Mercoledì, 22 Novembre 2006 Notizie"La gloria di colui che tutto move. La felicità nel Paradiso di Dante"Da domani fino al 29 novembre al Museo delle Genti d'Abruzzo l'affascinante mostra dedicata alla terza cantica della Divina CommediaUn rilettura coinvolgente del più entusiasmante tra i viaggi della storia: quello di Dante nel Paradiso, cantica finale dell'insuperata Divina Commedia. È la proposta contenuta nella mostra "La gloria di Colui che tutto move. La felicità nel Paradiso di Dante", in esposizione da domani, giovedì 23 novembre, fino al 29 novembre nei locali del Bagno Borbonico al Museo delle Genti d'Abruzzo in via delle Caserme a Pescara (orario: 9-13, domenica 10-12, ingresso gratuito).
Si tratta di un'iniziativa dell'associazione di insegnanti Diesse, del Centro Culturale di Pescara, dell'associazione culturale Zeropiù e di Astra, Amici del Museo delle Genti d'Abruzzo, realizzata con il patrocinio dell'Ufficio scolastico regionale dell'Abruzzo.
All'incontro inaugurale, in programma domani pomeriggio alle 17.30, interverrà Paolo Valentini, presidente dell'associazione Centocanti e curatore della mostra; sono stati invitati inoltre anche Ermanno De Leonardis, direttore del Museo delle Genti d'Abruzzo, e Sandro Santilli, direttore dell'Ufficio scolastico regionale dell'Abruzzo.
"Il cammino di Dante nel Paradiso - spiega Carlo Di Michele, presidente del Centro Culturale di Pescara e rappresentante dell'associazione di insegnanti Diesse -, preludio alla visione finale di Dio, è la testimonianza di una esperienza possibile per l'uomo di tutti i tempi: l'esperienza dell'incontro possibile in questo mondo con la misericordia divina. Così il fascino del creato, e in primo luogo la bellezza del volto di Beatrice, sono per l'uomo Dante letteralmente gloria (vale a dire manifestazione) di Dio. La mostra che proponiamo mira dunque alla riscoperta di un'opera decisiva eppure stranamente dimenticata, specie nell'insegnamento della scuola italiana, che vorrebbe giustificare la propria censura accusando il Paradiso dantesco di essere difficile e, quel che è peggio, opera spiritualistica e dunque inattuale: giudizio che il visitatore, ci auguriamo, non si sentirà di condividere"
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