Martedì, 26 Ottobre 2010 Abruzzo

Venturoni, un anno fuori dalla giunta

Mano pesante del giudice contro l'assessore che ricorre al tribunale del riesame

Pubblicato su "Il Centro"

di Lorenzo Colantonio

TERAMO. Un anno fuori dalla giunta Chiodi. Dodici mesi senza alcuna possibilità di partecipare alle scelte del governo regionale. Più che mano pesante, sulla testa di Lanfranco Venturoni si abbatte una pietra tombale. Il gip, Guido Campli, ha respinto la seconda istanza di revoca degli obblighi di dimora a Teramo. Una misura che, come scadenza, ha i «termini di legge», cioè un anno. Ma l'assessore non s'arrende. Con i suoi legali, ricorre a un giudice terzo.

Sarà il tribunale del riesame dell'Aquila a decidere se Venturoni, rimasto per 23 giorni agli arresti domiciliari per ipotesi d'accusa di corruzione, peculato e abuso nella rifiutopoli d'Abruzzo, può partecipare a giunte e consigli regionali, senza dover chiedere il permesso a gip e procura di Pescara, che gliel'hanno già negato due volte.

L'ultima, sabato scorso quando Campli, supportato dal parere negativo della procura, ha respinto l'istanza degli avvocati Lino Nisii e Guglielmo Marconi.
Con pochissime righe, scritte a penna, il giudice dà lo stop all'assessore.
Campli è laconico. Non dà spiegazioni e non risponde per niente alla richiesta principale, quella di revoca degli obblighi di dimora nel comune di Teramo. Ma rigetta ogni altra richiesta perché «incompatibile con la misura in atto». Cioè vieta, per la seconda volta all'assessore, la possibilità di partecipare a giunte e consigli. Ma autorizza Venturoni ad allontanarsi da Teramo solo per sabato 23 ottobre. Tant'è che l'assessore si è potuto recare a Tortoreto per partecipare al matrimonio di un nipote, dopo essere intervenuto al convegno, organizzato dall'assessore Mauro Di Dalmazio, dal titolo «Il modello Teramo». Che però per la procura non è un esempio da seguire. Basta leggere alcuni passi dell'ordinanza dei pm Varone e Mantini per capire il loro pensiero su ciò che, più che un «modello», sarebbe una sorta di associazione criminale nell'ambito dei rifiuti.

Ma la sanità che c'entra? Perché il doppio divieto a partecipare al governo di Chiodi. «La Team Tec e Di Zio», dice Venturoni al telefono, «sono peraltro fatti antecedenti alla mia nomina ad assessore». Eppure il giudice gli vieta di occuparsi ancora di tagli alle spese sanitarie, di cliniche private e di piccoli ospedali da cancellare. Se ci trovassimo di fronte a un tribunale amministrativo, la difesa di Venturoni potrebbe parlare di «sviamento di potere», cioè di un provvedimento (gli obblighi di dimora) il cui obiettivo reale è un altro.
Ma nel ricorso al tribunale del riesame gli avvocati di Venturoni comunque scrivono che si tratta di una misura incompatibile con le esigenze cautelari. Non solo perché non c'è più alcun pericolo, in ipotesi, di ripetere reati sui rifiuti ma soprattutto perché non si può obbligare Venturoni e rimanere proprio nei luoghi dove, secondo la procura, lui avrebbe commesso i reati che gli costeranno un anno di esilio dalla giunta Chiodi.