Mercoledì, 16 Gennaio 2013 Vasto

Il 1799 a Vasto: La Repubblica Vastese

Il ricordo di alcuni eventi molto importanti registrati nella parte finale di quel secolo

di Nicolangelo D'Adamo

Nella toponomastica di Vasto viene ricordato un importante episodio politico accaduto in città alla fine del 1700: la proclamazione della Repubblica.
La Rivoluzione Francese prima e l’ascesa al potere di Napoleone dopo, ebbero enormi ripercussioni sui diversi staterelli italiani, e soprattutto la nascita delle prime repubbliche accese notevoli entusiasmi. A Vasto la presenza dell’esercito francese, di stanza a Pescara, convinse alcuni esponenti della borghesia locale, in accordo con il generale francese Le Monnier, di instaurare un governo repubblicano in città, anticipando i possibili sviluppi dell’azione militare napoleonica.
E così nel Natale del 1798 il governo cittadino fu assunto da un Giunta provvisoria formata da cinque membri, ovvero Paolo Codagnone, Filippo Tambelli, Romualdo Celano, Francesco Ortenzio e Floriano Pietrocola. Ma l’evento, inaspettato e frettoloso, in città non fu capito e non suscitò alcun entusiasmo. La stessa coccarda tricolore, messa sulla porta del municipio, durante la notte, fu anche rimossa da mano ignota.
Insomma fu una operazione oligarchica, èlitaria senza nessun legame con il popolo.
Per un mese il governo “repubblicano” operò nell’indifferenza generale. Senonchè il 2 febb. 1799 la reazione popolare fu violentissima e sfociò nel sangue. Ecco i fatti:
Verso mezzogiorno, al grido di “Viva il Re”, la rivolta popolare scoppiò con l’attacco al Municipio e al Tribunale, dove vennero distrutti tutti i mobili e purtroppo bruciati anche importanti documenti. La massa inferocita, guidata da una popolana di nome Angiola Teresa Scrippina, saccheggiò le case dei membri della Giunta e mentre Romualdo Celano riuscì a salvarsi rifugiandosi nella casa di campagna di un amico, Alfonso Boschetti fu ammazzato con una fucilata.
Le violenze durarono quasi un mese e, in seguito ad un processo sommario, purtroppo furono condannati a morte i membri della Giunta Francesco Ortenzio e Floriano Pietrocola: l’esecuzione avvenne al largo del Castello (l’attuale Piazza Rossetti).
Finalmente il 27 febbraio giunse a Vasto un contingente dell’esercito francese composto da oltre mille uomini che sedò subito la rivolta ed insediò una nuova Giunta composta dai baroni Pasquale Genova, Alessandro Muzii, Romualdo Celano, Nicola Barbarotta, Angelo Maria de Pompeis e, in qualità di presidente, Venceslao Mayo, amministratore delle proprietà dei d’Avalos.
Inoltre furono arrestati 200 rivoltosi e molti di essi vennero fucilati.
L’amministrazione filofrancese durò però fino all’arrivo dell’esercito sanfedista, che apparve alle porte di Vasto il 18 giugno al comando di Giuseppe Pronio. Il generale Nicola Neri, che comandava il contingente francese composto da soli mille uomini, pensò bene di allontanarsi di notte e non sfidare i sanfedisti che erano invece in 4200.
La mattina dopo ci fu la resa della Giunta. I sanfedisti risparmiarono la città in cambio di 8400 fiorini ed insediarono una nuova amministrazione comunale con il luogotenente Giovanni Battista Crisci ed il mastrogiurato Pietro Laccetti.
Il clima politico antirepubblicano, però, cambiò ancora una volta nel 1806 con il ritorno dei Francesi. Infatti quando il 22 luglio di quell’anno si seppe della caduta di Gaeta, in città ci fu una esplosione di gioia collettiva e si cantò addirittura un solenne Te Deum di ringraziamento annunciato dalle campane che suonarono a festa molto a lungo.