Domenica, 21 Agosto 2011 Abruzzo

Fondi Fas, si temono tagli

Martedì la manovra al Senato. Il Pdl: poche risorse per tutti .

Pubblicato su "Il Centro"

di Fabio Casmirro

PESCARA. Aiutare le categorie produttive in difficoltà, più che immaginare investimenti orientati solo su alcune grandi opere pubbliche. Le risorse finanziarie sono scarse, i tagli dello Stato pesanti e la Regione cerca di fare il possibile per assicurare la gestione corrente del bilancio. Le priorità indicate per il rilancio dell'economia regionale da industriali, commercianti, artigiani e operatori del turismo non lasciano indifferente il partito di maggioranza, ma assai difficilmente il piano della giunta Chiodi si scosterà dal programma che lo stesso governatore ha ribadito durante i lavori dell'ultimo Consiglio straordinario di Ferragosto.
«Non abbiamo altri fondi, se non i Fas, per rilanciare l'economia dell'Abruzzo» commenta il capogruppo del Pdl, Lanfranco Venturoni, «concentrarsi su poche opere significherebbe togliere ossigeno a chi oggi va avanti con fatica e rischia la paralisi».
I Fas utilizzati come forma di sopravvivenza?
«E' difficile pensare, in un momento come questo, a grandi interventi infrastrutturali stile anni Sessanta. Tra le nostre priorità c'è anche e soprattutto quella di rilanciare i settori in crisi. Porti e aeroporto fanno certamente parte dei nostri progetti, così come il miglioramento dei collegamenti con Roma», precisa Venturoni, «ma nella nostra scala dei valori c'è la necessità assoluta di dare una mano a chi oggi produce e lavora».
Tesi che riapre il fianco alle polemiche con il principale partito di opposizione.
«Il Pdl si difende appellandosi a ragioni di bilancio», afferma il segretario regionale del Pd, Silvio Paolucci, «noi invece sosteniano senza riserve le richieste delle categoria produttive, sempre che la manovra finanziaria del governo non nasconda altri inghippi sui fondi Fas. Le sosteniamo perché queste indicazioni vanno incontro anche al nostro orientamento, che è quello di concentrare i fondi su poche, significative opere. Con la vicenda del terremoto», prosegue Paolucci, «tutto l'Abruzzo ha pagato un conto salato. Occorre invece fare di questa tragedia una leva per garantire risposte alla città capoluogo, che va riscostruita, ma anche per cercare risorse aggiuntive a una più credibile ipotesi di sviluppo su tutto il territorio regionale. Nelle condizioni date, però, Masterplan e intesa quadro sulle infrastrutture (5,5 miliardi), restano purtroppo circoscritti in un contesto di pura fantasia. La battaglia che abbiamo condotto in questi giorni, con la richiesta di un Consiglio straordinario, è giustificata dal fatto che l'Abruzzo è una delle poche regioni ad avere un unico campo di risorse, i Fas, ma è esattamente la forma di finanziamento che viene riconosciuta a tutte le altre regioni».


Eppure, la tentazione di distribuire risorse a pioggia rischia di scontrarsi nuovamenente anche con gli orientamenti del Cipe e delle stesso governo, che già hanno bocciato l'approccio dell'Abruzzo nella gestione dei Fas. A sostenerlo è Alfonso Mascitelli, il capogruppo in commissione Bilancio del Senato che martedì darà inizio ai lavori sulla manovra finanziaria. Manovra che contiene pesanti tagli ai trasferimenti di risorse alle Regioni. «Associazioni di categoria e sindacati hanno ragione a essere preoccupati e di ricordare con insistenza alcune priorità ormai assodate e indifferibili», afferma il senatore dell'Idv, «il governatore Chiodi sta pericolosamente sottovalutando due aspetti: il primo, è che i tagli alle Regioni riguardano anche le risorse destinate ai Fas. Il secondo, è che le ultime delibere del Cipe confermano la volontà di dare priorità soltanto ai progetti importanti, di valenza regionale e extraregionale. Questo significa che l'elenco della spesa, che Chiodi ha illustrato nel Consiglio regionale del 15 agosto, rischia di andare incontro, con tutte le conseguenze immaginabili, a una ennesima bocciatura».
Molto critica la posizione di Futuro e Libertà. «Non dimentichiamo», annota Daniele Toto, «che l'unica concessione del governo finora, sul Fas, è stata quella dell'anticipo di 160 milioni per coprire parte di un ulteriore buco, emerso verso la fine dello scorso anno, nei conti della sanità regionale. Se non trovano spazio e sostegno adeguato le richieste di dare respiro progettuale e dignità a obiettivi irrinunciabili che provengono dal mondo produttivo, l'Abruzzo conoscerà un decadimento rapido e inarrestabile».
Per il segretario regionale di Rifondazione, Marco Fars, a latitare è soprattutto una visione per il futuro dell'Abruzzo. «Inutile realizzare grandi opere», sottolinea Fars, «se le famiglie hanno poco o niente da spendere. Se non si trova un modo per sviluppare la domanda di beni, non ci potrà essere alcun rilancio economico dell'Abruzzo. Certo che alcuni interventi sono necessari. Per esempio, concentrare le risorse per migliorare il collegamento ferroviario Pescara-Roma, il più vecchio tracciato d'Italia, è da considerarsi prioritario. Noi diciamo più ferrovia che strade pedemontane, anche perché questa impostazione consentirebbe di puntare sull'unico, vero investimento strategico: l'Abruzzo verde. La nostra proposta è di prendere a modello le gestioni dei parchi del Nord Europa, che sono considerati una ricchezza non un regime vincolistico a danno delle popolazioni residenti».
Per Gianni Melilla, è importante selezionare tre obiettivi strategici: infrastrutture, sistema regionale dei parchi, innovazione e università.
«Sono contrario», afferma il coordinatore regionale di Sinistra Ecologia Libertà, «alla ingegnerizzazione dei finanziamenti a pioggia. Il sistema dei Parchi ha un valore strategico per il turismo, l'agricoltura, la zootecnia e l'artigianato. E' criminale abbondonarlo a se stesso. O peggio, fomentare le popolazioni per rinverdire vecchie polemiche antiambientaliste come si sta facendo attorno al parco della costa teatina».
Antonio Menna (Udc) sottolinea che «il Pil dell'Abruzzo è diminuito in 15 anni di venti punti» e rilancia la necessità di un confronto con le forze politiche più responsabili e moderate per far uscire la regione dalla crisi e dal sottosviluppo. «Il guaio è che sono pochi i fondi», prevede Menna, «e forse non arriveranno neanche a settembre. Nonostante le assicurazioni del ministro Fitto».