Giovedì, 30 Settembre 2021 Abruzzo

D'Amico, ex Rettore di Teramo, assolto perchè "il fatto non susssite"

Era finito a processo per un doppio incarico

 Assolto, dopo tre anni di udienza, l’ex rettore Luciano D’Amico perché il fatto non sussiste.

L’inchiesta era quella relativa al doppio incarico come rettore dell’università e presidente del cda dell’Arpa Spa, l’attuale Tua. Doppio incarico che , in base alle ricostruzioni della Procura, avrebbe permesso a D’Amico di percepire indebitamente 57mila euro. Secondo l’accusa, infatti, la posizione ricoperta per Tua gratuitamente gli avrebbe di fatto impedito svolgere l’attività di docente a tempo pieno, requisito la legge prevede come necessario per poter ricoprire la carica di rettore.

Contestato inoltre a D’Amico anche il peculato a seguito della consegna, di 10 tablet dell’università al personale tecnico di supporto,in occasione  della cerimonia ‘Welcome Matricole’,

Con l’ex rettore sono stati assolti l’ex preside di Scienze della comunicazione Stefano Traini, accusato di abuso d’ufficio, e Mauro Mattioli all’epoca direttore amministrativo della fondazione dell’ateneo accusato di un episodio di peculato

A difendere Luciano D’Amico, l’avvocato Tommaso Navarra, Gennaro Lettieri e Renzo Di Sabatino.

DI PASQUALE (PD), “ASSOLUZIONE RIEMPIE DI GIOIA MA ANCHE DI AMAREZZA”

“La notizia dell’assoluzione del rettore emerito dell’Università di Teramo, Luciano D’Amico, e con lui dei professori Mauro Mattioli e Stefano Traini, mi riempie di gioia e di amarezza”.

Lo scrive in una nota la presidente del Pd Abruzzo Manola Di Pasquale, che aggiunge: “Di gioia, perché si chiude, con la dichiarazione di insussistenza del fatto, una vicenda, quella del cosiddetto “doppio incarico” che aveva allungato ombre sull’attività professionale e sul valore umano di un uomo come Luciano D’Amico, che ha fatto di tutta la sua vita una manifestazione del valore della correttezza e dell’impegno. L’assoluzione piena, conferma non solo il valore dell’azione accademica, ma la statura di un uomo che, chiamato a mettere il suo tempo e la sua professionalità al servizio dell’interesse pubblico, aveva risposto senza indugi a quella chiamata”.

“Di amarezza, perché inevitabilmente gli anni assorbiti da questa vicenda, hanno visto sacrificate proprio quelle doti umane e professionali di Luciano D’Amico. Anni che si sarebbero potuti investire per la crescita e lo sviluppo dell’Abruzzo in tante direzioni, e ai quali guardo oggi come a quelli di una occasione perduta”.

“Da avvocato, da donna di legge, so quanto sia fondamentale il principio della Giustizia quale garante del controllo delle regole, ma so anche quanto i tempi di queste garanzie debbano conoscere ben altra velocità, anche riportando le valutazioni sulle indagini nelle mani dei procuratori”, conclude Di Pasquale.