Domenica, 16 Settembre 2012 Vasto«Portami l’olio» il linguaggio dei clan nel traffico di armiLe frasi e i riferimenti intercettati dagli investigatori vastese interrogato dal Gip. Il difensore: è estraneo ai fatti«Vieni a trovarmi e portami l’olio». E ancora: «...è necessario comprare una nuova marmitta per il motorino». Frasi e riferimenti banali. Non per gli investigatori che da mesi indagavano sul clan Ferrazzo. Molte di queste conversazioni hanno incastrato Eugenio Ferrazzo, 34 anni, raggiunto giovedì nel carcere di Pescara, dove sconta una pena di 9 anni inflitta dal tribunale di Vasto, da un nuovo ordine di custodia cautelare del Gip di Milano, Donatella Buonamici, per traffico internazionale di armi e droga.
L’olio e le “donne” erano in realtà la droga, le “marmitte” e i “motorini”, le armi. Grossi quantitativi di armi che Eugenio Ferrazzo era riuscito a procurarsi, secondo il Pm della Direzione distrettuale antimafia (Dda), Mario Venditti, per far fronte a una imminente recrudescenza della faida familiare per la successione ai vertici della cosca calabrese affiliata alla ’ndrangheta. Questa mattina Ferrazzo chiarità la propria posizione nel corso dell’interrogatorio per rogatoria che il giudice Massimo Canosa farà a Lanciano. L’indagato sarà assistito dall’avvocato Giovanni Cerella. «Devo ancora leggere il fascicolo. Al momento ogni dichiarazione potrebbe rivelarsi inesatta», afferma diplomaticamente il difensore. È stato sottoposto ieri all’interrogatorio di garanzia nel carcere di Pescara, Mirko De Notaris, 36 anni, vastese, finito nei pasticci la prima volta nel gennaio 2010. L’uomo, incappato in un posto di blocco a Castelnuovo Scrivia (Alessandria) non si fermò all’alt dei carabinieri e rischiò d’investire un maresciallo dell’Arma di Tortona. Venne arrestato con l’accusa di tentato omicidio e resistenza a pubblico ufficiale. «De Notaris questa mattina (ieri per chi legge, ndc) ha risposto alle domande del Gip, Gianluca Sarandrea, incaricato dalla Buonamici, chiarendo la sua posizione e soprattutto l’infondatezza dell’accusa di traffico internazionale di armi», afferma l’avvocato Massimiliano Baccalà, difensore di De Notaris. «Il mio cliente ha commesso una sciocchezza nel 2010 (peraltro l’accusa di tentato omicidio è caduta ed è rimasta solo la resistenza a pubblico ufficiale, ndc), ma è del tutto estraneo a questa vicenda. De Notaris non ha mai avuto alcun contatto con i Ferrazzo. Anzi, non li conosce proprio», dichiara l’avvocato Baccalà. «Mirko è incensurato e mancano le esigenze di natura cautelare per trattenerlo in carcere: per questo ho chiesto la sua remissione in libertà o in subordine gli arresti domiciliari», aggiunge il difensore. Il Gip si è riservato cinque giorni per esprimersi in proposito dopo aver consultato la collega di Milano titolare dell’inchiesta. Nei prossimi giorni sarà ascoltato anche il padre di Eugenio Ferrazzo, Felice, ex collaboratore di giustizia. In veste di pentito il 17 dicembre 2010, nel corso del documentario Rai “L’onore del sangue”, fu proprio lui a confermare la metastasi della ’ndrangheta in Svizzera e il traffico d’armi con l’Italia. Di lui si ricordano bene a Termoli, città in cui l’uomo ha abitato e in cui vennero trovate 50 armi in un garage che aveva in uso. Gli investigatori non escludono confronti fra li indagati. Paola Calvano |