Lunedì, 3 Novembre 2025 AbruzzoLa Regione riscrive la legge dopo 26 anni: aumentato lo stipendio al direttore generale di circa 10mila euroCon un emendamento, il centrodestra cambia la norma del ’99: lo stipendio cresce di 10mila euro. E la modifica, attuata con lo strumento dell’interpretazione autentica, è retroattiva di cinque anniScorrendo le pagine del quotidiano "Il Centro" abbiamo letto con non poco stupore questo interessante articolo,. a firma di Pietro Lambertini, che ha reso nota una notizia sfuggita ai più. Nel corso dei lavori tenuti dal Consiglio Regionale la scorsa settimana con un emendamento il centrodestra ha approvato l'aumento dello stipendio annuale del Direttore Generale della Regione Abruzzo di circa 10mila euro. Un'autentica vergogna che stride con le decisioni prese nella finanziaria dal Governo Meloni che darà ai pensionati italiani un aumento mensile di circa 3 euro e mezzo. Nel leggere notizie come questa si resta basiti. Leggere, poi, le parole di ringraziamento rivolte dal Presidente Marsilio al nuovo ed vecchio Direttore Generale di questa bistratta Regione si prova solo rabbia. Non invidia ma rabbia autentica. Un affronto fatto agli abruzzesi che faranno bene a leggere l'articolo di Lambertini per capire fino in fondo dove arriva la spudoratezza di chi gestisce la nostra Regione. Ecco l'articolo apparso sulle colonne de "Il Centro": “Nessuno fa niente per niente”, così dice un proverbio che, fin dai tempi di Renzo e Lucia di Alessandro Manzoni, non ha bisogno di spiegazione. Chissà se c’è questa ispirazione romantica dietro l’ultima decisione presa ai vertici della Regione Abruzzo con l’effetto di ritoccare al rialzo uno stipendio da oltre 115mila euro l’anno. Improvvisamente, il consiglio regionale dell’Abruzzo ha sentito l’esigenza di fissare i dettagli di una norma che si perde all’indietro nel tempo, quando esistevano ancora il Pds, Alleanza Nazionale, il Movimento Sociale e la Lista Pannella mentre Forza Italia c’era già e sfiorava il 20%: la legge regionale in questione, la numero 77, è in vigore dal 1999 e si intitola “Norme in materia di organizzazione e rapporti di lavoro della Regione Abruzzo”. È una legge che detta «le linee fondamentali di organizzazione della Regione e i modi di conferimento degli incarichi dirigenziali» con quattro punti cardine: «Accrescere l’efficienza del sistema organizzativo regionale per il migliore soddisfacimento dei bisogni dei cittadini utenti»; «Assicurare l’economicità, la speditezza, la trasparenza e la rispondenza dell’azione amministrativa al pubblico interesse»; «Potenziare la capacità di innovazione e la competitività del sistema organizzativo»; «Valorizzare il personale, curandone la formazione e lo sviluppo professionale». Quella legge di 48 articoli, dichiarata «urgente», era stata approvata durante il mandato del presidente Antonio Falconio del centrosinistra mentre a capo del consiglio regionale c’era Gianni Melilla, all’epoca del Pds. Finora, per 26 anni di onorato servizio, la legge 77/’99 sull’organizzazione degli uffici regionali era stata considerata chiara ma, nel consiglio del 29 ottobre scorso, quello archiviato sotto il segno della polemica con cinque sospensioni nell’arco di oltre sette ore per trattare su un emendamento d’oro che ha introdotto 8,5 milioni di spese, è spuntata un’altra aggiunta: nella leggina innocua sulle cooperative di comunità, oltre agli 8,5 milioni per Abruzzo Progetti, Giro d’Italia e tanto altro, è stato inserito anche un testo di appena 7 righe che modifica la legge del 1999 e aumenta lo stipendio del direttore generale, incarico apicale della Regione. Nel 2024, il direttore generale Antonio Sorgi ha percepito circa 117mila euro tra retribuzione di posizione, premio di risultati, maggiorazioni e adeguamenti. Nel 2025, dopo aver tagliato il traguardo della pensione, Sorgi ha continuato a lavorare gratis in Regione fino alla nomina del successore, Vincenzo Rivera, arrivata venerdì scorso. L’emendamento, presentato dal capogruppo di Fratelli d’Italia Massimo Verrecchia, non ha modificato la legge di 26 anni fa ma l’ha riletta attraverso il filtro di una «interpretazione autentica» fornita dalla politica: l’articolo 10 della legge 77 del 1999 dice testualmente che «l’emolumento massimo erogabile in favore del direttore generale non può essere complessivamente superiore del 20% di quello attribuito al direttore di dipartimento di più elevata graduazione», cioè il dipartimento della Sanità. Adesso, l’emendamento approvato dal centrodestra precisa che quella disposizione «è interpretata autenticamente nel senso che la maggiorazione del 20% spettante al direttore generale è da computarsi con riferimento al complesso degli emolumenti stipendiali». Tradotto dal politichese mischiato al burocratese, significa che quel 20% in più va calcolato non soltanto su certe voci della retribuzione ma per tutto lo stipendio. E questa è una novità in Regione. Nella volgarità dei soldi, sembra che un calcolo del genere porti a una rivalutazione di circa 8-10mila euro l’anno. Ma c’è un altro dettaglio: l’interpretazione autentica è un chiarimento che ha la potenza di cambiare il passato. Il ricalcolo dello stipendio è retroattivo per 5 anni: quindi, ha la facoltà di richiederlo il direttore generale uscente mentre quello entrante se lo ritroverà direttamente nella prima busta paga. L’uscente è Sorgi che, dopo essere andato in pensione a giugno, ha continuato a lavorare gratis per la Regione fino al passaggio di consegne nelle mani di Rivera. La nomina di Rivera è arrivata nell’ultima seduta della giunta Marsilio: «Formulo i migliori auguri di buon lavoro al neodirettore Rivera, a lui va tutta la stima della giunta», le parole di Marsilio, «un ringraziamento particolare al dottor Sorgi, anche per aver prestato il proprio servizio in maniera gratuita, al fine di consentire la nomina del suo successore». Pubblicato su questo sito alle ore 22,55 del giorno 3 Novembre 2025 |
