Mercoledì, 3 Dicembre 2025 Vasto

Atti persecutori e maltrattamenti aggravati alla moglie, assolto dal Tribunale di Vasto

L’uomo è stato condannato solo per il reato di minaccia aggravata

Il Tribunale di Vasto, in composizione collegiale, a seguito di camera di consiglio durata circa due ore, in data odierna ha condannato ad un anno di reclusione per minacce aggravate con l'uso di arma, I.L. di Vasto. L’uomo in realtà era accusato di 4 capi d'imputazione di reati ben più gravi quali: maltrattamenti aggravati dalla presenza del minore, atti persecutori aggravati dall'averli commessi alla presenza del minore, violazione di domicilio aggravata dalla violenza sulle persone, accesso abusivo a sistema informatico o telematico aggravato.

L'uomo, sottoposto dal G.I.P. de L'Aquila anche alla misura cautelare dell'obbligo di dimora a Vasto poi nell'obbligo di dimora a San Salvo, veniva assolto con formula piena per il reato di violazione di domicilio (pena da due a sei anni) e accesso abusivo a sistema informatico (pena fino a tre anni di reclusione) e veniva dichiarato improcedibile il capo d'imputazione riguardante il reato di maltrattamenti aggravati (dai 3 ai sette anni)  per essere stato lo stesso derubricato in percosse. Infine il reato di atti persecutori (da 1 a 6 anni e 6 mesi) aggravati veniva derubricato in minaccia aggravata da cui è scaturita la condanna.
L'accusa iniziale forniva un quadro molto grave per I.L. il quale solo grazie alla prontezza nell'usare il telefono è riuscito a registrare e video registrare alcuni momenti di vita della coppia che hanno permesso, insieme ad altri elementi probatori, di dimostrare un quadro molto diverso da quello che si è annunciato nei capi d' d'imputazione. 
A titolo di esempio, la persona offesa aveva inizialmente dichiarato che la relazione finiva il 15 agosto e dopo questo giorno non riusciva ad ottenere indietro le chiavi avendo cacciato da casa propria il marito. Riferiva altresì che era costretta a consegnare le chiavi anche con violenza.  Da qui la violazione di domicilio aggravata dall'uso della violenza. 
“Per fortuna - spiega l’avvocato Francesco Bitritto - si è riusciti a ribaltare le accuse e dimostrare inoltre che l'accesso dentro casa era sempre consentito. Anzi a volte I.L. era costretto a restituire costantemente le chiavi di casa ad ogni litigio e la moglie si lamentava che non tornava a casa per alcuni giorni. Il 27 agosto, inoltre, festeggiarono anche l'anniversario di matrimonio insieme. A dicembre ci fu una festa di Natale ove partecipavano insieme.  Invece, per quanto riguarda l’accusa di accesso abusivo telematico, sarebbe avvenuto attraverso violenza e minaccia  costringendo la persona offesa a consegnare il telefono affinchè I. L. potesse avere  accesso ai profili social di Facebook, istagram e account di posta elettronica. Tuttavia è emerso che non solo non c'è stata alcuna violenza nell'ottenere l'accesso ma vi era l'assenza di misure di sicurezza.  Inoltre, è stato provato, al contrario, che anche la persona offesa ha spesso avuto accesso alle sue mail, ai sui profili social senza il suo consenso. Insomma una quadro probatorio decisamente diverso tanto che lo ha portato all'assoluzione piena perchè i fatti non sussistono. Invece, il reato di maltrattamenti è stato derubricato in percosse semplici e la querela è stata proposta in modo tardivo. Si fa rilevare l'assenza di maltrattamenti da parte di I.L. verso la moglie ed è stato provato che la persona offesa non si trovava in nessuno stato di umiliante soggezione. Anzi, I.L. è riuscito a registrare con il telefono numerosi momenti ove veniva spesso preso a schiaffi dalla moglie. In un caso solo perchè non la guardava in volto mentre gli parlava. Si aspettano le motivazioni per conoscere a che episodio ci si riferisce per le percosse, comunque dichiarate improcedibili. E' emerso altresì che I.L. viveva in uno stato depressivo che non lo aiutava a gestire le proprie emozioni.  Ed una volta avrebbe inviato un video esibendo un'accetta specificando che era per la moglie. Tuttavia il Tribunale in composizione collegiale, ha ritenuto la condanna per l'unico reato (di minaccia gravi 612 aggravato da 339 c.p.) decisamente minore rispetto ai delitti di cui sopra. Occorrerà attendere le motivazioni per capire il ragionamento del Tribunale su questo punto, tuttavia - conclude Bitritto - ci si dichiara soddisfatti ma soprattutto sono state rilevate tantissime registrazioni eseguite dall'imputato prodotte al Tribunale che hanno dimostrato un quadro chiaramente diverso e che hanno sconfessato molte fasi del racconto della persona offesa”.
A rappresentare la parte civile l’avvocato Clementina De Virgiliis.