In data 20 Maggio 2013, Ernesto Galli Della Loggia ha pubblicato
sulle pagine del Corriere un editoriale contro Ombrina Mare.
Nel successivo dibattito sulla stampa, sia sul Corriere che su altre
testate, Sergio Morandi ha difeso gli interessi della Medoilgas,
azienza di cui e' amministratore delegato, elencando una serie
di supposti motivi a favore di Ombrina
e criticando anche il paziente e dettagliato lavoro di informazione e
di attivismo portato avanti in questi anni. Ci terrei
allora ad elencare ancora una volta, nell'interesse dell'informazione
della cittadinanza,
tutte le incongruita' delle parole di Morandi, ed il perche' del no ad Ombrina mare.
Grazie mille,
Maria R. D'Orsogna
1. Il petrolio d'Abruzzo e' poco e non cambiera' di uno iota lo scenario
energetico nazionale. E' la MOG stessa a fornire stime ai suoi investitori
secondo le quali al massimo si ricaveranno fra i 20 e i 40 milioni di
barili di petrolio da Ombrina. Considerato che l'Italia consuma circa 1.5
milioni di barili al giorno, i conti sono presto fatti: nella migliori
delle ipotesi, e assumendo che verr tutto commercializzato in Italia, il
petrolio estratto da Ombrina nell'arco di 24 anni baster a soddisfare in
totale fra le 2 e le 4 settimane di fabbisogno nazionale.
2. Il petrolio di Ombrina e' di qualite' scadente, ricco di impurita'
sulfuree e di indice API 17. Questo indice varia dagli 8 delle Tar Sands del Canada
(il peggior petrolio del mondo) ai 40 del West Texas e dei mari del Nord
(fra i migliori). Ovviamente peggiore la qualita' del petrolio, maggiori
sono gli impatti sull'ambiente. Sono proprio le impurita' sulfuree a dare
maggiori problemi perche' causano corrosione e difficolta' di trasporto
del greggio, rendendo necessaria la desolforazione l'eliminazione dello zolfo
- in loco, vicino al posto di produzione.
3. Ecco allora la necessita' di usare una FPSO - la "nave galleggiante"
cui si riferisce Morandi. La sigla FPSO sta per "Floating Production Storage
Offloading" unit cioe' unit galleggiante di stoccaggio, di trattamento e
di scaricamento. Il petrolio non si separera' magicamente da acqua e gas come
vuole far credere Morandi, servira' invece una delicata operazione di
eliminazione di scarti sulfurei e non, che include una fase di
incenerimento di rifiuti a fiamma costante, 24 ore su 24. La stessa MOG
stima che l'insieme di tutti i prodotti di scarto bruciati sar di almeno
80,000 chilogrammi al giorno, inclusi materiali speciali e pericolosi.
4. La reazione chimica di base che avverra' sulla FPSO e che portera' alla
creazione di "zolfo puro" come dice Morandi, e' il processo Claus, una
reazione all'equilibrio, che non e' mai completa al 100%. E' per questo
che parte degli scarti collaterali (fra cui il pericoloso idrogeno
solforato) non si trasformera' mai in zolfo puro e che occorre bruciarlo.
Tutti gli impianti che trattano petrolio amaro come quello d'Abruzzo usano
questa prassi, incluso il centro Oli di Viggiano, in Basilicata. Fra
l'altro i limiti legali in Italia per l'idrogeno solforato sono di
migliaia di volte superiori a quelli applicati in altre parti del mondo: per gli
impianti Claus si possono emettere anche quasi 30 ppm di idrogeno
solforato, mentre, ad esempio, in Massachusetts il limite e' di 0.00065ppm. Quindi,
tanto stringenti come li chiama Morandi i limiti italiani non sono.
5. Morandi dice che lo zolfo sara' utile per la produzione di
fertilizzanti e altri derivati, ma dimentica di ricordare che nel mondo esiste una
sovrapproduzione di zolfo puro proprio a causa della crescente
raffinazione di petrolio ad alto tenore sulfureo. L'industria dei
fertilizzanti non pu che assorbire una piccola parte di questo zolfo,
quindi dei 500 chili al giorno di zolfo previsti da Ombrina se ne potra'
tranquillamente fare a meno.
6. Oltre agli scarti atmosferici, ci sono quelli in mare. Una delle prassi
piu' comuni nell'industria petrolifera e' il rilascio a mare - accidentale
o volontario - di materiale di perforazione e di acque di produzione, che
non vuol dire acqua di ruscello, ma acqua inquinata mista a residui
petroliferi. Cifre ufficiali del governo di Norvegia parlano di 3000
tonnellate l'anno di materiale di scarto rilasciate in mare. Qualche anno
fa vi fu uno studio del governo americano nel golfo del Messico - GESAMP -
dove si giunse alla conclusione che i tassi di mercurio nei pesci
catturati nei pressi delle piattaforme erano 25 volte superiori a quelli
catturati piu' lontano. Nello specifico di Ombrina e' bene ricordare
che gia' durante la fase di esplorazione temporanea nel 2008 comparvero delle
macchie di idrocarburi in spiaggia, coincidenza al quanto singolare. Per
di piu' quell'anno l'ARTA Abruzzo accerto' "inquinamento medio" attorno
ad Ombrina mentre in acque distanti dal pozzo l'inquinamento era rimasto
"basso" - questo dopo solo tre mesi di operazione. Infine, e' importante
ricordare che all'interno della concessione sussiste una riserva di pesca,
finanziata dall'UE: chiudiamo le acque ai pescatori, e le apriamo ai
petrolieri? Non un controsenso?
