Sabato, 1 Settembre 2007 Notizie

Vasto: tutti sapevano di quell'antica cisterna romana ma nessuno si è mosso

Nelle indagini in corso relative alla distruzione di quella preziosa testimoniana emergono gravi responsabilità

di PAOLA CERELLA E' buio sull'antico acquedotto romano "delle Luci". Ha sollevato un vero polverone la notizia che uno dei pozzi (le cosiddette "Luci", risalenti al I secolo d.C.) facenti parte della condotta idrica di epoca romana, che dalla zona di Sant'Antonio Abate scende verso il costone per poi proseguire lungo via Tre Segni, sarebbe andato distrutto a causa dei lavori di realizzazione di un fabbricato per civili abitazioni, costituito da 5 piani fuori terra, oltre al piano sottotetto e a quello seminterrato, ubicato nella zona di San Michele e, più in particolare, in una fascia di terreno digradante a valle lungo il costone orientale di Vasto. I lavori in questione, come abbiamo avuto già modo di scrivere, ieri l'altro sono stati bloccati in maniera cautelativa con un provvedimento a firma del sindaco Luciano Lapenna. Oggi a scendere in campo è l'avvocato Arnaldo Tascione, che rappresenta i cittadini residenti in via San Michele i quali, già il 27 marzo scorso, presentarono un esposto denuncia al sindaco di Vasto, al Servizio Regionale di Difesa del Suolo dell'Aquila, al Servizio delle Attività Tecniche e Territoriali della Provincia di Chieti (ex Genio Civile), alla Prefettura di Chieti e alla Procura della Repubblica di Vasto. All'esposto è seguita, in data 30 maggio 2007, una denuncia querela alla Procura della Repubblica di Vasto e alla Procura Generale presso la Corte d'Appello dell'Aquila. Il 3 agosto scorso, poi, i residenti si sono rivolti anche al Ministero per i Beni e le Attività Culturali e al Corpo Forestale dello Stato. «Attraverso i vari esposti - spiega l'avv. Tascione - abbiamo denunciato non solo la assoluta pericolosità e franosità del suolo oggetto di cementificazione, ma anche il fatto che quest'ultimo è attraversato dalla condotta idrica di epoca romana "delle Luci" e che il realizzando fabbricato andrà ad insistere sulla condotta medesima, che capta le acque sorgive di contrada Luci e zone limitrofe e le convoglia nell'abitato antico di Vasto. Va detto che l'acquedotto, pur nell'abbandono, è tuttora attivo e, nei periodi di piovosità, convoglia notevoli quantità di acqua». Tutti, dunque, sapevano. Ma allora perché la Soprintendenza Archeologica, a seguito di saggi, in data 22/05/2007, ha rilasciato il nulla osta alla realizzazione del fabbricato? E' difficile comprenderlo. Quel che è certo è che, lo scorso 10 agosto, il soprintendente archeologo d'Abruzzo, Giuseppe Andreassi, in risposta all'esposto presentato dall'avv. Tascione a nome dei residenti in via San Michele, disponeva che il funzionario responsabile dell'istruttoria effettuasse «con urgenza ulteriori accertamenti per le successive determinazioni a tutela del patrimonio archeologico».