Venerdì, 28 Febbraio 2025 VasteseAldo Rodolfo Di Nunzio ha ribadito la sua innocenza dinanzi ai giudici"Sono in carcere da innocente. Ho cercato di salvare mia moglie"Non ci sarà una nuova perizia fonica sull'audio registrato dalla telecamera esterna all'abitazione di contrada Iconicella, a Lanciano, dove il 15 luglio 2022 venne trovata morta Annamaria D'Eliseo, 60 anni. Lo ha deciso oggi, 28 febbraio, la Corte d'assise di Lanciano dopo aver sentito in aula il marito della donna, Aldo Rodolfo Di Nunzio, 72 anni, imputato di omicidio volontario. L'udienza si è aperta con la revoca dell'incarico a uno dei due difensori, l'avvocato Albero Paone. Poi Di Nunzio, assistito quindi dal solo avvocato Nicola De Fuoco, ha reso dichiarazioni spontanee, prima di sottoporsi all'esame del pm Mirvava Di Serio e delle altre parti: “Non ho niente da nascondere - ha specificato – Sono 13 mesi e 17 giorni che sono in carcere senza avere fatto niente”. Un racconto frammentato da molte divagazioni quello dell'ex ispettore dei vigili del fuoco, che si è sempre dichiarato innocente. Secondo l'accusa, invece, avrebbe strangolato la moglie inscenandone poi il suicidio. Di Nunzio ha ricostruito la giornata del 15 luglio 2022, fino al momento in cui avrebbe trovato la moglie esanime e cercato di salvarla. “Ci siamo svegliati presto, come al solito, e abbiamo fatto l'amore”, ha esordito l'ex vigile del fuoco, che poi ha raccontato una serie di impegni che i coniugi hanno svolto assieme e poi separatamente, per circa un'ora, per quanto riguarda i lavori in campagna. “Alle 13.05 era quasi ora di mangiare e ho cercato Anna – continua Di Nunzio – sono andato nell'interrato, dove c'era una luce accesa, ma ho visto due rondinelle e ho pensato che non fosse lì, perché aveva paura degli uccelli”. Quindi la ricerca in cucina, nelle camere da letto, nell'orto, prima di tornare nella rimessa. “La luce era ancora accesa, sono andato due metri più avanti e ho visto il corpo di Anna”, ricostruisce l'imputato. “Nooo Anna, nooooo” avrebbe urlato prima di correre a prendere il cordless per chiamare i soccorsi: “Mai intervenire da soli, per non rischiare di fare peggio”, ha spiegato al pm che chiedeva come mai non avesse prima prestato soccorso alla moglie. “Ho fatto i gradini a 3 a 3 per fare in fretta e ho chiamato il 112 mentre tornavo nell'interrato – ha spiegato – con le forbici trovate sul lavandino, con una mano ho tagliato il filo che legava Anna al soffitto e con l'altra sorreggevo il corpo, ma mi è caduto addosso e ha battuto la testa. Al collo il filo elettrico faceva più giri, 4-5, era strettissimo, ho infilato le dita e l'ho tagliato. Non ho guardato dove si fosse appesa”. “Quel giorno è stato talmente bello e sereno – ha concluso Di Nunzio – io e mia moglie ci accapigliavamo, ma non siamo mai stati distanti in casa. Quale coppia va ad Ischia due volte l'anno?”. Rammaricata la difesa di Di Nunzio per la decisione della Corte di non disporre una perizia super partes sull'audio che, nella scorsa udienza, ha visto scontrarsi il consulente della Procura (secondo il quale si tratta di voce femminile che urla “No, lasciami, lasciami”) e quello della difesa (secondo il quale la voce è maschile e dice “Guarda me”). “Non dimentichiamo che la traccia audio era stata posta dalla pubblica accusa a fondamento della custodia cautelare – ha detto De Fuoco - ci sono incertezze macroscopiche riguardo la voce maschile o femminile e la super perizia avrebbe potuto far luce. A mio avviso era un aspetto determinante”. Di Nunzio in aula ha dato la sua versione anche sull'audio: “Ho detto 'Guarda a me che cosa mi doveva accadere'”. Il processo, che è alle battute finali, è stato aggiornato al prossimo 28 marzo, quando sarà sentito l'ultimo teste della difesa, la moglie del vicino di casa.
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