La frana del 1956 è l'evento catastrofico più grave da cui sia stato investito l'abitato di Vasto.
La mutilazione del tessuto urbano ha raggiunto allora dimensioni (circa 40 ettari di superficie) mai toccate in precedenza: una delle aree più suggestive e antiche della citta, ricca di edifici pubblici e privati di inestimabile valore storico ed architettonico, che si allungava a mezzaluna sulla panoramica via Adriatica, da località Le scalette a località Madonna delle Grazie, è finita completamente inghiottita dalla voragine.
Un precedente crollo aveva investito la zona nel 1942. Negli anni seguenti, ma soprattutto nel 1945, erano stati effettuati lavori di consolidamento mediante la costruzione di un grande muro di sostegno. Ma di nuovo nel 1953 si notarono preoccupanti lesioni in alcuni fabbricati del rione San Pietro: segni premonitori, per quanto colpevolmente poco considerati, di ciò che sarebbe accaduto tre anni dopo. Come nel 1816, quando la frana del rione S. Maria aveva trovato la sua causa scatenante nello scioglimento delle nevi quell'anno cadute in eccezionale quantità, anche nell'inverno del 1956 s'erano avute abbondanti precipitazioni nevose, cui si aggiunsero poi intense e ripetute piogge. Il suolo cominciò a scuotersi con straordinaria potenza il 22 febbraio 1956, ma poi gli smottamenti continuarono per tutta la primavera e parte dell'estate.
Grazie ai controlli e alle preventive evacuazioni degli abitanti non ci furono vittime, ma varie decine di fabbricati (per la precisione oltre 150 alloggi con circa 700 vani), compreso il maestoso palazzo delle Poste, fatto costruire dal leader della Sinistra storica vastese Francesco Ponza (detto perciò anche palazzo Ponza), vennero travolte dal movimento franoso.
Le soluzioni adottate nell'opera di risanamento e consolidamento dell'area franosa, dietro suggerimenti del Genio civile, sono state molto discusse e controverse, tanto nella fase di esecuzione che poi negli anni seguenti. In particolare ha suscitato perplessità la decisione di abbattere definitivamente l'antica chiesa di San Pietro, di cui oggi rimane solo parte della facciata, col trecentesco portale che da sull'antistante piazzetta.
Stralcio dal libro di Costantino Felice
"Vasto - Un profilo storico (economia, società, politica, cultura )" 2001 - La Ginestra Editrice - L'Aquila