Sabato, 22 Novembre 2025 AbruzzoIl Partito Socialista Abruzzese molto critico nei confronti di MarslioPer lui una “galoppata propagandistica” al giorno sembra essere divenuta la regolaRiceviamo e pubblichiamo la seguente nota:
Una “galoppata propagandistica” al giorno sembra essere divenuta la regola per l’attuale Presidente della Regione Abruzzo. Il problema, tuttavia, è che dietro questa perenne narrazione autocelebrativa si nasconde una realtà ben diversa, fatta di criticità profonde in una Regione che, come ricordava il compianto economista Aldo Ronci in un suo noto Report, da vent’anni accumula primati negativi in numerosi settori. Un’analisi utilizzata da importanti istituti di ricerca, dagli Uffici Studi delle banche e dal Cresa, e che dovrebbe essere tenuta ben presente da chi guida la Regione, invece di negare sistematicamente lo stato reale dell’economia abruzzese. Siamo governati da una Giunta che si muove senza nemmeno guardare alla esistenza delle opportunità offerte dall’Europa. La stessa Commissione Europea ha scelto, anche per la nostra regione, vista la sua collocazione in una area considerata strategica dello sviluppo, cioè nella transizione Obiettivo 1, di investire risorse con politiche utili e a portare avanti QUATTRO obiettivi specifici: 1°) rafforzare le capacità di ricerca e di innovazione e l’introduzione di tecnologie avanzate; 2°) permettere ai cittadini, alle imprese e alle amministrazioni pubbliche di cogliere i vantaggi della digitalizzazione; 3°) rafforzare la crescita e la competitività delle PMI; 4°) sviluppare le competenze per la specializzazione intelligente, la transizione industriale e l’imprenditorialità. Per questi motivi il PSI legge, nelle confuse sortite del Presidente, l’idea che quel confronto, che ha appassionato gli abruzzesi, nell’ultimo ventennio, su come collocarsi per effettuare le scelte più utili allo sviluppo, nell’uso delle risorse europee, non sia più dotato di valore consegnandoci tutti ad un “silente” abbandono di quella collettiva ricerca di una politica di convergenza e coesione territoriale. Per chi si occupa dello sviluppo abruzzese è un bene non dimenticare che la nostra regione, già nell’anno 2022 (non doveva sfuggire a chi è stato eletto nel 2019), che l’European Regional Competitiveness Index (RCI 2.0), ha assegnato all’ Italia un indice pari a 84,1 %, mentre colloca l’Abruzzo al 76,6%, tra le regioni meritevole di attenzione allo sviluppo. Quindi un’area destinata a qualche successo futuro da non abbandonare per assumere l’idea della strada breve nel miraggio della ZES, che è divenuta una Zona ad Estinzione Sicura, visto che non deve essere abbandonata l’idea che, le scelte di politica industriale, riguarderanno le aree più attrattive già individuate dalla stessa Europa. Alle continue dichiarazioni trionfalistiche del Presidente si contrappone infatti un quadro economico e produttivo sempre più preoccupante. Già al Meeting Ambrosetti lo stesso aveva presentato un’immagine parziale e distorta dello stato della Regione, richiamando dati sul PIL abruzzese senza considerare l’indispensabile fattore del “deflattore”, e ignorando contemporaneamente il crollo epocale del comparto Automotive, che incide in modo decisivo sull’export regionale. Ancora più grave è il fatto che, nonostante il Report di Ronci evidenzi da tempo una riduzione del Valore Aggiunto regionale pari al -6,8% negli ultimi vent’anni — un dato confermato anche da Svimez — il Presidente continui a indulgere in narrazioni fuorvianti. È il caso dell’ennesima “bufala” relativa alla crescita del +31,17% riportata dal Sole 24 Ore: un dato che, come chiarisce l’Istituto Tagliacarne, riguarda esclusivamente il settore agricolo, che peraltro ha un peso minore rispetto agli altri comparti dell’economia regionale. Nel complesso, l’Abruzzo si colloca solo al 12° posto tra le regioni italiane, confermando la medesima posizione dell’anno precedente. Ma ciò che deve destare allarme è soprattutto il crollo del settore industriale e manifatturiero, storicamente il motore dello sviluppo abruzzese. In questo comparto la Regione scivola al 18° posto nazionale, registrando una perdita del -6,41%, ben peggiore della media italiana. Un dato che smentisce clamorosamente le parole del Presidente sulla presunta solidità del sistema industriale regionale, mentre cresce il ricorso agli ammortizzatori sociali e si accentuano segnali di indebolimento strutturale. Il Partito Socialista Abruzzese ritiene che questa situazione non possa essere affrontata unicamente su base regionale. Per questo proponiamo una battaglia comune contro una “manovrina” economica nazionale che non definisce una politica industriale all’altezza di un Paese che vive di trasformazione e manifattura, né valorizza in modo armonico i territori. È indispensabile contrastare la delocalizzazione delle attività, rimuovere gli ostacoli alla competitività, sostenere l’innovazione e ridurre in modo strutturale il costo dell’energia. L’Abruzzo ha bisogno di verità, di visione e di responsabilità: non di propaganda quotidiana. Il Partito Socialista Abruzzese |
