Domenica, 28 Settembre 2025 Vastese

Indagini sul rilascio di falsi certificazioni per ottenere la cittadinanza italiana

Oltre 280 “fantasmi” nei piccoli comuni del Sangro, indagati 2 sindac

Due associazioni per delinquere che, attraverso una catena di falsi e atti di corruzione, avrebbero garantito la residenza, e poi la cittadinanza, a oltre 280 cittadini sudamericani, “fantasmi” che hanno trovato casa in due borghi che, messi insieme, contano poco più di 400 anime; un meccanismo illecito per il quale sono finiti sotto accusa i due sindaci di Borrello e Montebello sul Sangro e un addetto dell’Ufficio anagrafe.

È lo scenario delineato dalla Procura della Repubblica di Lanciano nell’avviso di conclusione indagini nei confronti di otto persone.

Un’inchiesta – di cui si occupa oggi il quotidiano Il Centro, riportata anche Ansa e Rai – coordinata dal procuratore Mirvana Di Serio e dal pubblico ministero Miriana Greco, condotta dai carabinieri della compagnia di Atessa, che ipotizza l’esistenza di un sistema dove la pubblica amministrazione di due piccoli comuni del Sangro si era trasformata in un mercato di cittadinanze italiane, con favori pagati in denaro, voti e prestazioni sessuali.

Al vertice, con il ruolo di promotori e organizzatori, gli inquirenti collocano la 59enne di origine argentina Marcela Elena Clavaschino e il 56enne, anche lui argentino, Adrian Mario Luciano. A questo sodalizio, secondo l’atto d’accusa, avrebbero preso parte in qualità di “partecipi” il sindaco di Borrello, il 50enne Armando Di Luca, il primo cittadino di Montebello sul Sangro, il 47enne Nicola Di Fabrizio, e l’addetto all’anagrafe di entrambi i comuni, il 70enne Luciano Nicola Giampaolo. 

Il contesto, scrive Il Centro, è quello emerso da altre inchieste.

Poiché in Italia con lo ius sanguinis diventa cittadino per nascita “il figlio di padre o di madre cittadini” senza limiti di generazione, molti cercano nel proprio albero genealogico parenti italiani emigrati in Sudamerica; se non esistono si passa a creare questi sistemi fuorilegge.

Il quadro accusatorio va oltre l’associazione a delinquere e ipotizza un presunto sistema di corruzione capillare.

Tra i reati contestati anche falso ideologico continuato in relazione a certificati emessi; e poi contestazioni per la creazione di false comunicazioni di ospitalità e fittizie dichiarazioni sostitutive di atti di notorietà.