Sabato, 18 Aprile 2015 San SalvoUna vendetta personale dietro la sparatoria al barLe videocamere incastrano il componente della gang arrestato il giorno dopoPiù che un regolamento di conti, ad armare la mano di Fasli Faslia potrebbe essere stata una vendetta personale. Il disoccupato forse voleva vendicare un affronto subito. Un grave torto. Ha deciso di affrontare il rivale. Lo ha fatto raggiungendo da solo il bar dove sapeva di poter trovare Clirim Tafili. Ma la sua reazione era prevista da Tafili che non era solo. Faslia è stato “salutato” con tre colpi di pistola ai quali sono seguiti altri 9 spari. Quattro dei protagonisti della sparatoria sono in carcere. Presto le manette potrebbero scattare ancora. «Le indagini non sono affatto concluse», conferma il tenente Domenico Fiorini, comandante dei carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Vasto. IL FERITORE. Le immagini della sparatoria davanti al bar Evelin riprese dalle telecamere mostrano l’inquietante sequenza e soprattutto rivelano che a sparare a Fasli è stato Lulzim Bimi, 28 anni. Il giovane subito dopo aver sparato è fuggito, è tornato a casa, ha preparato la valigia e si è nascosto riuscendo per qualche ora a far perdere le proprie tracce. «L’attività investigativa ci ha permesso di accertare che al conflitto a fuoco aveva avuto una parte attiva, esplodendo colpi di pistola contro Fasli Faslia, Clirim Tafili. Ma l’imprenditore di 46 anni conosciuto dalle forze dell’ordine non è stato quello che ha colpito Fasli», annotano i carabinieri. I militari dell’Arma del Nucleo investigativo del comando provinciale di Chieti e i colleghi della caserma di San Salvo hanno accertato che martedì sera a ferire Fasli con tre colpi di pistola alle gambe è stato Lulzim Bimi. «L’uomo è stato rintracciato, nel tardo pomeriggio di mercoledì, all’interno dell’abitazione del suocero, a San Salvo», spiegano i carabinieri. Bimi non ha opposto resistenza all’arrivo dei militari. Sapeva di essere braccato ma sperava di riuscire a far passare un paio di giorni per allontanarsi. I militari lo hanno portato nel carcere di Torre Sinello con l’accusa di tentato omicidio e porto abusivo di armi. IL QUARTO FERMO. È stato invece rintracciato nel centro cittadino di San Salvo Elvin Tafili, fratello di Clirim . «Elvin Tafili quella sera non ha preso parte alla sparatoria, però era anche lui armato, per questo è accusato di porto abusivo di armi», dice il tenente Fiorini. I tre albanesi finiti a Torre Sinello sono in isolamento. A difenderli sono gli avvocati Alessandro Orlando, Giovanni Cerella e Antonello Cerella. Ieri non hanno potuto vedere i propri assistiti. LA DIFESA. «Di sicuro Clirim Tafili non ha sparato. Ha chiesto anche la prova dello Stuv sui suoi abiti. Dal primo minuto ha dichiarato di non aver sparato», afferma l’avvocato Orlando. «Anzi, è stato Tafili a chiamare l’ambulanza per Fasli». Il disoccupato è stato operato alla gamba ferita. Fasli è la figura chiave. Il suo interrogatorio è importante. Martedì sera è andato da solo davanti al bar Evelin. Sapeva di rischiare la vita. Il suo comportamento fa pensare che fosse sconvolto. Ma più per vicende personali che per altro. Difficile pensare che potesse gestire da solo un eventuale regolamento di conti fra bande rivali. Ma sono ipotesi che al momento devono ancora essere accertate. Così come è da accertare se Fasli Faslia avesse legami con il bar Totalino di via Del Porto, a Vasto, teatro di un attentato lo scorso 23 marzo. I carabinieri non escludono collegamenti fra quell’episodio e la sparatoria di martedì. La Procura indaga anche sulle armi. I quattro finiti in manette erano tutti armati. Quante altre persone dello stesso gruppo avevano una pistola quella sera? E soprattutto perché giravano armate? Interrogativi inquietanti. «Le indagini sono solo all’inizio», sottolineano i carabinieri. Paola Calvano |