Lunedì, 7 Marzo 2011 Nazionali

I 150 anni dellìUnità d'Italia occasione unica per riflettere e rilanciare i valori

La lezione di Benigni a Sanremo sull'inno nazionale ha provocato positive reazioni

Centocinquantesimo dell'unità d'Italia. Dopo avere assistito con interesse e ammirazione alla lezione "sull'Inno di Mameli" tenuta da Roberto Benigni durante il festival di Sanremo mi sono accorto che qualcosa dentro di me era mutato, esplosa, qualcosa che mi girava da tempo nello stomaco aveva trovato in me quelle acquisizioni, da sottoporre ad una giusto ragionamento. L'esegesi sull'Inno è riuscito a comporre il puzzle, facendomi comprendere il vero senso e il valore da dare alla festa del centocinquantesimo. E' in questo scenario che mi appaiono chiari anche gli inviti del nostro Presidente della Repubblica rivolti a tutta la classe politica. Non è facile raccontare e far comprendere in pochi minuti la storia dell'unità d'Italia, ma Benigni è riuscito in un risultato che rimarrà un evento meraviglioso. L'unità d'Italia come è stato detto è un fatto meraviglioso un fatto necessario, incontrovertibile, che non può esser variato da nulla, "LEGA Nord compresa". Un fatto miracoloso, perfetto ed immacolato poiché reso tale dal sacrificio di uomini che credevano in un ideale, anche se sentito con sfumature diverse e inquadrato da differenti angolazioni. Uomini, di valore uguale fra di loro a qualsiasi versante appartenessero. Il loro sangue è stato il doloroso, tragico, sublime collante di fatti e mondi diversi, di mentalità ed usi differenti, di rabbie ed estasi di uguale intensità. Da tutto questo è nata la nostra ITALIA. In un brano tratto dall'Adelchi "Dagli atri muscosi, dai fori cadenti, dai boschi, dall'arse fucine stridenti, dai solchi bagnati di servo sudor, un volgo disperso repente si desta; intende l'orecchio, solleva la testa percosso da novo crescente rumor", Manzoni interpreta il clima risorgimentale dell'Italia divisa in tanti piccoli stati, che aveva perso la sua unità territoriale divenendo preda di invasori di vario genere, fino a perdere dignità e prestigio e diventare popolo schiavo di potenze straniere che avevano sradicato il sentimento di Patria Unità, favorendo un separatismo che giovava ai soli dominatori e rendendo i cittadini massa da usare e sfruttare. Ma nei secoli nel popolo era rimasta l'ansia di poter riconquistare quell'unità perduta che un tempo lo aveva reso grande. L'esegesi sull'Inno di Mameli ci racconta quanto avvenuto, più di un secolo e mezzo fa, e questo ci deve far riflettere. Oggi sono trascorsi centocinquanta anni dall' unità d'Italia e tenendo presente che il tempo della storia è diverso da quello degli uomini, sembra che stiamo nel bel mezzo della crisi: Il Nord vuole il federalismo, il Sud lo teme, stiamo attraversando un momento politico particolarmente delicato. Ci si dimentica che l'Italia non è nata, così come qualcuno diceva, per essere un'espressione geografica ma essere un Paese e sono tante le cose che tengono unito questo nostro paese, prima di tutto la lingua, e quando un popolo esprimendosi, si capisce si instaura fra i cittadini un rapporto di fratellanza. Altro legame è la religione, tutta l'Italia è cattolica e la Chiesa nel tempo ha disseminato l'Italia di grandi e piccoli centri di raccolta, di cultura e di fede spirituale e oggi sono patrimonio dei piccoli comuni ed in tutti questi luoghi di culto si celebrano le medesime funzioni, si fanno le stesse prediche e si insegnano le stesse cose, quindi c'è un filo comune che continua ad unire il popolo Italiano. Un altro legame, è l'ingegno, la prontezza mentale, la facilità di adattamento o di apprendere di cui il popolo Italiano ha sempre goduto, alimentato dalle continue invasioni di stranieri che scorrazzavano nella penisola portando anche le loro conoscenze e le loro culture e suscitando nel popolo la necessità di sapersi barcamenare senza troppo rimetterci. Certo il processo dell'unità è durato tanto tempo. Ma tutti noi oggi dobbiamo ringraziare, chi ha creduto e operato nel nome dell'Unità, perché con il loro operare, sia in positivo che in negativo, sono riusciti a darci l'Italia. A noi oggi spetta il compito di voler bene a questa nostra nazione, di difenderla e apprezzarla sempre nel bene e nel male come si fa con la propria famiglia. Teniamoci stretti i valori consegnateci da chi è vissuto prima di noi e cerchiamo di renderli migliori per lasciarli ai nostri figli ed alle generazioni future.

Daniele Leone