Giovedì, 27 Novembre 2025 VasteseNathan e Catherine, “Non abbiamo rifiutato aiuti, ringraziamo per vicinanza"In questa storia chi dice davvero la verità?“Continuiamo a leggere su alcune testate giornalistiche che saremmo testardamente arroccati su posizioni intransigenti e rigide e che staremmo rifiutando il supporto di istituzioni e privati che mettono a nostra disposizione abitazione alternative. Non è assolutamente vero. Abbiamo la gioia di preservare il nostro spirito e la nostra filosofia di vita, ma non per questo vogliamo essere sordi alle sollecitazioni che vengono dall’esterno. È falso quanto si dice in ordine ad un nostro rifiuto sull’aiuto offerto dal sindaco e da privati”. Lo affermano Nathan e Catherine, i genitori della ‘famiglia nel bosco’ di Palmoli, dei tre bimbi allontanati dal Tribunale per i Minorenni dell’Aquila in una struttura protetta, in una lettera agli organi di informazione diffusa dai nuovi avvocati Marco Femminella e Danila Solinas. “Ci dispiace profondamente che non si sia avuto modo di dimostrare, anche in ragione della tardività della produzione di alcuni documenti che avevamo consegnato – vanno avanti nella lettera Nathan e Catherine,- come l’educazione parentale sia da noi strettamente osservata, curata e gestita nel pieno convincimento della importanza dell’istruzione e della apertura mentale che deve essere data ai nostri figli”. “Ribadiamo con assoluta fermezza che è falso quanto si dice in ordine ad un nostro rifiuto sull’aiuto offerto dal sindaco e da privati per una abitazione alternativa in attesa della ristrutturazione della nostra casa. Quindi – aggiungono i due genitori – vogliamo concludere ringraziando tutte le persone e tutti i soggetti istituzionali che ci sono stati vicini e che ci auguriamo resteranno vicino a noi con la lealtà e la serenità che sono imprescindibili laddove sono posti in gioco valori primari della vita delle persone”. "Vogliamo che passi un messaggio chiaro: ogni nostra scelta, ogni nostro passo compreso il trasferimento in questa straordinaria terra che ci ha accolti, è stato orientato al benessere psicofisico dei nostri splendidi bambini, che sono stati, sono e saranno il baricentro unico e indiscusso del nostro cammino”, aggiunge la coppia. I due sottolineano “la difficoltà nel parlare e comprendere la lingua italiana, in particolare i tecnicismi legati agli aspetti giuridici” e che “solo due giorni fa, per la prima volta”, hanno potuto “leggere in lingua inglese la ordinanza e quindi di comprenderla nella sua interezza”.
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