Mercoledì, 15 Novembre 2017 Nazionali

Letteratura e arte come benessere e felicità Il contributo di psicoanalisi e neuroscienze

Un saggio del prof. Guido Brunetti


Un pregevole saggio del professor Guido Brunetti intitolato “Psicoanalisi e
letteratura”, pubblicato in una rivista di neuroscienze e psichiatria, si rivela un
prezioso contributo sia alla conoscenza dei difficili meccanismi che sono alla base
dello sviluppo umano che al fondamentale rapporto tra cervello, psicoanalisi, scienza,
letteratura ed arte. Una lettura attraente consigliabile a tutti, specialmente a chi ama il
libro, la poesia, la pittura, la musica.
“Secondo una linea interpretativa metafisica e filosofica, che parte -afferma
Brunetti- dal mondo greco, con Omero, Esiodo, Platone e Aristotele, attraversa il
Medioevo e il Rinascimento e giunge a Kant, Hegel, Dostoevskij, Nietzsche,
Benjamin e alla psicoanalisi, l’arte, il bello, la bellezza vengono via via concepiti
come armonia, attrazione, opera di Dio, perfezione, ciò che piace, istanza etica,
accesso privilegiato al bene, al vero e al logos. Oggi, sono le neuroscienze a fornirci
sempre nuovi, persuasivi risultati ”.
Sono stati soprattutto Freud, Jung, Melanie Klein e Lacan a “sconvolgere” le teorie
in questione, mostrando come l’inconscio, i desideri sessuali e l’aggressività si
esprimano sul piano simbolico e iperbolico nell’arte e nei sogni. La creatività non è
affatto sotto il controllo dell’artista, ma è legata alle primitive pulsioni mentali, alla
costellazione edipica, ai conflitti interni e agli stati soggettivi dell’autore.
Ultimamente, le straordinarie scoperte delle neuroscienze stanno facendo luce sul
funzionamento del cervello e dei sistemi neurali che rendono possibile il processo
creativo, avviando una rivoluzione scientifica sul modo di considerare la mente, la
letteratura, l’arte.
Ciò che noi troviamo bello in un verso, nella pagina di un libro, in un disegno o in
un brano musicale- spiega il nostro autore- si è “evoluto” durante milioni di anni di
sviluppo mentale degli ominidi. La letteratura ha basi neurobiologiche, ha origine
nell’inconscio del cervello, ed ha la capacità di aumentare la fitness e contribuire alla
sopravvivenza della specie.
L’arte, come mostrano gli esperimenti neuroscientifici di brain imaging,
nell’attivare aree cerebrali e gruppi neuronali, agisce sull’umore e sull’ansia e
produce reazioni emotive che generano sensazioni di benessere e piacere,
appagamento e gratificazione. E’ stato scoperto che i feti rispondono alla musica con
cambiamenti nel battito cardiaco e che i bambini fin dai sei mesi di vita possono
riconoscere una melodia. Sono state notate poi altre reazioni fisiologiche, come un
​brivido nella schiena e variazioni nel ritmo cardiaco, insieme con sentimenti intensi,
irrazionali e talvolta violenti. Ulteriori ricerche hanno indicato che ascoltare un brano
musicale può provocare uno stato di ebbrezza, rilasciando sostanze legate al piacere e
all’euforia. E’ risultato che davanti alla Venere di Botticelli molte persone svenivano.
“L’incanto, le suggestioni e l’inquietudine di un verso, un dipinto, un brano
musicale o la pagina di un libro hanno la magia -dichiara Brunetti- di condurre l’arte
verso le vette meravigliose del sublime, rendendo il mondo un luogo più umano e più
felice”.
Nel solco di questa dimensione euristica, Brunetti esamina sulla base di altre
ricerche la figura e l’opera di quindici autori attraverso veloci pennellate che rendono
brillante il loro ritratto. Appartengono alla letteratura “alta” e comprendono tra gli
altri Torquato Tasso, Dostoevskij, Proust, Kafka, Rimbaud, Baudelaire, Joyce,
Virginia Woolf, Goncarov. Molteplici gli elementi comuni individuati: un io-diviso e
frantumato, il senso di angoscia e sofferenza esistenziale, una solitudine interiore,
stati di nevrosi, una pulsione di morte, il demone del male, la ricerca dell’inconscio.
Per molti, l’unico sollievo a queste visioni tormentate è rappresentato dalla scrittura.
In alcuni autori, come Tasso, Dostoevskij e Manzoni, emerge prepotentemente la
dimensione del sacro, del trascendente, di Dio. In particolare, Dostoevskij, definito il
discepolo di sant’Agostino, coglie “la scintilla divina” nell’essere umano,
evidenziando la tragedia religiosa dell’Occidente, che ha smarrito il Cristo.
“L’insieme di queste riflessioni richiama con forza - sostiene il noto scrittore -
l’esigenza di promuovere la letteratura e l’arte già nella scuola dell’infanzia.
L’educazione deve cominciare con il disegno, la poesia, la scrittura per stimolare e
affinare le qualità cognitive ed emotive del bambino nonché le virtù individuali, come
la creatività, la motivazione, il controllo. Esperimenti di neuroscienze ci rivelano che
i neonati sembrano avere già innato senso del bene e del male e sono in grado di
elaborare rappresentazioni astratte e sofisticate”.
Al termine di questo colloquio, chiediamo al prof Brunetti di darci un flash su due
autori cari agli abruzzesi, D’Annunzio e Dante G. Rossetti.
“D’Annunzio, come tutta la letteratura decadente, cerca di esplorare il mondo
dell’inconscio. E’ il cantore di stati d’animo soggettivi, di invenzioni e sonorità
poetiche. Una ricchezza di armonia. I suoi versi evocano il suono della pioggia e
dell’acqua che scorre...I suoi paesaggi sono stati dello spirito, incantano e affabulano
attraverso i loro miraggi visionari, tra allegorie, simbolismo e mitologia. Un poeta
moderno, che rivela una grande capacità di costruzione e ‘divinizzazione’ musicale
del verso, che raggiunge vette di pura perfezione”.
Da parte sua, l’arte di Dante G. Rossetti, pittore e poeta, figlio di Gabriele Rossetti
(Vasto 1783), è “ispirata alla rappresentazione di un mondo interiore con allusioni

Anna Gabriele