Giovedì, 8 Maggio 2025 Abruzzo

Due orsetti morti nel lago di Scanno: "La supervisione spettava al Parco"

De Santis: "Il laghetto si trova in una zona speciale"

“Il laghetto in questione, pur essendo esterno al perimetro del Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise, come con zelo ha tenuto immediatamente a far rilevare l’ente parco, è però situato all’interno della Zona Speciale di Conservazione (Zsc) della Rete Europea Natura2000 la cui supervisione è assegnata all’ente Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, cosa che invece è stata stranamente omessa, nonostante a scala continentale siano questi siti ad essere centrali nelle politiche di conservazione, anche ai fini dei finanziamenti comunitari Life assegnati proprio al Parco”.

Lo afferma, in una nota, l’ecologista e attivista Augusto De Sanctis, nel commentare la vicenda dei due cuccioli di orsi morti in un invaso a Scanno (L’Aquila).

Nel sottolineare che “lo stesso sito web dell’ente Parco dedica una parte importante alla Zsc”, De Sanctis afferma che il Parco “ha la responsabilità di implementare e far applicare a enti pubblici e privati tutte le misure di conservazione necessarie per le specie come l’Orso bruno e per gli habitat”.

“In caso di inadempienze – ricorda – il Dpr 357/1997 su questi siti prevede l’intervento dei Carabinieri Forestali. Mi domando, quindi, se l’ente parco abbia ingiunto al proprietario o al gestore la messa in sicurezza, visto che dal comunicato dell’ente stesso si afferma che la pericolosità del sito fosse notoria – conclude De Sanctis – visti anche i tragici precedenti di orsi morti in vasche”.

L’invaso artificiale di innevamento di Scanno era già stato oggetto di interventi di messa in sicurezza da parte dell’Associazione ‘Salviamo l’Orso ‘nel 2021, attraverso l’installazione di quattro griglie metalliche poggiate sulle sponde dell’invaso, scivolose a causa dei teli in plastica. Le stesse, però, erano state distrutte dal peso della neve e del ghiaccio che in inverno ricopre l’invaso.

Proprio in considerazione dell’esito dei precedenti interventi le Associazioni Rewilding Apennines e Salviamo l’Orso, insieme al Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise (Pnalm) e al Comune di Scanno, quest’ultimo responsabile della gestione dell’infrastruttura, stavano definendo gli interventi per la messa in sicurezza definitiva, che doveva necessariamente riguardare la recinzione dell’invaso, anche a
tutela della pubblica incolumità, perché la stessa aveva diversi problemi di tenuta, infatti ha permesso agli orsi di superarla e accedere alle sponde.

“Tanto lavoro è stato svolto, e viene svolto continuamente, dal Parco e dalle Associazioni Salviamo l’Orso e Rewilding Apennines, col censimento e la messa in sicurezza di decine di situazioni analoghe, soprattutto dopo il tragico evento della Serralunga del 2018 – sottolinea il Pnalm in una nota – Difficile testimoniare lo stato d’animo di ognuno di noi per questa terribile perdita. Non si tratta di dispiacere, ma di un
dolore profondo che scatena mille domande. L’evento nefasto ancora una volta ci ricorda quanto complessa e delicata è la sfida della conservazione, di cui ci facciamo carico, lavorando però all’interno di un quadro normativo che ci dà la responsabilità della tutela senza darci i mezzi giuridici adeguati ad affrontare tutte le situazioni, tenuto conto che ci sono anche altre Istituzioni che hanno la titolarità degli interventi, sia all’interno sia nei territori contermini al Parco”.

Per il presidente del Parco, Giovanni Cannata, “avere la responsabilità significa anche poter agire senza se e senza ma per la conservazione degli habitat e della fauna, in un quadro organico coordinato con le altre Istituzioni, il ministero dell’Ambiente, le Regioni, le altre aree protette e i Comuni impegnati sullo stesso fronte. Essendo l’orso bruno marsicano una specie a rischio d’estinzione, questo dovrebbe generare in ogni Istituzione coinvolta un senso di forte priorità sulle azioni da fare e sulle risorse da investire. Ad oggi, purtroppo, questo non è così scontato”.