Giovedì, 4 Dicembre 2025 Vasto

Intervista a Cesare Vicoli, il giovane autore vastese presenta il suo ultimo lavoro

300 proverbi e modi di dire dialettali vastesi raccolti sul campo

Cesare Vicoli è un giovane scrittore vastese poliedrico. Autore di calendari, il più famoso dei quali, quello dedicato al poeta-filosofo, è stato messo in vendita nella prestigiosa libreria di Casa Leopardi a Recanati, e di diversi pamphlet pluripremiati. Quest’anno ci propone una raccolta di proverbi vastesi.

Allora Cesare, un nuovo libro da mettere sotto l’albero?

Sì, un libro particolare di cui non si vedeva un’edizione contemporanea da molto tempo, ma soprattutto un libro “parlante” e dunque “vivo”.

In che senso?

Si tratta di una raccolta di proverbi e modi di dire effettuata sul campo intervistando decine di persone anziane, prescindendo completamente dall’edizione del 1897 curata da Luigi Anelli, al fine di dimostrare come il dialetto vastese sia ancora qualcosa di vivo e, in quanto tale, soggetto ad adattamenti.

Il libro, probabilmente unico nel suo genere, presenta all’inizio di ogni tema un QRcode inquadrando il quale parte l’audio relativo ai proverbi. Ma a declamare non ci sei tu. Come mai?

Purtroppo il dialetto lo capisco bene ma non lo so parlare, sono dovuto così ricorrere a mio padre a cui oggi, se posso fare un piccolo rimprovero, è quello di non essersi rivolto a me costantemente in dialetto. Pretenderò che lo faccia con i suoi nipoti.

Il volumetto, di 60 pagine, è composto di 37 temi divisi in ordine alfabetico che spaziano dalla Bellezza alla Politica; dal Denaro alla Religione, dalla Caducità alle Parolacce; dalla Famiglia alla Misoginia e via discorrendo. L’hai definito un libro “vietato ai minori”, per quale motivo?

Parliamo di proverbi popolari, la cui fonte è appunto il “vulgo” da cui tra l’altro deriva il termine volgare. Una volgarità che in diversi passaggi si trasforma in vera e propria trivialità. Ecco perché lo abbiamo definito “vietato ai minori”.

Accanto all’introduzione hai inserito delle considerazioni di carattere antropologico.

Sì, perché in questi proverbi è rintracciabile la mentalità delle genti del Sud, ad esempio l’atavica rassegnazione di fronte al potere politico: Chi comanda fa la legge, gli altri devono solo obbedire. Lo stesso rapporto con la religione presenta le sue contraddizioni: da un lato la devozione domenicale, dall’altro lo scetticismo quotidiano verso la Provvidenza intesa come intervento divino sulle vicende umane. Emblematici sono i proverbi: Vai per farti il segno della croce e ti ciechi entrambi gli occhi; oppure ironicamente: Chiama Cristo che ti aiuta. Ma anche l’egoismo: Chi vuole Cristo, se lo pregasse. In questo quadro religioso contraddittorio, di fronte ad una vita fatta di mera e durissima sopravvivenza, si finisce per prediligere la morte come fine di ogni sofferenza. Ecco allora due proverbi dal sapore leopardiano: Meglio morire che male campare; Sfortunato chi nasce.

A queste peculiarità della cultura meridionale, si aggiunge quella mentalità che è frutto di una vita dura, fatta di mera sopravvivenza. Ecco allora il materialismo imperante espresso in proverbi come: Il miglior amico è il denaro; alla fiera vai presto, (per fare buoni affari), alla messa vai pure tardi (che non cambia niente); Fa più miracoli una stalla di letame (che fertilizza il terreno e aumenta la produzione agricola) che una chiesa di santi, ecc. ecc.

Poi non può non dare all’occhio la notevole differenza con cui venivano trattati bambini e donne: misoginia e patriarcato erano regnanti. Per rendere l’idea di ciò basta e avanza il proverbio: Alle donne? Cazzi, cazzotti e poco da mangiare. Per i bambini emerge l’Anti-Montessori in tutta la sua crudezza: Bastone e frittelle fanno i figli belli. Dunque al buon cibo bisogna accompagnare le botte. Ai fanciulli inoltre non si doveva riservare alcuna tenerezza perché Si baciano soltanto quando dormono e dunque quando non possono accorgersene.

Insomma non solo una lettura piacevole, ma anche di riflessione?

Esattamente. Questa raccolta si presta ad una doppia lettura: una appunto immediata e divertente, l’altra più profonda da cui emerge la fatica del vivere delle passate generazioni.

Lo scorso Natale è uscito un altro libriccino dal titolo “Il Natale di una volta a… Lu Uaste – Come un tempo si trascorreva la festa più suggestiva dell’anno” che ha ripercorso i giochi con le carte, antiche ricette eno-gastronomiche, canti, filastrocche e proverbi dialettali natalizi. Ti candidi ad essere il Bruno Vespa della vastesità pubblicando ad ogni Natale un libro nuovo?

Devo precisare che quel libriccino l’ho scritto insieme a mia sorella Martina che, durante il lockdown, ha scoperto la passione per la cucina dopo il rinvenimento di un antico ricettario della nostra bisnonna paterna. Comunque per rispondere alla tua domanda ti dico no, nessuna candidatura, anche se un progetto per il Natale 2026 già l’ho in mente.

Un anticipazione?

Top secret!

Dove è possibile acquistare queste due piccole strenne natalizie e qual è il costo?

I due libriccini sono in vendita presso la Libreria Universal che, in occasione del suo 80° compleanno, sta promuovendo i due volumetti a 5,00 euro anziché 8,00.

Laura Del Casale