Venerdì, 19 Dicembre 2025 NazionaliFinanziaria, la Lega minaccia l'usdcita dalla maggioranzaPensioni, scontro con Giorgetti e rapido dietrofrontMaretta nel centrodestra di Giorgia Meloni sull’approvazione della finanziaria, il cui testo era pur stato approvato due mesi fa dal Consiglio dei ministri. Con l’arrivo a Palazzo Madama previsto per lunedì. Tanti i punti controversi, tenuto conto che la coperta è corta, e ognuno vuole tirarla dalla sua parte, ma scontro più cruento è tra la Lega e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che pure è anche lui della Lega, che si è presentato ieri sera alla commissione Bilancio del Senato, annunciando l’imminente arrivo di un emendamento con cui il governo avrebbe modificato in maniera sostanziale il provvedimento sulle pensioni, con l’allungamento delle finestre mobili, che avrebbero portato i futuri pensionati (a regime dal 2035) ad aspettare l’assegno sei mesi dopo aver maturato i requisiti. Provvedimento che viene ora stralciato e che finisce dunque fuori dalla manovra. Questo dopo il diktat della Lega, formulato dal capogruppo in Senato Massimiliano Romeo che rivolto a Giorgetti ha detto papale papale “O togli le norme sulle pensioni dall’emendamento o noi ce andiamo a casa”. Aveva del resto tuonato Matteo Salvini. “Niente allungamento dell’età pensionabile, niente rivalsa su chi riscatta la laurea”. Nel maxi emendamento resteranno dentro solo le misure sul Pnrr e l’iperammortamento per le imprese. E oltre alle pensioni non ci saranno i punti più controversi, come i fondi per la Zes e Transizione 4.0 che finiranno in un decreto da approvare entro la fine dell’anno. Quello che potrà essere recuperato sarà inserito entro l’anno un un decreto apposito. “Meloni si dimostra campionessa di incoerenza”, tuona la segretaria del Pd Elly Schlein. E la capogruppo di Italia Viva Raffaella Paita rincara la dose: “Se Giorgetti avesse un po’ di dignità si dimetterebbe domattina, io me ne andrei”. Durissima Elsa Fornero, ex ministro e madre della riforma delle pensioni, in una intervista a Repubblica. “Anche alla luce del calo di consensi per la Lega non capisco perché loro continuino a tenersi Salvini come segretario e la Meloni come vicepremier. Questo governo ha preso atto che una controriforma della mia riforma non si può fare. Non si può fare per la forza dei numeri che sono essenzialmente quelli della demografia, e che conosciamo tutti, ma anche per i numeri dell’economia: il tasso di occupazione italiano, al 63%, è tra i più bassi in Europa e i salari non crescono in termini reali da circa 25 anni. E siccome le pensioni si finanziano con il lavoro e il salario dei lavoratori è difficile capire come possa tenersi in piedi un sistema nel quale ci saranno a un certo punto più pensionati che lavoratori, che peraltro sono poco pagati”. Altra mazzata Salvini l’aveva avuta sul Ponte sullo Stretto, con lo slittamento dell’assegnazione dei fondi, 780 milioni di euro, che arriveranno solo nel 2033, dopo che la Corte dei Conti ha reso note le motivazioni della sentenza con cui ha sancito l’incompatibilità dell’iter di definizione del contratto tra il Mit e la Società Ponte sullo Stretto con le norme Ue. |
