Giovedì, 1 Novembre 2012 Vasto

Pansa: “Votiamo i partiti turandoci il naso”

Il punto G

“Forse ricordate di quando Indro Montanelli disse: «Turatevi il naso e votate Dc». Accadde alla vigilia delle elezioni politiche del 1976. Erano quelle del sorpasso, temuto o sperato, che il Pci avrebbe compiuto sulla Balena democristiana. Con un buon anticipo sul voto, nel maggio 1976, da Telemontecarlo dove il Giornale nuovo curava il notiziario, il grande Indro lanciò quell’appello ai suoi lettori. Turarsi il naso e votare divenne un obbligo per chi non voleva la vittoria delle Botteghe Oscure. E il sorpasso non ci fu. Anche oggi dovremmo turarci il naso. Ma non per votare una Dc che non esiste più da un pezzo. Il voto dovremmo darlo ai partiti politici rimasti sulla piazza. D’accordo, per usare un’altra parola che Montanelli amava, il lezzo è davvero forte. Le parrocchie della Casta fanno abbastanza schifo. Sono dinosauri inquinati dalla corruzione, dalle risse interne, dall’incapacità a cambiare davvero e da una arroganza senza limiti. Ma rappresentano sempre un rischio minore rispetto al nullismo anarchico di chi li vorrebbe morti e sepolti: il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo”.

Giampaolo Pansa, Libero 1 novembre 2012

Il punto G
di Davide D’Alessandro

L’apertura della nota non è consueta, giacché riguarda la citazione di un editoriale dedicato alla politica nazionale, firmato da uno dei grandi giornalisti rimasti, ma per me, che mi sono nutrito a pane e Pansa, leggerlo è stato come tirare un sospiro di sollievo. Non perché adori il lezzo davvero nauseabondo dei partiti che, per giunta, non sono veri partiti, ma perché giudico il “nullismo”, oggi di Grillo, ieri di qualche altro e domani di chissà chi, molto più pericoloso. Badate: nei momenti di declino, di grande confusione, di caduta dell’Impero, è sin troppo facile cedere e affidarsi a chi appare nuovo, diverso, pulito, seducente, promettente. Il comico genovese non è il primo e non sarà l’ultimo nella storia della politica. Ma a chi segue ogni giorno i fatti e i misfatti della politica, mai come oggi si richiede un atto di consapevolezza e di maturità. Il capo politico che raggiunge a nuoto la Sicilia; il grande comunicatore che assurge a uomo solo al comando, mentre sembra distante dall’oggetto che scatena il suo unico interesse, il Potere; il guru che adotta slogan tipo “Votate per Voi”, mentre in realtà Votate per Lui; il ducetto che mette a tacere i propri attivisti, rei di frequentare i salotti televisivi, schiavi del godimento catodico da punto G, perché una sola dev’essere la Voce, cioè la Sua; non fa affatto ridere o, meglio, preoccupa proprio mentre cerca di far ridere. Il Beppe Grillo di “Te la do io l’America” mi faceva impazzire, il Beppe Grillo di “Te lo do io il Parlamento” mi fa rabbrividire. Nel fascio (già, il fascio) che contiene tutte le erbe, alcune, è ovvio, sono indiscutibilmente sacrosante. Questi finti partiti, così nauseabondi, così personali, così castali, così lontani dal senso comune, dal vivere quotidiano della gente, hanno totalmente fallito la prova. Ma non è Grillo la soluzione, non può esserlo. Lui è parte di una malattia dalla quale gli italiani non riescono a guarire: il populismo mischiato al nullismo, come scrive Pansa. Ogni tanto, in questo Paese, basta leggere gli studi di Marco Tarchi, si affaccia all’orizzonte un Salvatore. Ma non salva nessuno. La sua irreprimibile voglia di “miracol mostrare”, il suo sconfinato egocentrismo da affermare, il suo irrefrenabile gusto della conquista, la sua bulimica propensione a riempire e occupare tutti gli spazi, salvano soltanto se stesso, producendo il più stratosferico degli orgasmi, il suo. L’esaltazione del suo punto G. Il punto Grillo. Italianiiii!!! Poveri italiani.