7. Morandi dice che non sono previsti scoppi ed incidenti. Gli siamo
grati. Gli scoppi sono eventi rari, e' vero, ma ne basta uno solo per
mettere in ginocchio tutto quanto di buono gi esiste sul territorio.
Quando si parla di incidenti si pensa solo al golfo del Messico, nel 2010.
Ma in verita' ve sono altri che si susseguono in vari angoli del mondo: in
Adriatico sarebbero particolarmente deleteri, considerato che il mare
nostrum e' un mare chiuso, con un ricambio d'acqua non certo paragonabile
a un oceano. Restando solo in ambito di FPSO, al largo delle coste
britanniche ce ne sono circa 15, tutte a distanza molto maggiore di quanto
proposto in Abruzzo. Qui, le statistiche portate avanti nel periodo
1996-2002 parlano di decine di incidenti l'anno per nave FPSO, inclusi
ferimenti, morte, incendi, sversamenti in mare, scontri con altre navi,
problemi agli ancoramenti, e agli oleodotti. Non e' vero poi che le navi
FPSO causano meno impatto ambientale, la chimica e le emissioni non
cambiano.
8. Considerati questo tipo di rischi, gli stati costieri negli USA hanno
deciso di vietare tutte le attivita' petrolifere nei loro mari. Lungo le
coste pacifiche e atlantiche, in questo momento, vige una fascia di
rispetto di 160 chilometri da riva che in Florida diventa di 200. La
moratoria e' in vigore da piu' di 30 anni, ed in California non sono state
piu' costruite trivelle a mare dopo il 1969, dopo uno scoppio a Santa Barbara.
Questo perche' si capito che trivelle e qualita' di vita sana non si
sposano. E' solo il golfo del Messico che stato sacrificato al petrolio:
il Texas e la Louisiana hanno scelto di puntare sugli idrocarburi con
tutte le conseguenze che questo ha portato. Non e' un caso che si sogna il
mare di Malibu e non certo quello di Galveston. E' sempre interessante
ricordare a questo proposito la dicotomia Gela-Taormina. La prima,
sessanta anni fa, disse si' all'industria petrolifera, la seconda no.
Credo che sia lampante oggi vedere chi abbia fatto la scelta migliore. Morandi
cita la riviera romagnola ma non ricorda i gravissimi fenomeni di erosione
delle coste e della subsidenza dei mari di Ravenna, causati anche dalle
estrazioni di metano in zona. Studi condotti per conto dell'ENI mostrano
la connessione fra subsidenza e produzione metanifera; in Emilia Romagna
alcuni tratti di fondali si sono abbassati anche di due metri in 20 anni a
causa delle estrazioni di idrocarburi.
9. E tutto questo in cambio di cosa? In Italia, le royalties in mare sono
del 4%. Leggendo i comunicati agli investitori della MOG e di tutte le
altre ditte petrolifere che vogliono venire in Italia, si legge sempre la
dicitura "excellent fiscal regime" (Petroceltic) oppure "Italys tax regime
for oil and gas producers remains among the most favorable worldwide"
(Orca Exploration). Di contrasto, la Norvegia utilizza quest'altra
dicitura: "A causa degli straordinari profitti associati con l'industria
del petrolio, una addizionale tassa speciale del 50% e' applicata." La
Norvegia investe la maggior parte dei fondi petroliferi in speciali fondi
pensioni programmati per durare anche dopo l'esaurimento dei giacimenti.
Proprio come in Italia, vero?
E utile anche ricordare che ad Ombrina venne gia' rilasciato parere
negativo nel 2010 dall'allora ministro Stefania Prestigiacomo che per la prima
volta in Italia coraggiosamente decreto' anche una fascia di rispetto di 5
miglia (9 chilometri) lungo tutto il perimetro nazionale e di 12 miglia
(circa 22 chilometri) nei pressi di riserve naturali.
Il successivo governo Monti/Passera sostitui' questo decreto con
l'articolo 35 del Decreto Sviluppo del Luglio 2012 in cui il limite veniva esteso a
12 miglia per tutto lo stivale, ma con applicazione solo per progetti e
concessioni successive al 2010. Queste trame machiavelliche lasciarono
Ombrina fuori da qualsiasi fascia di protezione, riaprendo la strada al
dibattito attualmente in corso.
Ci tengo anche a denunciare la mancanza di trasparenza da parte del
governo Monti su questo tema, come emerge dalla corrispondenza interposta
fra l'ex ministro Clini e lo stesso Morandi, in cui quest'ultimo ricorda,
riferendosi al decreto Prestigiacomo, che i "danni elevatissimi [...] che
la nostra azienda e' destinata a subire, sono stati gi esposti e quantificati
agli uffici del Suo Ministero in occasione di precedenti incontri" e in
cui poi lo ringrazia, riferendosi al Decreto Sviluppo, per "il prezioso
contributo alla soluzione poi adottata dal Governo al fine di porre riparo
ad una situazione insostenibile oltre che ingiusta per gli operatori del
settore."
Ma al dila' di tutti questi dati, e di questi teatrini, c'e' una cosa che
Morandi non potr mai capire: la costa teatina e' il mare degli abruzzesi,
amato e vissuto da noi tutti. Non lo vogliamo colonizzato da piattaforme,
trivelle, porti petroliferi, oleodotti. E' un popolo intero che lo chiede:
dai politici regionali, provinciali ed i sindaci, dalla Chiesa Cattolica
alla Confcommercio, dalle cantine del vino agli operatori turistici, dalle
associazioni studentesche, a quelle culturali, dagli scout ai centri
sociali, tutti hanno detto no, ripetutamente e con convinzione dal 2008 ad
oggi.
Solo la MOG insiste e diabolicamente persiste.