Mercoledì, 16 Novembre 2022 AbruzzoAL VOTO IN ABRUZZO PRIMA DI EUROPEE 2024?MARSILIO RICANDIDATO PRESIDENTE HA FRETTAMagari al voto non si tornerà subito, anche domani, con una clamorosa crisi portata all’esito fatale, come ha minacciato in un recente incontro di maggioranza, un furibondo presidente Marco Marsilio di Fratelli d’Italia, esasperato dalle richieste di “maggiore visibilità” da parte di Forza Italia, sua nuova spina del fianco, e che sta minando i già fragili equilibri del centrodestra alla guida dell’Abruzzo. È assai probabile però che il presidente, lanciato oramai verso la ricandidatura per un secondo mandato, voglia portare gli abruzzesi alle urne anticipatamente, prima del giugno del 2024, ovvero a febbraio 2024, evitando la concomitanza con le elezioni europee ed anche con le amministrative. Possibilmente con una nuova legge elettorale, da lui stesso proposta, che prevede il collegio unico regionale e la tripla preferenza. Il presidente da fonti interne al centrodestra in Regione ha manifestato questa volontà in particolare nell’ultima riunione intorno alla tematica del bilancio. Oggi ci sarà un’altra riunione La prima motivazione è che dopo la grande vittoria delle elezioni politiche del 25 settembre, Fratelli d’Italia dell’ora premier Giorgia Meloni, veleggia intorno al 30%. Sensato dunque anticipare il più possibile il voto abruzzese, per approfittare al massimo del vento favorevole, tenuto conto che non sempre vale l’adagio di Giulio Andreotti, secondo cui “il potere logora chi non ce l’ha”. C’è poi chi osserva, nei banchi delle opposizioni, che se Marsilio non dovesse riuscire a centrare la riconferma alla guida della Regione Abruzzo, potrebbe candidarsi per Bruxelles, pochi mesi dopo, piuttosto che restare in Abruzzo nei banchi dell’opposizione. Coronando una carriera di tutto rispetto: Marsilio romano e originario di Tocco da Casauria in provincia di Pescara, decano di Fdi, è stato deputato dal 2008 al 2013, e senatore dal 2018 al 2019, per poi diventare presidente di Regione. Non sfugge che andare a votare a febbraio 2024 significherebbe farlo subito dopo l’ultima manovra finanziaria della legislatura da approvare a fine 2023, ma l’ultimo bilancio vero, con continuità, sarà quello di quest’anno. Bisognerà ovviamente verificare questa strategia rispetto alle intenzioni del governo nazionale, peraltro amico, sul riallineamento o meno delle elezioni del 2024. Che Marsilio sia il candidato presidente in pectore ci sono oramai pochi e residuali dubbi. Prima di tutto perché Fdi, dopo le politiche, è diventato di gran lunga il primo partito in Abruzzo, oltre il 26%, e può fare la voce grossa nei confronti dei suoi alleati, la Lega scesa all’8% e oramai lontana anni luce dal 30% dei tempi d’oro, e Forza Italia, cresciuta sì al 11% alla Camera, ma a grande distanza e con poche, per non dire nessuna alternativa, rispetto al restare dentro la coalizione del centrodestra. Chi avrebbe potuto insediare seriamente Marsilio, era del resto Pierluigi Biondi, sindaco dell’Aquila, anche lui di Fdi, per via della sua solida amicizia con la premier Meloni e politico in forte ascesa, che è riuscito anche a far nominare una sua fedelissima, Fausta Bergamotto a sottosegretario al Mise. Ma Biondi, pare certo, non ha nessuna intenzione di giocarsi la carta della Regione, dovendo per di più dimettersi da sindaco dell’Aquila, dopo essere stato rieletto a giugno scorso. Con il rischio per Fdi e il centrodestra di perdere una delle sue più importanti roccaforti in Italia, nel cui collegio per di più Meloni è stata eletta deputata. Gli basterà attendere la fine del suo secondo mandato, gestendo partite pesantissime