Domenica, 11 Febbraio 2024 Abruzzo

REGIONALI ABRUZZO: I BAGNI DI FOLLA E LE TRUPPE CAMMELLATE

L’INCOGNITA DELL’ASTENSIONISMO ALLE URNE

Sinceri e convinti sostenitori dei vari candidati alle regionali abruzzesi del 10 marzo. Ma anche tante truppe cammellate, che si spostano da un comitato elettorale all’altro, in occasione delle inaugurazioni da parte dei vari candidati, sia di centrodestra che di centrosinistra, e ai vari eventi.

Per poi poter consentire ai responsabili della comunicazione, di poter parlare, nei trionfalistici comunicati stampa, con la prova delle incontestabili gallerie fotografiche, di “bagno di folla”, “pienone”, “sala gremita”, “persone rimaste fuori per mancanza di posti”, “trionfo”, e così via. Ineccepibile dal punto di vista della comunicazione politica: l’alta presenza di pubblico attesta la forza del candidato, e favorisce l’effetto di attrazione ulteriore sulla sua figura accreditata come vincente, più di mille parole.

Accade però che, come segnala più di un  lettore, spesso e volentieri alla fine ad eventi ed inaugurazioni, c’è sempre un buon numero di presenze che sono sempre le stesse, come dimostrano le foto messe a confronto. E che alla fine potranno votare solo uno dei tanti candidati ai cui eventi non hanno fatto mancare la presenza. Qualcuno, c’è il sospetto, potrebbe essere più attratto dai buffet che dal motivo intrinseco del consesso.

Sullo sfondo, per lo più ignorato, c’è un dato che invita a riflettere, quello dell’astensionismo.

A partire dalle elezioni del 1979 l’affluenza alle consultazioni parlamentari ha subito un progressivo e quasi continuo calo che l’ha portata dal 93,4% del 1976 al 63,8% del 2022.

Alle regionali abruzzesi del 2019, l’affluenza si è attestata poco sopra al 53%, in calo di più dell’8% rispetto alla precedente consultazione.

E il 10 marzo potrebbe andare anche peggio, il sondaggio commissionato da Fratelli d’Italia, stima  in discesa al 48% l’affluenza, anche se “il 23% di questi elettori potrebbe decidere di recarsi alle urne all’ultimo momento”. In ogni caso un forte sintomo di disaffezione.

Un’emergenza democratica pressoché ignorata, del resto per i politici in carriera l’importante è farsi eleggere, e questo può accadere, democraticamente, anche se alle urne ci va anche la minoranza della popolazione.