Sabato, 3 Gennaio 2009 Nazionali

Tenaglia ed il caso Pescara irrompono nella politica nazionale

La proposta del ministro ombra della Giustizia riapre il dibattito

Pubblicato su "Il Messaggero"

Ed ecco che il "caso Pescara" torna al centro del dibattito politico nazionale sulla riforma della giustizia. L'occasione arriva dalle dichiarazioni del ministro ombra della giustizia, Lanfranco Tenaglia, che punta giustamente su un punto chiave della riforma per la quale non serve certo toccare la Costituzione. E cioè affidare ad un collegio, e non ad un singolo giudice, la difficile e delicata decisione sulla custodia cautelare. Gli risponde subito il presidente dell'Unione delle camere penali, Oreste Dominioni, che sostiene che oggi si sente questa necessità proprio perchè «si avverte un forte allineamento del gip sulle richieste del pm, come è accaduto nella vicenda di Pescara, dove il gip si è appiattito sulle posizioni del pm e poi c'è stato un cedimento alle fortissime pressioni determinate dal partito di provenienza dell'indagato. Il difetto è nel manico - aggiunge Dominioni - nel nostro ordinamento il giudice partecipa a una funzione generale comune a quella dell'accusa, la persecuzione penale. Ed è questo che impedisce un forte controllo giurisdizionale sulla funzione di accusa». Per Enrico Costa, capogruppo del Pdl in Commissione Giustizia alla Camera, «occorre seriamente riflettere su opportuni miglioramenti normativi da apportare in tema di custodia cautelare, affinchè si limitano i rischi di errori giudiziari clamorosi che incidono sulla libertà delle persone... Emblematici sono i casi verificatisi negli ultimi giorni a Potenza ed a Pescara dove si è giocato con la libertà e la reputazione delle persone con una superficialità che fa rabbrividire».