissero storie speciali. Elizabeth, la musa dai capelli rossi dipendente dal laudano La sua chioma di lucenti capelli rossi fece invaghire la gran parte dei pittori preraffaelliti. Ma naturalmente fu l’impenitente seduttore Dante Gabriel Rossetti a legare a sé Elisabeth Siddal. Di umili origini, la ragazza aveva una scarsa educazione e però grandi velleità artistiche, sia come pittrice che come poetessa. A sostenerla nella carriera c’era niente meno che il critico John Ruskin, che si spinse fino a sollecitare Rossetti a sposarla per garantirle sicurezza economica e affettiva. La Siddal era infatti psicologicamente fragile e faceva uso del laudano anche per superare le continue delusioni d’amore procuratele da Rossetti che prometteva ma rinviava sempre il matrimonio. L’unione fu finalmente celebrata nel 1860 e probabilmente il pittore già sapeva che la sposa non avrebbe vissuto a lungo. Così fu: dopo aver dato alla luce un bambino morto, Elisabeth si suicidò. Aveva 32 anni. Quando la seppellì, Rossetti le infilò nei capelli il quaderno delle liriche d’amore che le aveva dedicato, ma nel 1869 ci ripensò. Decise di dare alle stampe quelle pagine e fece riaprire la tomba di notte. Si favoleggiò che i capelli della morta fossero cresciuti ancora più lunghi e rigogliosi, riempiendo l’intera bara. Quest’opera fu realizzata in memoria della moglie ritratta con un’espressione estatica e contemplativa come quella della Beatrice dantesca al cospetto di Dio. La colomba rossa allude allo Spirito Santo e all’Amore così come il papavero che porta nel becco è insieme fiore della passione e della morte. Ammalata dopo quattro mesi in una vasca da bagno L’abitudine di assumere il laudano minò la salute della fragile Elisabeth Siddal, detta Lizzie. Ma a comprometterne la salute furono anche gli oltre quattro mesi di posa, nelle vesti dell’eroina shakespeariana Ofelia, immersa nell’acqua di una vasca da bagno. A imporgliele nella sua residenza londinese al numero 7 di Gower Street fu John Everett Millais, uno dei pittori preraffaelliti che si invaghirono dei capelli rossi dell’umile modista diventata poi la musa di molti preraffaelliti. Il padre di Lizzie, che aveva invano tentato di scoraggiarne le ambizioni artistiche, fece causa a Millais e pretese il pagamento delle spese mediche per guarire la figlia dalla bronchite contratta. Fanny, l’amante assunta come domestica All’inizio degli anni Sessanta, Dante Gabriel Rossetti si invaghisce del tipo fisico di una nuova modella: la bionda Fanny Cornforth (1835-1906). L’ideale dantesco dell’amore etereo oscurato dall’ombra della morte, rappresentato fino ad allora da Elisabeth Siddal, viene così sostituito da un modello più sensuale. Il cambiamento si vede perfettamente in questo ritratto ispirato alla pittura veneta del Cinquecento e in particolare all’erotismo delle bellezze femminili dipinte da Tiziano, Palma il Vecchio, Veronese, ammirate da Rossetti durante una visita al museo del Louvre nel 1860. Il titolo di questa piccola tavola (cm 43,2 x 36,8) è tratto da una canzone del poeta trecentesco Fazio degli Uberti tradotta dallo stesso Rossetti: «Io miro i crespi e gli biondi capegli de quali ha fatto per me rete Amore». La Cornforth si insinuò nella vita di Rossetti fin dal 1856, durante una delle assenze di Elisabeth Siddal spesso lontana per curarsi. Quando Rossetti restò vedovo, nel 1862, lei andò a vivere da lui come domestica non esitando a lasciare il marito nel frattempo sposato. I suoi modi e il suo accento popolare, nonché il suo corpo robusto, ingrassato durante la relazione assieme a quello di Rossetti, la resero un’eccezione mai accettata dagli amici e dalla famiglia di Rossetti. Quando questi si ammalò e fu prossimo alla morte, i famigliari lo costrinsero ad allontanarla dalla casa, ma il