Venerdì, 9 Febbraio 2007 NotizieE' morto a Chieti Leonardo Vecchiet. Fu il medico della nazionale italiana campione del mondo '82Profondo cordoglio nel mondo sportivo italiano per la perdita di un "medico illuminato"E' morto nell'ospedale di Chieti, Leonardo Vecchiet, medico della nazionale di calcio campione del mondo in Spagna. Nato a Trieste il 2 maggio 1933, risiedeva da tanti anni a Chieti dove era anche docente presso l'Università.
Leonardo Vecchiet è stato medico della nazionale di calcio per 17 anni, prima come aiuto di Fino Fini, dal 1970 al 1981, e poi, come principale responsabile dello staff, fino al 1986. Titolare della cattedra di Semiotica medica e Patologia speciale all'Università "D'Annnunzio" di Chieti, nonché direttore della Scuola di specializzazione in Medicina dello sport dello stesso ateneo, è stato responsabile della sezione medica del settore tecnico della Federcalcio, membro della commissione medica della Fifa e del comitato tecnico scientifico del Coni. Nel 1998 fu eletto presidente della"International Myopain society", l'associazione che si occupa di sindrome miofasciale e fibromialgia. Si era laureato all'Università di Firenze nel 1957, e aveva conseguito specializzazioni tra le quali tisiologia e malattie dell'apparato circolatorio, malattie cardiovascolari e reumatiche, dell'apparato digerente e del sangue.
ZOFF, PERDO AMICO VERO
La notizia lo ha colto di sorpresa: "E' un dolore autentico: perdo un amico vero...", Dino Zoff, campione del mondo e capitano di quella nazionale di Spagna con Giorgio Vecchiet ha vissuto giorni intensi: "Per questo non è possibile selezionare un ricordo diverso dall'altro - continua affranto - con lui, che era in pratica un compaesano, ho passato gioie e dolori calcistici indimenticabili. Era una persona straordinariamente mite, di cultura, serio. L'ultima volta ci siamo visti lo scorso anno con Paolo Rossi quando ha inaugurato una sua attività in Toscana: preciso, a modo, preparatissimo, davvero una perdita dolorosa...", ha chiuso Zoff.
ROSSI,CARNITINA E TORTE,GRAZIE A VECCHIET FUI PABLITO
Una fetta di torta, un bicchiere di latte, e poi un po' di carnitina. Ma soprattutto, "tanta competenza ed umanità". Dei campioni del mondo dell'82 Paolo Rossi è tra quelli più colpiti dalla scomparsa di Leonardo Vecchiet, il medico dell'Italia di Bearzot. "Devo un po' anche a lui se sono diventato Pablito", ricorda al telefono il capocannoniere di Spagna '82. ''Per me era come un padre, Sicuramente è stata una figura molto importante al Mondiale. Io vi arrivai non in grandi condizioni - racconta Rossi, che in Spagna arrivò con sole tre partite nelle gambe per la lunga squalifica scommesse appena scontata - e lui mi aiutò molto. Era un grande professionista, davvero molto preparato. Mi seguì con grande attenzione, e fui davvero fortunato".
Quattro partite senza reti, e poi l'exploit della tripletta al Brasile, al Sarrià di Barcellona: "Sì, un po' lo devo a lui - prosegue l'ex centravanti azzurro, che negli anni aveva continuato a frequentare Vecchiet con grande affetto - Era affidabile, curava la preparazione dell'atleta in maniera globale. Ricordo che la sera, alle 10, passava in stanza a controllare come andavano le cose. Per me aveva previsto un supplemento di dieta, mi portava personalmente una fetta di torta e un bicchiere di latte". E la carnitina? "Ah, sì, lui ce la propose e noi ci fidammo ciecamente", il ricordo di Rossi che sorride all'idea di quel piccolo segreto. "La davano ai bambini, era lecita, niente a che fare col doping. Ma ci dava quel qualcosa in più, se non altro a livello mentale". Fino al giorno in cui nacque la leggenda di Pablito.
MATARRESE: ERA MEDICO ILLUMINATO
"E' un periodo nel quale si aggiungono dolori su dolori, e questo è un dolore immenso". Antonio Matarrese ricorda così Giorgio Vecchiet, medico della nazionale italiana campione del mondo in Spagna nel 1982. A quell'epoca Matarrese era presidente della Lega calcio come oggi e vicepresidente Figc. "Grandissimo signore, entrava sempre in punta di piedi, con garbo", continua Matarrese, che nei giorni di Spagna dopo le prime brutte prove degli azzurri disse che ai calciatori italiani bisognava dare tanti calci nel sedere: "Ma non a lui - ricorda con un sorriso il capo della Lega - che era uno che chiedeva quasi scusa quando doveva sottoporti un problema e nel frattempo l'aveva risolto da solo. Aveva una grande virtù: ti trasmetteva sicurezza e tranquillità, cosa fondamentale per un medico della nazionale. Non regalava incertezze, era davvero un illuminatomedico sportivo, tanto che poi lo misi io a Coverciano come capo della struttura medica".
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