Giovedì, 11 Dicembre 2025 Abruzzo

INCHIESTA DIALISI D’ORO AL SANT’EUGENIO

AFFARI DA 1.4 MILIONI CON IL SISTEMA PALUMBO

 Secondo gli investigatori sarebbero almeno cento i pazienti che il primario del reparto di nefrologia dell’ospedale Sant’Eugenio Roberto Palumbo avrebbe indirizzato a sei cliniche private, convenzionate con la sanità pubblica, in cambio di soldi. Lo riporta Repubblica.

«Tremila euro», tanto valeva un malato da inserire nei percorsi di dialisi, secondo la denuncia del titolare del Rome Medical Group Antonio Carmelo Alfarone, l’uomo che ha denunciato il «sistema Palumbo», dando il via all’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe De Falco. Ieri il ministro della Salute Orazio Schillaci ha chiesto ai carabinieri del Nas di relazionarlo sui fatti oggetto dello scandalo al Sant’Eugenio, allo stesso tempo i funzionari del ministero hanno chiesto ai propri ispettori interni di avviare una verifica su quanto accadeva in ospedale. L’attenzione dei vertici del sanità italiana è massima.

Martedì gli investigatori della mobile diretti da Roberto Giuseppe Pititto, secondo quanto riporta il quotidiano romano, hanno acquisito tutti i documenti disponibili negli archivi della Asl Roma 2 e nel reparto di nefrologia dell’ospedale Sant’Eugenio.

L’obiettivo è quantificare il giro d’affari messo in piedi da Palumbo e dall’amministratore di Dialeur Maurizio Terra, marsicano, entrambi arrestati venerdì scorso per corruzione. Secondo l’accusa il primario indirizzava i pazienti in dialisi, in cambio di soldi, verso sei cliniche private. Tutte nel circuito della Asl Roma 2, il distretto del Sant’Eugenio.

Lo studio delle cartelle cliniche, degli elenchi dei pazienti che erano entrati nel circuito della dialisi, servirà a capire quanti malati erano stati «venduti» ai centri del privato accreditato. Gli accertamenti, come detto, sono già iniziati sui primi cento pazienti. I fascicoli prelevati alla Asl potranno aiutare la polizia a capire se altre cliniche, oltre alle prime sei già finite nell’inchiesta, possano aver pagato il medico pur di ricevere pazienti, per incassare poi il rimborso del servizio dalla sanità. Palumbo e Terra erano stati negli uffici della Asl anche il giorno dell’arresto.

L’inchiesta, con accuse comunque tutte da provare, era partita il 13 ottobre, quando Alfarone, stufo di pagare, è andato dalla polizia e ha denunciato il primario. Ha racconta all’anticorruzione di quando, nel 2016, «avendo constatato la diminuzione dei pazienti provenienti dal Sant’Eugenio» si era rivolto a Palumbo. La risposta? «Mi fece chiaramente intendere — mette a verbale il titolare, tra l’altro, del centro di dialisi Diagest — che avrei dovuto sborsare tremila euro per paziente», alludendo al fatto che «questa era la prassi che Palumbo adoperava anche per altre strutture».

Dopo il colloquio, «non avendo altro modo per lavorare», Alfarone ha accettato di pagare «per evitare il fallimento». Dopo un iniziale rifiuto, l’imprenditore ha ceduto e corrisposto «a Palumbo 120mila euro». Nel tempo, le richieste del primario «erano diventate sempre più pressanti ed esorbitanti», assicura Alfarone, denunciando di avergli dato in totale 700mila euro.Secondo l’accusa il primario gestiva in maniera personalistica le liste d’attesa dei pazienti per la dialisi, indirizzandoli verso i centri accreditati disposti a pagarlo.

Il sistema Palumbo emerge anche dalle intercettazioni dei dialoghi di Nicolò Lucio Vinciguerra, presidente del consiglio di amministrazione di Namur Emodialisi, che controlla anche la casa di cura Madonna della Fiducia.“Questa cosa dell’accesso vascolare è una cosa geniale — dice Vinciguerra parlando con una manager di una grande struttura sanitaria romana – perché da noi in Fiducia sono convenzionati, faccio un contratto con la Asl: è un fatturato sicuro, finito l’accesso vascolare questi (i pazienti, ndr) devono entrare in dialisi. Vengono tutti dalla Roma 2 (la Asl, ndr). Pigliamo un milione e tre, un milione e quattro in più”.

Dalle parole dell’imprenditore gli investigatori evincono «il direttivo e fattivo interessamento» del primario della nefrologia del Sant’Eugenio Roberto Palumbo “nella possibilità di estendere la convenzione per gli interventi chirurgici anche alla casa di cura Madonna della Fiducia”, è annotato sugli atti, «sul modello di quella» già stipulata «con il Rome American Hospital”