pittore le lasciò diversi quadri per garantirle il sostentamento e le scrisse: «Tu sei la sola persona a cui è mio dovere provvedere e puoi stare sicura che io farò il possibile finché avrò respiro e finché resterà un penny nel mio borsellino». Fanny morì a 74 in un ricovero per malati di mente dove era stata internata molti anni prima pare per la demenza. Jane, la musa contesa tra i due pittori Consorte di William Morris, Jane Burden fu artista, pianista, scrittrice e modella di grande successo, musa e quintessenza femminile del movimento preraffaellita. Dante Gabriel Rossetti, però, le dedicò una settantina di ritratti, una quantità che legittima più di un sospetto. Di umili origini, ma ambiziosa e determinata, sfuggì al destino di lavandaia divenendo modella simultaneamente per Morris e Rossetti. In questo acquerello la relazione con il pittore italiano è esplicita, ma mentre questi indugiava invischiato in altre relazioni, Jane convolò a nozze con Morris. Credendosi ormai al sicuro, nel 1871, Morris commise però un grave errore. Divise con Rossetti una casa nelle campagne vicino a Oxford e incautamente partì poco dopo per l’Islanda. Ma la fiamma fra l’amico pittore e la moglie non si era spenta: la loro ambigua relazione, fatta anche di continue sedute di posa, si trascinò fino al 1874 quando infine Morris buttò fuori di casa il rivale. Il quale portò con sé uno schizzo di Jane che più tardi trasformò nella celeberrima icona della loro liason con il titolo di «Day Dream». Quanto a Jane, nel 1884 iniziò una relazione con il poeta Wilfrid Scawen Blunt e continuò a perfezionare se stessa frequentando gli alti circoli della società britannica fino alla morte nel 1914. Anche grazie al suo accento affettato si guadagnò il soprannome di Queenly, regale. Alexa, la sarta che sognava di fare l’attrice Bellezza eterea dalla pelle eburnea, il collo lungo e una massa di capelli rossi ondulati, labbra perfettamente disegnate a forma di cuore, Alexa Wilding posò per alcuni dei ritratti più celebri di Rossetti, fra i quali «La Ghirlandata» e questo «Monna Vanna» (il titolo deriva dalla Vita Nova di Dante) che per l’importanza conferita al vestito e alla manica in primo piano, si ispira a «La Velata» e al «Ritratto di Giovanna d’Aragona», entrambi di Raffaello. È un ritratto esemplare del tipo femminino preraffaellita, assorto e distante, dal fascino inaccessibile. Anche Alexa proveniva dalla working class, ma sapeva leggere e scrivere. Lavorava come sarta e al tempo delle sue sedute di posa con Rossetti, sognava di fare l’attrice. Rossetti la notò nel 1865 mentre passeggiava sullo Strand e ne fu immediatamente rapito. La mattina dopo Alexa non si presentò in studio e quando Rossetti riuscì a incontrarla di nuovo, per non farsela più sfuggire, le pagò uno stipendio settimanale. Le impose anche di poterla ritrarre in esclusiva per paura che i colleghi gliela sottraessero. Eppure sembra che fra i due non nacque mai una relazione sentimentale. Morì a 37 per una peritonite e lasciò due figli. Ada, una bellezza da sogno Ada Vernon cominciò a posare per Rossetti nel 1863. Qui ritratta come dea romana dei frutti, anche lei incarna il sogno di bellezza dai tratti marcati e dai folti capelli sciolti, prerogative del look preraffaellita, diventato di moda già all’epoca, assieme alle lunghe vesti senza corsetto. L’acquarello è costruito con ricchi gioielli, tessuti, profumi di fiori e frutta per coinvolgere tutti i sensi di chi guarda, ma anche per evocare figure femminili taciturne, dall’aria drammatica e indipendente, personaggi controversi come Lucrezia Borgia o al contrario angelicati come la Beatrice di Dante, secondo un comune ideale di sensualità inaccessibile. Pubblicato su Il Corriere della Sera
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