Martedì, 20 Ottobre 2009 AbruzzoPer la nomina del Difensore Civico Chiodi sotto assedioI dipietristi: «Istituzioni danneggiate». Lalli: «Pentito di aver fatto domanda»Pubblicato su "Il Messaggero"
di LILLI MANDARA PESCARA - «Mi sono pentito di averlo fatto»: sei parole, la conclusione di un’analisi amara, la consapevolezza che anni di esperienze, di titoli, di professionalità spesi in giro per l’Italia e a massimi livelli non siano serviti a nulla. «Ingenuamente non ho considerato che i meriti e le esperienze presi in considerazione sarebbero stati altri». Ingenuamente scrive l’ex prefetto Giuliano Lalli quando scopre alla fine che più del peso dei curricula contano militanza e raccomandazioni di partito. E che il posto da difensore civico è una poltrona utile per sistemare uno dei tanti, meglio se sponsorizzato dal senatore Andrea Pastore, e non fa niente se ha sulle spalle pignoramenti e condotte non proprio limpide: ma si può umiliare così uno come Lalli, si può considerare carta straccia un curriculum come il suo, si può far finta di aprire un bando e poi scegliere con criteri diametralmente opposti? Rispettare le regole dell’etica, le persone, quanti ancora pensano e credono che i meriti contino qualcosa: è questo il richiamo che arriva dal vicecapogruppo dell’Italia dei Valori Cesare D’Alessandro che si rivolge direttamente al presidente Gianni Chiodi, al suo impegno per «nomine meritocratiche» ma anche al vicecapogruppo del Pdl al Senato Gaetano Quagliariello che aveva promesso una verifica dei curricula. «L’Idv, volutamente, per dieci giorni, ha evitato di entrare nella polemica e di esprimere giudizi sul profilo e sull’idoneità dell’avvocato Giuliano Grossi a ricoprire la carica di difensore, nonostante le notizie di pignoramenti e incidenti professionali risolti alla meno peggio». L’Idv ha pazientemente atteso, ribadisce D’Alessandro, «che sui tavoli di Chiodi e Pagano arrivassero le dimissioni dell’avvocato Grossi». Mai arrivate. «Nonostante un preavviso a mezzo stampa, Chiodi e Pagano non hanno assunto alcuna iniziativa al riguardo. E’ stata sufficiente una presa di posizione dei senatori Pastore e Piccone e le buone intenzioni sono andate a lastricare le strade, quelle sì efficientissime, degli impegni non mantenuti in politica». Una carica super partes, quella di difensore civico. Venti i curricula presentati, su tutti spicca quello di Lalli. Chodi e Pagano dovranno spiegare come si fa a ignorare un curriculum come quello, oppure ammettere che i criteri di scelta sono altri. Prefetto a Crotone, Caltanissetta e Pescara, vice capo dipartimento, direttore centrale per la difesa civile presso il dipartimento dei vigili del fuoco; e poi ancora commissario a Civitella Roveto, Cappadocia, Aielli, Teramo, subcommmissario a Chieti, L’Aquila e Pescara, componente del comitato di controllo dell’Aquila per due legislature, ha diretto i C.o.m. di Caposele e di Alfedena in occasione dei terremoti del 1980 e del 1984, viceprefetto vicario a Firenze dal 1995, docente presso la Scuola superiore dell’Amministrazione dell’Interno, eccetera eccetera. «Ho presentato domanda per l’incarico di difensore civico soltanto perchè ritenevo di poter mettere a disposizione della Regione la mia multiforme esperienza maturata non soltanto nella mia carriera prefettizia», scrive Lalli. Ha ingenuamente presentato domanda Lalli, e con lui tutti gli altri. La politica è libera di agire, ma è tenuta al rispetto delle persone e delle professionalità (almeno di quanti ce l’hanno). Per questo D’Alessandro mette Chiodi e Pagano con le spalle al muro: «Riusciamo pure a capire, non a giustificare, il neo eletto difensore civico. Ma Chiodi no! Il presidente della giunta regionale aveva promesso di tenere un ben diverso comportamento in relazione alle nomine. E dunque, se nell’occasione il Pdl ha raggiunto il risultato ambito e sperato, il presidente della giunta risulta ormai poco credibile. Da questa vicenda, ancora una volta, le istituzioni escono più che mai danneggiate». |