Sabato, 30 Maggio 2015 VasteseUn orto terapeutico all’hospice “Alba Chiara” di LancianoPrima esperienza in ItaliaGira tutto intorno all’idea di cura. E’ un denominatore comune, è un credo, e tiene la vita come irrinunciabile universo di riferimento. Quella delle persone come delle piante. Era perciò destino che un hospice accogliesse al proprio interno un orto, con finalità di cura intesa nel senso più alto e più ampio del termine. Questi i caratteri genetici di un’esperienza che non ha precedenti in Italia, e che pone “Alba Chiara” all’avanguardia nel campo delle cure palliative. Nella struttura di via Belvedere, a Lanciano, è stato realizzato un orto in terra piena a scopo terapeutico di circa 500 metri quadrati allo scopo di fornire un’ attività per la terapia occupazionale dei pazienti presi in carico dalla rete di cure palliative ed alle loro famiglie, anche al fine di favorirne la riabilitazione psico-fisica. L'iniziativa è stata presentata questa mattina nel corso di una conferenza stampa alla qualebhanno preso parte il responsabile dell'unita operativa Hospice e cure palliative Pier Paolo Carinci, l'agronomo Marina Paolucci, l'assessore regionale alla Programmazione sanitaria, Silvio Paolucci, e il sindaco di Lanciano, Mario Pupillo. L'"orto d'amore", com'è stato denominato, è stato realizzato anche con un'altra finalità: aprire l’hospice e renderlo un luogo partecipato, liberandolo da quel vissuto cupo e disperante che genera nel sentire comune, perché percepito unicamente come luogo di dolore e di morte. Più corretto, invece, pensarlo come un luogo di cura diverso, caratterizzato da attività assistenziali e modello di organizzazione non sovrapponibili a quelle degli ospedali, e come tale andrebbe conosciuto. "Ripeto spesso che il nostro modello di assistenza dovrà sviluppare una forte connotazione territoriale - ho sottolineato Paolucci - abbandonando anche l'idea che le eccellenze siano concentrate nella parte ospedaliera. L'hospice di Lanciano è uno straordinario esempio di sanità del territorio che esprime qualità ad altissimo livello, ed è per questa ragione che nuovi progetti che potranno essere sviluppati troveranno nel Governo regionale supporto e sostegno adeguati, anche sotto il profilo economico. Abbiamo liberato risorse per 90milioni di euro stornando alla sanità fondi che erano stati distratti dalla sanità, gran parte dei quali saranno destinati al territorio". L’orto, dunque, rappresenta uno strumento che completa il percorso clinico assistenziale del paziente, con ricadute positive sotto il profilo fisico e psicologico, perché la terapia occupazionale ne migliora la qualità di vita, anche attraverso il coinvolgimento dei famigliari e degli amici. L’organizzazione dell’ortoterapia è coordinata da Pier Paolo Carinci, dalla responsabile tecnica del progetto, Marina Paolucci, dai Presidenti delle Associazioni di volontariato coinvolte e dagli operatori dell’hospice. Ovviamente l’accesso dei pazienti viene supportato dal personale e limitato all’attività amatoriale compatibile con le condizioni fisiche e cliniche degli stessi. Per la realizzazione dell’orto, è stato adottato uno stile ad aiuola per facilitare la raccolta; inoltre sono state previste consociazioni di piante che amano stare vicine, risultando così più forti all’aggressione di malattie e parassiti. Nelle aiuole più importanti vengono coltivate specie principali come pomodori, patate, melanzane, legumi, mentre le piante officinali trovano una collocazione separata. «Diversi studi affermano che occuparsi della coltivazione di piante e ortaggi, la raccolta dei prodotti della natura, anche il solo osservarne la crescita, abbiano una valenza psicologica positiva e terapeutica in diverse tipologie di pazienti - sottolinea Carinci - . In Italia questa modalità di cure integrativa è stata iniziata in diversi setting di cura mediante la predisposizione di vasconi di terra o la coltivazione di piante e fiori in aree adiacenti reparti di oncologia, hospice, residenze per anziani, case della salute. Per quanto è dato saperne, allo stato attuale non è presente, nel panorama delle reti di cure palliative italiane, un progetto strutturato di ortoterapia che preveda la coltura su terreno di piante da orto, come pomodori, melanzane, zucchine, cetrioli, peperoni, fagioli, zucche, cocomeri, fragole, peperoncini, e tutte le piante aromatiche. La nostra esperienza, perciò, è destinata a essere recepita con sicuro interesse anche dalla comunità scientifica, al fine di verificarne gli effetti sul paziente, poiché gli atti motori legati alla coltivazione favoriscono il mantenimento della motricità e l’incremento della forza residua. Anche l’apprendimento viene stimolato, cosi come la memoria che viene esercitata al ricordo dei tipi di piante, alla loro ciclicità e stagionalità». Il progetto “Orto d’Amore” di Alba Chiara si ispira agli orti medievali, presenti nei conventi e identificati come luogo di incontro, di riflessione e di preghiera. Realizza la metafora del prendersi cura, condividendo spazi e emozioni, e quando possibile condividendo il consumo dei prodotti dell’orto in incontri conviviali.
|