Il presepe di S. Maria Maggiore rispetta quest’anno un impianto tradizionale ed innovativo allo stesso tempo.
In primo piano si trova la Natività che è però incastonata all’interno di una particolare grotta con diversi paesaggi: per venire alla luce, per uscire dal fondo, dal vicolo cieco, è necessario avvicinarsi al Bambino di Betlemme che diventa luogo di incontro tra il passato (le statuine) e il presente (i visitatori del presepe).
L’ambiente è caratterizzato dal ciclo circadiano in cui notte e giorno si alternano segnando il lavoro e il riposo. Le varie attività e botteghe sono lungo la strada che può condurre alla Santa Famiglia, ma occorre decidersi e quindi lasciare il “da fare” per andare ad adorare Gesù.
In secondo piano si coglie la presenza della nostra Chiesa di S. Maria Maggiore quale rimando al luogo in cui i cristiani si ritrovano per celebrare l’Eucaristia che rende presente, in modo speciale, quella carne che si fa pane di vita: ogni celebrazione è occasione di toccare quel corpo fragile e glorioso donato agli uomini.
Sullo sfondo si possono ritrovare delle riproduzioni delle nostre montagne, il Gran Sasso e la Maiella, simboli del nostro territorio e invito a quella fatica del cammino nella certezza che l’incontro con Dio è possibile però perché Lui si è abbassato, Lui è disceso.
Vicino alla Natività si trova anche un tronco reciso dal quale spunta un germoglio che richiama la profezia di Isaia: “Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici” (Is 11,1); dove l’uomo pensa che tutto sia finito Dio continua a sorprendere suscitando nuova vita. Gesù è quel Messia che restituisce vita e speranza.
Si noti, alle spalle della Natività, un muro diroccato simbolo dell’uomo vecchio che deve “morire” lasciando lo spazio all’uomo secondo lo Spirito. Il credente accoglie la visita di Dio e si lascia guidare dalla luce della Grazia, quella luce che brilla sempre sul Bambino Gesù: la cometa e le stelle che fanno da cornice al nostro presepe vorrebbero essere un incantevole invito a camminare verso l’Emmanuele.
Don Domenico Spagnoli
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