Martedì, 25 Marzo 2025 AbruzzoMarsilio tira dritto ed impone la sua scelta ai partiti del centrodestraConfermate le aliquote trapelate nei giorni scorsi. Dinanzi a lui nessuno fiata“L’aumento dell’addizionale Irpef riguarda solo un quarto dei contribuenti abruzzesi. Pagherà qualcosa in più solo oltre i 50mila euro di reddito imponibile, che ha buste paga da 5- 7.ooo euro al mese, e al massimo 80 euro al mese in più. Un piccolo sacrificio che chiediamo, e ce ne dispiace, a chi è in grado di farlo, per garantire che si continuino a garantire a tutti gli abruzzesi i servizi sanitari. Era sbagliata una addizionale unica per tutte le categorie di reddito, giusta e necessaria la progressività”. Questi alcuni dei numeri e concetti snocciolati dal presidente della Regione, Marco Marsilio, di Fratelli d’Italia, in una affollata conferenza stampa a palazzo Silone, nella quale ha illustrato la delibera di giunta con cui poco prima è stato approvato l’aumento dell’addizionale Irpef per fare fronte a circa 80 milioni di euro di debito della sanità da coprire entro l’11 aprile, quando ci sarà il tavolo interministeriale a Roma, dove i conti dovranno essere portati in ordine. La delibera di giunta nonostante i tanti distinguo espressi nelle riunioni e comunicati stampa di Forza Italia, Noi moderati e Lega della vigilia, è stata approvata all’unanimità. Presenti l’assessore regionale alla Salute, Nicoletta Verì, l’assessore regionale al Bilancio, Mario Quaglieri, il sottosegretario di Giunta Umberto D’Annuntiis, con delega ai Trasporti e l’assessore alle Attività produttive, Tiziana Magnacca, tutti e tre di Fratelli d’Italia. Un monologo, in cui Marsilio ha fatto capire che ha deciso lui e basta, per poi concedersi alle domande dei giornalisti. Un monologo durante il quale a parole ha aperto a proposte della sua maggioranza e durante il quale solo Magnacca ha detto due cose per avvalorare le tesi del capo. Rispetto alla quota per tutti di 1,73%. fino a 28.000 euro di reddito imponibile si pagherà ora di addizionale Irpef l’1,63%, dunque per la prima fascia ci sarà una diminuzione della pressione fiscale fino a 28 euro l’anno. Oltre i 28.000 euro e fino a 50.000 euro si sale invece a 3,23% con aggravio fino a 302 euro l’anno, oltre i 50.000 euro si sale a 3,33% che significa 782 euro per un reddito ad esempio di 80mila euro, di 1.102 euro per un reddito di 100.000 euro. Incassi aggiuntivi stimati in 44,7 milioni di euro. Marsilio ha ricordato che la diversificazione delle aliquote è imposta dalla legge nazionale, da approvare entro il 15 aprile, e dunque ha definito l’aumento delle tasse “equo e necessario in un momento di difficoltà”, ha detto che accoglierà di buon grado proposte migliorative dei partiti della coalizione, “tutti d’accordo con questa scelta”, quando il provvedimento arriverà in consiglio regionale “e se qualcuno avrà soluzioni ancora migliori gli darò un bacio di fronte”. Ha dedicato molto spazio alla necessità di imporre sul tavolo nazionale un diverso criterio di ripartizione del fondo sanitario visto che “regioni estese territorialmente come l’Abruzzo e con bassa densità di popolazione ricevono molto meno rispetto a quello che poi effettivamente spendono per garantire i servizi. I nodi sono venuti al pettine ed è ora di affrontarli. Non è più possibile dividere il fondo pro capite, in base agli abitanti, non è pensabile che la sanità per una popolazione concentrata in una metropoli, costa come servire gli stessi 1,3 milioni di abitanti sparse in una regione come l’Abruzzo”. E tal proposito è tornato su un argomento che è stato sollevato dalle opposizioni ovvero che l’Emilia Romagna, seppure abbia una addizionale Irpef anche lei elevata, ha una sanità di eccellenza, a differenza di quella allo sfascio dell’Abruzzo”. Per Marsilio il confronto non regge: “1,3 milioni di abitanti l’Emilia Romagna ce li ha concentrati a Bologna e dintorni, una situazione molto diversa dalla nostra regione”. Ha giustificato il deficit della sanità regionale con l’aumento degli stipendi del personale sanitario, e in generale per “un quadro economico difficile, che riguarda tutte le regioni, in quanto le finanze pubbliche sono state erose dall’effetto cumulato della pandemia e poi delle guerre, con un’inflazione che fino a 20 anni fa era sotto il 2%, con aumenti impercettibili e gestibili con la gestione ordinaria, mentre negli ultimi quattro anni il solo effetto inflazione ha eroso il 18% delle disponibilità e alcuni settori, tra cui la sanità, sono molto più colpiti. Solo la bolletta energetica ha inciso per 20 milioni sulla nostra sanità”, E ancora, “c’è stato l’aumento di spesa a causa dei farmaci che non possiamo non acquistare. Tutte le regioni hanno sforato la spesa farmaceutica”.
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