come il Pnrr per le aree sisma da 1,2 miliardi, oltre alla fase finale della ricostruzione. Con uno stipendio raddoppiato, a seguito delle modifiche legislative, dai precedenti 4.509 euro al mese lordi a 9.660 a regime nel 2024. E alle prossime elezioni politiche, svestitosi della fascia tricolore, tenuto conto che non potrà fare il sindaco per la terza volta consecutiva, potrà correre per un seggio in Parlamento, come candidato di punta e blindato. Fa parte della strategia di Marsilio e del centrodestra in vista delle elezioni regionali, anticipate o meno, anche l’approvazione della nuova legge elettorale, che non a caso è fortemente osteggiata dal centrosinistra, dal Movimento 5 stelle e anche da Italia viva e Azione, perché sospettata di essere stata concepita per avvantaggiare, in base a precisi calcoli, proprio il centrodestra e i territori della costa. In essa si prevede, lo ricordiamo, l’abolizione dei quattro collegi su base provinciali, e la costituzione di un collegio unico elettorale regionale, l’introduzione della tripla preferenza di genere. E ancora due posti di diritto, e non più uno soltanto, ai primi due candidati presidenti della Regione, anche se non sono risultati eletti, purché le loro liste o coalizione abbiano ottenuto almeno due seggi. Infine un ampliamento del numero di candidati di lista e una modifica nei complessi calcoli per l’assegnazione dei seggi con criterio proporzionale, alle coalizioni e singole sulla base delle rispettive cifre elettorali, senza dare più la priorità alle sole liste circoscrizionali. Ancor prima però Marsilio deve risolvere la grana rappresentata da Forza Italia, che dopo il voto è partita all’attacco chiedendo un peso maggiore all’Emiciclo. Il presidente del Consiglio, Lorenzo Sospiri e ancor di più il capogruppo Mauro Febbo hanno rappresentato a Marsilio che ora in consiglio possono contare sull’appoggio dei tre “federati” di Valore Abruzzo, Manuele Marcovecchio, Simone Angelosante e Tony Di Gianvittorio, andati via dalla Lega, e sull’alleanza stretta con il vice presidente del Consiglio regionale, Roberto Santangelo, e dunque Fi può vantare di fatto sei consiglieri. La richiesta non è tanto quella, secondo le liturgie dei rimpasti, quella di avere in questo caso un secondo assessorato, oltre a quello, esterno, di Daniele D’Amario, ma di recuperare almeno il seggio in consiglio perso dopo che il sottosegretario con delega ai Trasporti, Umberto D’Annuntiis, eletto con Fi, è passato a Fratelli d’Italia. Questa dunque la soluzione proposta: Fdi nomina come assessore, al posto di Guido Liris, diventato senatore per Fdi, proprio il sottosegretario D’Annuntiis, in modo tale da far entrare all’Emiciclo, con il meccanismo della “surroga” il primo dei non eletti di Fi nel 2019, Gabriele Astolfi, attuale commissario provinciale di Teramo ed ex sindaco di Atri. E il posto rimarrebbe, secondo questo schema, comunque a Fdi, assegnato a Mario Quaglieri, presidente della quinta commissione Sanità. C’è però il problema che Fdi vuole dare l’assessorato di Liris a Quaglieri, anche perché al suo posto entrerebbe in consiglio, come “surrogato”, il capo di gabinetto della Giunta Marsilio, Massimo Verrecchia, dirigente di Fdi di Avezzano. Ingresso impossibile se Quaglieri diventasse solo sottosegretario, figura che ad oggi non prevede la surroga. E seppure c’è un progetto di modifica dello statuto, i tempi per l’approvazione sarebbero troppo lunghi e incerti. Interesse di Marsilio è quello di trovare, a maggior ragione in vista della sua candidatura, una soluzione che non scontenti nessuno e che ricompatti la maggioranza per la volata finale della legislatura. Abruzzoweb |